Annette

Annette

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Le note degli Sparks, in un tempestoso mare magnum di idee, suggestioni e debordante creatività, accompagnano l’ultima fatica di Leos Carax, Annette, film d’apertura del Festival di Cannes 2021. Un musical, un dramma, un noir, soprattutto un film personale che parla al mondo, al monde du spectacle. Un fertile incontro tra il cinema d’autore europeo, in una delle sue declinazioni più bizzarre e folgoranti, e il divismo sempre più trattenuto di Adam Driver – e, qui più che mai musa ispiratrice, Marion Cotillard.

So May We Start?

Los Angeles. Henry McHenry è uno stand-p comedian dall’umorismo feroce, aggressivo, irriverente. Ann Defrasnoux è una cantante d’opera di fama internazionale. Insieme, sotto i riflettori, formano una coppia felice e glamour. La nascita della loro prima figlia, Annette, una bambina misteriosa dal destino eccezionale, sconvolgerà le loro vite… [sinossi]

Sul tappeto rosso del Grand Théâtre Lumière, pochi minuti prima della cerimonia d’apertura del Festival di Cannes 2021 e della proiezione di Annette, risuonavano le splendide note di Modern Love. L’immortale David Bowie, certo, ma anche e soprattutto Mauvais Sang\Rosso sangue di Leos Carax. Il carrello laterale, la corsa di un Denis Lavant venticinquenne, una delle prime esplosioni\implosioni del cinema caraxiano, una sequenza iconica, magnifica, che ha segnato probabilmente l’immaginario di più di un giovane cinefilo.
Da Lavant ad Adam Driver il passo è paradossalmente breve. Un passo che è una conferma, l’ennesima, di un talento poco hollywoodiano. Come Lavant, Driver lavora sul proprio corpo in maniera viscerale, da antidivo – un altro piccolo paradosso, se consideriamo l’evoluzione fisica e muscolare di Driver e la crescita che abbiamo potuto osservare nel corso dell’ultima trilogia di Star Wars, blockbuster yankee distantissimo dalle direttrici del cinema d’autore.

Il lavoro dell’attore su se stesso, tanto per citare il tomo di Stanislavskij, è l’inevitabile riflesso del lavoro del regista su se stesso, sulla propria vita, famiglia, energia, ma anche disperazione. In fin dei conti, il cinema di Carax continua a girare sempre da quelle parti, lungo quella strada, dietro (anzi, accanto) a quella corsa. Alle contorsioni, al dolore, ai tormenti dell’anima che sono una costante dall’opera prima Boy Meets Girl.
Carax\Lavant\Driver. In questo gioco di sovrapposizioni e profondi legami artistici e umani è facile individuare gli altri volti e nomi: la musa fantasmatica Marion Cotillard che riecheggia la tragica bellezza di Katerina Golubeva, la collodiana Annette che sembra voler liberare da qualsiasi peso e legaccio artistico la giovanissima Nastya Golubeva Carax, figlia di Carax e Golubeva. Padre e figlia li vediamo non a caso nell’incipit, in questo svelamento giocoso e trascinante della finzione cinematografica. Una dichiarazione d’intenti che intreccia indissolubilmente arte e vita.

Musical, dramma e noir. Annette pesca a piene mani dal cinema, da qualsiasi angolazione. Ann Defrasnoux sembra Victoria Page – e la sua morte sul palco, su quella scenografia stilizzata, sembra evocare un altro abisso, un altro salto nel vuoto, il suicidio di Ruth in Narciso nero. Henry McHenry cavalca la sua moto immergendosi in oscure notti wendersiane, premonitrici. Il synth-pop incontra la lirica, Ann mangia mele come Biancaneve, Annette è una bimba-burattino, Henry McHenry è nella nostra realtà un paleoantropologo che studia l’evoluzione dei primati. Impossibile uscire indenni da rimandi, omaggi, citazioni. Eppure, nella sua complessità, Annette è un film ambiziosamente semplice, archetipico nel cercare di sviscerare gli abissi impensabili dell’amore.
Sensuale, cupo, rabbioso, melodrammatico, il film di Carax convince meno nel suo intrecciarsi col mondo dello spettacolo, con le dinamiche soverchianti della notorietà, dei media. Un sentiero battuto e ribattuto da altri registi e film in forme più compiute. Ma, in fin dei conti, ci interessa poco: non può e non deve essere perfettamente bilanciato Annette e Carax può tranquillamente adagiarsi sulla rappresentazione un po’ scheletrica dello star system e delle sue derive maledette. Da questo scheletro, infatti, emergono prepotentemente mostri e fantasmi, vita e morte, amore e (auto)distruzione. E si torna lì, più volte, per più di due ore, lungo quella strada con Lavant che corre, soffre, danza. Ci vorrebbero più film di Carax. Magari con Driver e Lavant.

Info
La scheda di Annette sul sito di Cannes 2021.
Il trailer originale di Annette.

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