A Perfectly Normal Family

A Perfectly Normal Family

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Presentato nella sezione Voices del 49 International Film Festival Rotterdam, A Perfectly Normal Family è il primo lungometraggio della giovane filmmaker e attrice danese Malou Reymann, che racconta una storia personale, vera e sentita: quella del padre che ha deciso di cambiare sesso, cosa ancora dirompente anche in un paese di ampie vedute come la Danimarca.

Da vicino nessuno è normale

Quando il padre di Emma dice che vuole vivere il resto della sua vita come donna, lei rimane sconvolta. Thomas diventa rapidamente Agnete: una donna a tutti gli effetti, in abiti eleganti che improvvisamente non ha più interesse per il calcio. [sinossi]

Anche in paesi molto progrediti come la Danimarca e in generale quelli scandinavi, una storia come quella raccontata nel film A Perfectly Normal Family, presentato nella sezione Voices del 49 International Film Festival Rotterdam, è ancora difficile da digerire. La vicenda di un giovane padre che decide di divorziare perché sente improvvisamente la necessità di cambiare sesso. E, come allude perfettamente il titolo del film, il concetto di famiglia stesso, e di famiglia ‘normale’, è il nucleo centrale a essere posto in discussione. Qual il vero assetto famigliare, quello biologico o quello di fatto? Agnete, già Thomas, non viene riconosciuta come genitrice dalla figlia minore, che, nelle occasioni sociali, vorrebbe precisare che la donna non è sua madre. Sia lessicalmente che concettualmente la questione è spinosa. Un papà che cambia sesso diventa una mamma o rimane un padre? Malou Reymann, attrice e filmmaker danese al suo esordio nel lungometraggio di finzione, racconta la sua storia vera, di vita, avendo avuto un padre che nella realtà ha cambiato sesso. Il film è sincero e delicato, tanto più che segue la vicenda dal punto di vista della figlia, Emma, e del suo percorso lungo e tortuoso di accettazione del cambiamento del genitore. Non viene fornito nessun dettaglio narrativo, nessuna spiegazione su quello che ha passato e sta vivendo Thomas: semplicemente all’inizio del film le figlie vengono convocate dai genitori e vengono comunicati loro, dalla madre, gli imminenti divorzio e cambio di sesso del padre. E nemmeno è chiaro quanto la crisi coniugale sia determinata da questa scelta, e perché questa sia stata presa proprio in quel momento. Così come non sapremo della vita sentimentale di Agnete: la regista mostra semplicemente il suo rapporto con le figlie. Un momento come quello che passa Thomas avviene dopo che la sua vita sentimentale, sessuale era stata impostata. Qualcuno le rinfaccerà di aver avuto dei figli.

A Perfectly Normal Family funziona come un perfetto film normale, con una buona fattura, con dei personaggi perfettamente scritti e perfettamente interpretati. A cominciare da Thomas/Agnete che incarna fedelmente le fattezze di una transessuale, lei che ci tiene all’eleganza e ai suoi vestitini fucsia. Per un attimo la regista la mostra anche nuda, in spiaggia, con il seno ma da lontano, mentre si tuffa in acqua. E straordinario il personaggio di Emma, e il suo coming of age che passa attraverso l’accettazione del nuovo genere del genitore. È significativamente una ragazza giovane ad avere le maggiori difficoltà in questo senso, mentre i nonni sembrano più aperti pur mantenendo solo una certa perplessità. Non vengono risparmiate a Emma tutte le umiliazioni, e i disagi come lo scherno dei compagni di classe.

A far decollare il film rispetto a una, pur sincera quanto semplice, ricostruzione di un travaglio famigliare, sono due scelte. La prima riguarda il sottotesto del calcio. Il film si apre con un homemovie con Emma neonata cui il padre Thomas sussurra frasi dolci anche in riferimento a quello sport. Dopo uno stacco vediamo Emma che è in effetti una giocatrice di football in una squadra femminile che peraltro sta avendo successo. Il calcio considerato come un qualcosa di maschile, diventa un ulteriore elemento di messa in discussione dell’identità di genere. La seconda invenzione di Malou Reymann è quella degli inserti di home movie, pezzi di un cinema secondario, filmati interni al film. Nel primo abbiamo la ripresa del padre sulla figlia neonata, la sua soggettiva che però per un attimo vuole fare credere che sia quella della bimba, segnando un percorso di vita comune. Gli home movie sono sempre quelli del passato, dei ricordi famigliari, di una vita ‘normale’ con una mamma e un papà. Ma l’accettazione di Emma del genere femminile acquisito del padre porta a un nuovo filmino, contemporaneo, dove ora è presente anche Agnete con i suoi bellissimi abiti da donna. L’approvazione e il riconoscimento avvengono attraverso il cinema e devono essere da questo fissati, per una regista che ha saputo usare il cinema come autoanalisi, sublimazione e catarsi della sua storia di vita.

Info
A Perfectly Normal Family sul sito di Rotterdam.

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