Cannes 2021
Si è aperta la 74a edizione del Festival di Cannes, un nuovo inizio dopo la non-edizione del 2020. La serata di inaugurazione, un po’ lunghetta e noiosa, ci ha regalato la presenza di Bong Joon-ho, di Pedro Almodóvar, di Spike Lee e della sempre smagliante Jodie Foster, che ha sfoggiato il suo eccellente francese – già, la questione della lingua. Quattro nomi fondamentali, quattro lingue, quattro angoli del mondo per sottolineare la portata internazionale del Festival di Cannes 2021, la riapertura, la ripartenza. Adesso, tra mille cose, spazio anche ai film.
Alla fine, dell’apertura di Cannes 2021 ricorderemo soprattutto Jodie Foster, la paciosità di Bong Joon-ho, l’estenuante fatica di Almodóvar alla prese con una lingua non sua, la fisicità sul tappeto rosso, in sala e poi sullo schermo di Adam Driver e ovviamente il film di Carax, Annette, apertura tanto autoriale quanto glamour. Perfetta, al di là dei singoli giudizi, che immaginiamo altalenanti. Poi un dettaglio, che ci è apparso vero, lontanissimo dalla retorica che aleggiava ovunque: il sorriso solare di Reda Kateb (Django, Fratelli nemici) quando sul palco è apparso Tahar Rahim (Il profeta, Il passato), uno dei membri della giuria capitanata da Spike Lee.
Come sempre, la parola d’ordine è grandeur. Tra le mille luci di Cannes, nonostante qualche sbavatura, questa grandeur sembra funzionare anche nel 2021. Certo, dobbiamo fare i conti con la bulimia di un festival che da anni e anni accumula troppi film (che dire delle infinite aggiunte degli ultimi giorni?), che non rinuncia alla presenza di massa, che accumula tutti i titoli francesi disponibili. Limiti che conosciamo, che non vengono smussati perché sono parte di un DNA a suo modo vincente, dominante, da industria del cinema e della cultura. Un’industria che arriva in ogni angolo del globo, produce e coproduce, allinea, impacchetta, francesizza… [continua a leggere]