Trappola

Trappola

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Alle Giornate del Cinema Muto, nell’ambito della retrospettiva dedicata al settantesimo anniversario della Cineteca Italiana, è stato proiettato in 35mm Trappola, brillante satira del divismo del tempo e dell’ipocrisia delle istituzioni religiose, innestata nella casuale scalata di un’educanda ribelle fino all’Olimpo della celluloide.

Mari e Monti

La carriera e gli amori di Leda, da orfana in un collegio di educande a stella del cinematografo, narrati attraverso il suo diario e l’epistolario con l’amica del cuore. Leda si innamora del fidanzato dell’amica, ma una lettera provvidenziale risolverà la vicenda a vantaggio di tutti. [sinossi]

Leda Gys nacque a Trastevere nel 1892, tre anni prima che i Fratelli Lumiére organizzassero la prima proiezione pubblica con la quale ebbe di fatto inizio il cinema. Appena ventenne, la notò per bellezza e portamento il poeta Trilussa, coniò il suo nome d’arte anagrammandone il vero nome di battesimo Giselda, la convinse a partecipare al primo provino e instaurò con lei una relazione sentimentale, interrotta qualche anno dopo dall’attrice per porsi al fianco di Gustavo Lombardo, distributore campano sin dal 1904, al tempo produttore cinematografico con la Lombardo Film e che sarà nel 1928 fondatore della Titanus, la più antica casa di produzione italiana a cui si devono oltre mezzo secolo di capolavori diretti da Raffaello Matarazzo e da Luchino Visconti, da Valerio Zurlini e da Federico Fellini, da Giuseppe De Santis e da Ermanno Olmi, da Mario Bava e dal primo Dario Argento.
Nel frattempo, dopo l’esplosione tutta italiana del fenomeno del divismo negli anni Dieci con Francesca Bertini, Lyda Borelli, Pina Menichelli e, presa a prestito dal teatro, Eleonora Duse, nei primi Venti il mito per le dive cinematografiche aveva ormai definitivamente preso la direzione degli Stati Uniti, dove troverà nei decenni successivi la sua epoca d’oro. A specializzarsi nel ridurre a parodia farsesca quel mondo dorato quanto falso e capriccioso, sempre pronto ad arrivare in ritardo ostentando superiorità, sempre pronto a simulare svenimenti di comodo e a pugnalare alle spalle, sempre pronto a tradire e a ingannare uomini e spettatori, non poteva che essere, proprio dall’Italia, una di loro, una (anti)diva come Leda Gys, “prima donna” della Lombardo Film dotata di una straordinaria espressività facciale, di un talento cristallino nei continui cambi di registro dal comico al tragico tipici del filone partenopeo, di una recitazione spigliata e spontanea lontana dai cliché del cinema muto di quegli anni, ma anche e soprattutto di una sconfinata e sfrontata autoironia che ancora oggi risplende, intatta e palpabile, sullo schermo.

Già nel 1915, con la commedia Leda innamorata di Ivo Illuminati, Leda Gys aveva iniziato a prendere in giro dall’interno il mondo delle dive altezzose e dei teatri di posa, ma solo nel 1922 con Trappola di Eugenio Perego, proiettato alle Giornate del Cinema Muto 2017 in una sfavillante copia 35mm di proprietà della Cineteca Italiana di Milano, il disvelamento farsesco e spietato del mondo del cinema diventerà un vero e proprio manifesto programmatico, un vero e proprio meta-sottogenere con il quale ridere di gusto, a volte sino alle lacrime.
Prodotto da Gustavo Lombardo al quale la Gys, che sposerà solo nel ’32, aveva già regalato due anni prima il piccolo Goffredo destinato a diventare il principale produttore italiano del Dopoguerra da quando dal 1951 prenderà le redini della “titanica” ditta paterna, Trappola è un nerissimo calderone narrativo che ne ha per tutti, dal divismo cinematografico all’ipocrisia delle istituzioni religiose, ben lontano sia dalla violenta censura che il fascismo imporrà di lì a poco, sia dai Patti Lateranensi che verranno firmati sette anni dopo.

