Satoshi Kon, l’illusionniste

Satoshi Kon, l’illusionniste

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Presentato al Festival di Cannes 2021 nella sezione Cannes Classics, Satoshi Kon, l’illusionniste è un omaggio che non riesce a stare al passo col cinema di Kon. Impreziosito dalle tante sequenze tratte dai lungometraggi koniani e dalla serie Paranoia Agent, il documentario di Pascal-Alex Vincent inanella interviste a nomi piuttosto prestigiosi, sceglie un approccio generalista e si impantana in un format da piccolo schermo.

Il pallido riflesso

Autore di diversi fumetti, una serie TV e quattro lungometraggi, Satoshi Kon ha ridefinito il panorama dell’animazione giapponese. Il suo lavoro, celebrato in tutto il mondo, è quello di un visionario. Thriller, film romantico, commedia, fantascienza: affrontando tutti i generi, Satoshi Kon ha consegnato un affascinante ritratto del Giappone del 21° secolo, con un virtuosismo senza pari… [sinossi]

Quel che manca e quel che resta. Non parte da molto lontano Satoshi Kon, l’illusionniste. Il percorso basilare scelto da Pascal-Alex Vincent per il suo documentario, cadenzato da interviste con nomi piuttosto altisonanti (Aronofsky, Oshii, Hosoda, Maruyama, Clapin…), taglia infatti una parte fondamentale della carriera di Satoshi Kon, limitando il campo a qualche accenno biografico, al manga La stirpe della sirena (1990) e a una schematica carrellata sui lungometraggi Perfect Blue (1997), Millennium Actress (2001), Tokyo Godfathers (2003) e Paprika – Sognando un sogno (2006), sull’incompiuto Dreaming Machine e sulla straordinaria serie televisiva Paranoia Agent.
Quel che manca si può riassumere in un titolo: l’episodio Magnetic Rose di Memories (1995). Poi, certo, ci sono anche gli altri lavori con Katsuhiro Ōtomo e Mamoru Oshii, i manga e via discorrendo, ma Magnetic Rose è un po’ il discrimine tra un documentario mainstream dall’ottimo budget e un lavoro più analitico, approfondito, prezioso. Il lavoro di Vincent guarda invece al grande pubblico, forse immaginandosi come un possibile primo passo introduttivo a un universo narrativo ed estetico alquanto complesso.

A parte le numerose sequenze tratte dai film di Kon, l’aspetto più interessante di Satoshi Kon, l’illusionniste è nel rapporto tra le immagini animate e le riprese live action. Alle interviste, Vincent aggiunge infatti delle sequenze che avrebbero l’intento di integrarsi nell’universo immaginifico koniano. Tra le tante, l’accostamento tra la sequenza di Mima in metropolitana (Perfect Blue), col suo riflesso nel vetro, e il suo contraltare dal vivo, teso a cercare un apparentamento estetico che resta però in superficie – e che ha nel montaggio il suo peggior nemico (cfr. l’illuminante e insuperato video essay Satoshi Kon – Editing Space & Time di Taylor Ramos and Tony Zhou). Questo accostamento tra immagini reali e animate ribadisce involontariamente l’impossibilità di trasporre nel cinema in carne e ossa l’animazione di Kon – e, più in generale, l’animazione. In fin dei conti, lo stesso Nolan con Inception ci aveva già mostrato, pur nella sua maestosa architettura cinematografica, la differenza di passo con le immagini in costante divenire di Paprika – Sognando un sogno.

Più degli omaggi di Aronofsky, delle belle parole di talenti notevolissimi dell’animazione come Mamoru Hosoda (Summer Wars, Mirai) e Jérémy Clapin (Dov’è il mio corpo?) o del sincero ricordo del produttore Maruyama, che in tutti i modi ha provato a portare a termine Dreaming Machine, ci ricorderemo della schiettezza di Mamoru Oshii che ha pacatamente ripercorso le difficoltà incontrate con Kon durante la lavorazione dell’ambizioso manga Seraphim 266613336Wings, rimasto incompiuto per l’abbandono di entrambi gli autori. Commissionato dalla rivista Animage, il manga avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Nausicaä della Valle del vento di Hayao Miyazaki. Non andò così.
La pluralità di voci, non sempre così decisive, non si è rivelato un plus valore. Anche se è difficile non notare l’assenza di Ōtomo, ma anche di Marco Müller, soprattutto dopo il footage veneziano, a lasciare un retrogusto amaro è il taglio del documentario, l’afflato fin troppo introduttivo.

Info
La scheda di Satoshi Kon, l’illusionniste sul sito del Festival di Cannes 2021.
La scheda di Satoshi Kon, l’illusionniste sul sito di Carlotta Films.
Il trailer originale di Satoshi Kon, l’illusionniste.

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