A Brief Excursion

A Brief Excursion

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Viaggio allegorico dagli accenti danteschi, A Brief Excursion del croato Igor Bezinović mostra con sguardo sincero e paradossale il malinconico passaggio dalla giovinezza alla maturità. Nel concorso lungometraggi al Trieste Film Festival.

Aspettando Gradina

La campagna istriana, estate, un gruppo di ragazzi che passano da una festa all’altra. Una breve gita che si trasforma in un viaggio allegorico verso l’ignoto, un racconto di un’estate perduta. [sinossi]

Comincia come un Verão Danado croato, A Brief Excursion, esordio al lungometraggio di Igor Bezinović, presentato in concorso alla 29esima edizione del Trieste Film Festival. In modo simile a quanto si vede nel film di Pedro Cabeleira – tra i titoli più importanti dello scorso anno – assistiamo a uno macro-festa infinita tra giovani, ripresa in modo volutamente parziale dove si entra e si esce indifferentemente dal quadro, ci si trova e ci si perde senza cura, solo presi dall’attraversamento alcolico del presente. La differenza sostanziale con Verão Danado – almeno dal punto di vista narrativo, perché quello esistenziale resta lo stesso – la si coglie però ben presto, nel momento in cui i protagonisti di A Brief Excursion decidono di “uscire da sé”, dall’eterno presente della loro confusione mentale festaiola per dirigersi in cerca di non meglio identificati affreschi religiosi, siti – a quanto dice uno di loro – in un monastero nelle vicinanze. Da qui parte un viaggio verso il nulla, che è anche esplorazione della vita e constatazione della sua vacuità. Il presente diventa futuro, un futuro che si rivela essere ben più dispersivo e irrazionale di una sonora ubriacatura.

Sorretto da una eccellente voice-over – la voce del protagonista che ci racconta come in un flusso proustiano quanto tutto gli appaia confuso di quell’estate e come nella memoria si trovi a confondere un amico con l’altro – A Brief Excursion diventa dunque una sorta di viaggio simbolico nelle apparentemente infinità possibilità che si disvelano all’uomo nel momento del passaggio dalla giovinezza alla maturità e di come – ciascuna di queste vite potenziali – si riveli in fin dei conti assurda, fallace, malinconica, fatale e irreversibile. Perché, tra i sette partecipanti all’escursione, uno ad uno finisce per fermarsi, per trovare la propria stanzialità? Ovvio, perché non si può viaggiare per sempre verso una meta che non può essere risolutiva – il tema degli affreschi che dovrebbero trovarsi in un monastero istriano, precisamente a Gradina, è sia volutamente ridicolo, sia serio perché rimanda alle radici del paese – e bisogna dunque scegliere di fermarsi. Ma, se la prima fermata di uno di loro appare giustificata dalla presenza in un paesino di una fascinosa e silenziosa ragazza, la seconda si palesa già come più irrazionale: una delle due donne del gruppo si ferma ad ammansire dei buoi e non ripartirà più con gli altri. Diventa chiaro allora che Igor Bezinović ci parla sia di un paese senza storia, la Croazia per l’appunto visto che gli affreschi non si troveranno mai (e, anzi, si arriva alla conclusione che, se esistevano, sono comunque stati cancellati dalle ingiurie del tempo), sia di una generazione senza direzione, di un presente che ha perso la sua verticalità – tra passato e futuro – e che ci lascia sospesi in una superficiale illusione di sazietà di esperienze e di conoscenze.

Girato con una fotografia spoglia – probabilmente quasi senza alcun ricorso a luci artificiali -, tratteggiato con dei personaggi che restano sempre volutamente nebulosi proprio perché sono delle confuse proiezioni del protagonista e arricchito da una musica percussiva che di tanto in tanto entra prepotentemente in scena (non nascondendosi, come fanno la maggior parte delle colonne sonore contemporanee), A Brief Excursion appare decisamente come uno degli esordi più interessanti degli ultimi tempi.

Info
La scheda di A Brief Excursion sul sito del Trieste Film Festival.
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