In una messa in scena straordinariamente moderna fra dettagli ed espressività attoriale, montaggio serrato e sovrapposizioni oniriche, doppi sensi piccanti e fiumi di parole scritte in corsivo sulla carta per lettere o sul diario segreto su cui Leda annota eventi, pensieri e sogni, la narrazione di Trappola corre spedita fra i giochi di parole e l’affastellarsi di irresistibili gag, spesso politicamente scorrette fra suore viziose e caotici set cinematografici, mantenendo sempre al centro il personaggio di Leda, la diva contro le dive, la cui sfacciata ribellione alle istituzioni sarà il modo di vivere destinato a portarla al successo e alla felicità.
Ma a Leda, libera e sfrontata ai limiti dello sbarazzino, non interessa il mondo del cinema che quando scoppia una rissa sul set si affretta a girare le manovelle delle macchine da presa perché “può venire bene per un altro film”, è immune alle sirene della notorietà, così come paiono non interessarle gli uomini che le ronzano intorno.
L’escamotage sul quale Perego innesta una narrazione scandita fra il romanzo epistolare e il diario che diventa messa in scena è un’amicizia quasi morbosa, quella di Leda con l’amica del cuore, portata avanti dalle lettere nascoste dalle due nel cappello dell’anziano professore di ginnastica e dizione di entrambe, prima ignaro postino e poi, dopo il chiarimento con la moglie in seguito a un litigioso quanto spassoso fraintendimento, vera e propria figura paterna, confessore e complice nelle ripetute fughe di Leda, uomo fidato dal quale trovare rifugio, e nel finale essenziale risolutore quando non potrà più fare a meno di prendere in mano la situazione fra boccette di sonnifero e nuovi scambi di lettere.

L’orfana Leda è rinchiusa a studiare in un collegio di suore, impietosamente ritratte come avide e ipocrite nel loro attaccamento al denaro e nei loro vizi segreti con tanto di gigantesca pipa fumata di nascosto nelle stanze di preghiera, mentre l’amica può permettersi di studiare a casa prendendo lezioni private, ben felice di condividere con Leda la propria felicità per il fidanzamento con un aitante buon partito, Claudio Mari.
Ma al momento di ufficializzare la loro unione, Claudio fuggirà con una diva del cinema, Furetta, lasciando la fidanzata nella più funerea disperazione, e a Leda non rimarrà che irrompere come comparsa sui set in cui lavora la stella, con il fine di smascherarla in quanto serpeggiante traditrice e riportare l’amato alla sua amica.
Da educanda ribelle e inutilmente repressa, passando per agrodolci snodi narrativi in piena commedia dell’equivoco fra gioielli ritrovati e restituiti a un’aristocrazia bugiarda che anziché darle le ventimila lire pattuite come ricompensa preferisce farla arrestare, preghiere di fronte alla statua della Madonna perché le sia propizia nell’ennesima fuga (a costo di rimanere in mutande) dal collegio e danze sulla tavola nello stanzone delle comparse in attesa per farsi notare da Claudio Mari, Leda si ritroverà per caso, facendo quasi involontariamente “quattro smorfie”, diva del cinema muto, pronta a scatenare le gelosie di Furetta smascherandone i doppi giochi e i vizi, pronta a prendere il suo posto al centro della scena, pronta a svelare al pubblico i dettagli più piccanti del dietro le quinte, ma pronta anche, ecco la “trappola” del titolo, a innamorarsi di Claudio, fino a quando non sarà un’altra lettera che la avvisa del matrimonio dell’amica con un altro Claudio, questa volta non Mari ma Monti, a rendere possibile il loro amore sbrogliando al meglio la matassa di sentimenti e sensi di colpa in un lieto fine che rimette tutto a posto.

La sfrontatezza di Leda che aveva portato le suore ad affiggere un cartello che la ricorda come monito e modello di comportamento da evitare per le nuove studentesse, diventa così la via per un felice matrimonio, per la risoluzione della vicenda a vantaggio di tutte le parti in causa, mentre al di là della felicità delle coppie e della comicità di Trappola il mondo del cinema rimarrà affascinante quanto falso e ipocrita, e altrettanto false e ipocrite rimarranno le istituzioni religiose, destinate a predicare bene e razzolare male, destinate a dissimulare nel puritanesimo più bigotto e nelle punizioni per i peccati altrui i propri peccati.
Ma questo, di lì a poco, il cinema italiano non avrebbe più potuto dirlo per diverso tempo. Pochi mesi dopo l’uscita di Trappola, per l’Italia sarebbe stato il tempo della marcia su Roma e dell’inizio dello spettro fascista, della censura, della guerra, delle segregazioni. E di tutt’altro tipo di cinema, nel quale purtroppo o per fortuna per i capricci delle dive non ci sarebbe mai stato più spazio.

Info
La scheda di Trappola sul sito delle Giornate del Cinema Muto.
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