Les héroïques

Les héroïques

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Tutto incentrato sulla performance del suo protagonista, Les héroïques di Maxime Roy è un toccante ritratto virile e attoriale, denso di vulnerabilità e desiderio di redenzione. Fuori Concorso a Cannes 2021.

Tutti i talloni di Achille

Michel, ex tossicodipendente, è un eterno ragazzino i cui unici interessi sono le moto e andare in giro con il figlio maggiore Leo e i suoi amici diciottenni. A 50 anni suonati deve vedersela con il bambino che ha appena avuto dalla sua ex, cercando di non ripetere gli errori del passato e lottando con tutte le sue forze per rigare dritto. [sinossi]
Tu seras viril mon kid, je n’veux voir aucune larme glisser
Sarai virile ragazzo mio, non voglio vedere nessuna lacrima scivolare
Sur cette gueule héroïque et ce corps tout sculpté
Su questo viso eroico e questo corpo scolpito
Pour atteindre des sommets fantastiques que seule une rêverie pourrait surpasser
Per raggiungere vette fantastiche che solo un sogno ad occhi aperti potrebbe superare.
Kid, Eddy de Pretto

La vulnerabilità virile è costantemente in scena nel corso di Les héroïques, promettente opera prima di Maxime Roy, presentata Fuori Concorso a Cannes 2021. È un lungo purgatorio quello messo in scena dal film, il cui titolo fa riferimento a un “eroismo” i cui termini andrebbero rivisti, alla luce di un’epica del quotidiano che pone qui il protagonista di fronte a sfide terrene, continuamente disarmato dagli errori del passato.

Toccante cortocircuito tra cinema e vita, Les héroïques mette in scena l’esistenza travagliata dell’attore francese François Créton, che qui firma lo script e incarna il suo alter ego filmico Michel, uno uomo di mezza età con un passato da alcolista ed eroinomane, un figlio diciottenne, un neonato da accudire nei weekend e una ex compagna (Clotilde Coureau) di cui è ancora innamorato. La malattia terminale dell’anziano padre, con il quale ha un rapporto conflittuale legato a traumi familiari mai superati, lo costringerà a innescare un percorso di crescita, non disgiunto dall’accettazione delle proprie – e altrui – debolezze.

È all’eroismo imperfetto di Achille che fa riferimento probabilmente il titolo del film, e il semidio mitologico viene poi citato nei versi del brano di Eddy de Pretto “Kid”, che il protagonista e la sua famiglia composita cantano a squarciagola durante un tragitto in auto. Topos classico e perfino abusato del cinema nostrano – pensiamo a La stanza del figlio di Nanni Moretti o al recente Maledetta primavera di Elisa Amoruso – la performance canterina in automobile, in questo caso, con quel sillabare di un ritornello che recita “Vi-ri-li-té a-bu-sive” (virilità autoritaria, violenta) si trasforma nell’occasione per fare definitivamente chiarezza sulla natura sofferente e instabile del nostro protagonista, di certo poco a suo agio con i cliché di una mascolinità inscalfibile.

Perennemente e affettuosamente a ridosso del suo protagonista, il regista Maxime Roy apre d’altronde il film con un lungo monologo in primo piano di Michel/François: una confessione dei passati peccati che taglia corto con tediosi “spiegoni” di sceneggiatura e a cui fa eco poco dopo, quasi a completare il profilo del personaggio, un colloquio all’ufficio di collocamento, dove viene passato in rassegna un CV sui generis, oltretutto vergato a mano col pennarello.

Volto emaciato, chiodo di pelle nera con la scritta “loser” sulla schiena, a Michel manca anche qualche dente e poi perde peso di continuo. Il suo corpo, infatti, porta i segni di una dipendenza che non perdona e per una volta, senza mai assaporarne l’ebbrezza, ne sentiamo elencare le conseguenze mediche: l’eroina prima, e il metadone poi, hanno pesantemente aggredito i suoi organi interni, colpendoli uno ad uno come facili bersagli.

È un film molto fisico Les héroïques, quasi un’esposizione nuda e cruda del lavoro attoriale, che mostra qualche caduta proprio quando cede il passo a un racconto troppo strutturato, in netto contrasto con il materiale umano, così pulsante, a disposizione. Per oltre un’ora di film seguiamo Michel relazionarsi con le realtà umane che frequenta: le riunioni degli alcolisti anonimi, le notti brave con il figlio maggiore e i di lui amici, i contrasti mai gridati con l’ex compagna, le serate domestiche solitarie con il bambino appena avuto, tra pianti notturni e biberon. Sono proprio le sequenze che vedono il protagonista da solo le più efficaci del film, e in particolare quei percorsi in moto attraverso una Parigi anonima (potrebbe essere qualsiasi città) che quasi scompare dallo sfondo. Mentre la moto e il suo centauro attraversano tangenziali e sottopassaggi, le immagini si fanno infatti sempre più pulviscolari, polverizzate da una regia impressionista che trasforma la ville lumiére in frammenti sfocati di luce, dove ben a fuoco è sempre e soltanto il nostro anti-eroe.

Poi però Les héroïques si sente in obbligo di spostarsi verso le forme classiche del racconto cinematografico, e qui il film vacilla, sacrificando la sua autenticità sull’altare di regole narrative in fondo non richieste, né dal film né da uno spettatore ormai completamente catturato dal personaggio di Michel, dalla sua energia e fragilità. Pensiamo ad esempio alla “scena madre” con il padre, dove i due si rinfacciano i rispettivi errori, un vero e proprio turning point dopo il quale tutto precipita per Michel, a partire dai rapporti umani e per finire con l’astinenza ormai pluriennale. Tentazioni, redenzioni negate, un complesso edipico da superare per essere un padre migliore, poi anche un personaggio speculare da salvare (una giovane alcolista incinta), tutto comincia ad essere “troppo scritto”, tanto che il succo del discorso diventa, semplicemente, che Michel deve imparare a pregare insieme ai compagni degli alcolisti anonimi, e dunque anche a chiedere aiuto agli altri.

Non c’era certo bisogno di queste sottolineature, ma tant’è. In fondo c’è ben altro dietro il volto e il corpo scavato di Michel/François, qualcosa di irriducibile a cliché, qualcosa che ci dice che Les héroïques, al pari del suo interprete e sceneggiatore, si è esposto al nostro sguardo soltanto per essere compreso e amato, anche nei suoi difetti.

Info
La scheda di Les héroïques sul sito del Festival di Cannes.

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