Gli eroi del deserto

Gli eroi del deserto

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Presentato alle Giornate del Cinema Muto nella sezione Il canone rivisitato, Hell’s Heroes (Gli eroi del deserto) di William Wyler, produzione Universal, è un western con tutti i crismi che si coniuga al racconto natalizio buonista. Il film è uno dei tanti adattamenti del romanzo The Three Godfathers di Peter B. Kyne, incentrato sulla redenzione di tre banditi spietati davanti a un neonato. Memorabile evento delle Giornate, con il coro nella platea del teatro.

Tre gangster e un bebè

Tre rapinatori in fuga dopo una rapina alla banca di New Jerusalem, Bob Sangster, Tom “Barbwire” Gibbons e “Wild Bill” Kearney, si avventurano nel deserto dove trovano una donna, moglie del cassiere Frank Edwards ucciso durante la rapina, che ha appena dato alla luce un bambino. La donna muore non prima di aver affidato il neonato ai tre banditi con la richiesta di portarlo in salvo alla città da cui sono fuggiti. Solo Sangster sopravviverà al deserto e riuscirà a tornare a New Jerusalem, determinato ad onorare la richiesta della donna. Giunto alla chiesa della città dove si sta celebrando il Natale, morirà subito dopo aver compiuto il suo dovere. [sinossi]

Tra i romanzi che hanno avuto innumerevoli riduzioni cinematografiche non può mancare The Three Godfathers di Peter B. Kyne, del 1913. C’è stata una prima versione dello stesso anno di uscita del romanzo, The Sheriff’s Baby di D. W. Griffith, una del 1916 della Universal e un remake di questa del 1919, intitolata Marked Men e diretta da John Ford che poi fece un’ulteriore versione, a colori, nel 1948 con John Wayne. Al 1936 risale invece una versione MGM per la regia di Richard Boleslawski. A queste vanno aggiunti anche opere televisive e film andati perduti, nonché un cartoon, Hells Heels, della serie di Oswald the Lucky Rabbit, nonché l’anime di Satoshi Kon Tokyo Godfathers. Alle Giornate del Cinema Muto 2023 è stato proiettato uno di questi adattamenti, Hell’s Heroes (Gli eroi del deserto) del 1929, per la regia di William Wyler, sotto il controllo di “zio” Carl Laemmle, il padre padrone della Universal, e di “Junior”, il figlio di quest’ultimo con cui il regista ebbe numerosi dissidi. Wyler raccontò a Kevin Brownlow che, al capezzale di John Ford, quest’ultimo si raccomandò a lui perché realizzasse una nuova versione di The Three Godfathers. Si tratta del primo film sonoro di Wyler e uno dei primi della Universal, ma il regista ne girò anche una versione muta, quella proiettata alle Giornate, nella copia proveniente dal George Eastman Museum.

Gli eroi del deserto presenta tutti i canoni del western americano: i banditi, la rapina alla banca, il villaggio, lo sceriffo, la chiesa metodista, la fuga, il saloon dove si esibiscono conturbanti danzatrici messicane. E ibrida tutto ciò con il racconto di natale buonista, dickensiano, diventando un grande racconto morale, di redenzione. Gli spietati banditi, che non hanno esitato a uccidere il cassiere della banca durante la rapina, si ravvedono davanti alla tenerezza di un neonato, nel suo fagotto, con i suoi vagiti. Una creatura indifesa. Un bambino orfano consegnato ai banditi dalla madre morente che chiede loro di portare l’infante a suo padre che altri non era che il cassiere da loro ucciso. Di più Gli eroi del deserto è un grande film nel deserto, con i suoi paesaggi sconfinati, spesso in immagini in campo lunghissimo. Deserto tanto affascinante quanto ostile, teatro di una storia di sopravvivenza, con la sua vegetazione tipica di yucche, e la fauna rappresentata dai mostri di Gila, orride lucertole che si aggirano minacciose attorno al bambino. Il film è stato girato nel deserto del Mojave, nella Panamint Valley e nel Red Rock Canyon State Park.

Come spesso nei film muti, in Gli eroi del deserto, che pure ha avuto una versione sonora, ci sono scritte interne, un bigliettino di addio, e cartelli che si abbinano alle didascalie del film. I cartelli e le frecce spesso anticipano situazioni del film e si ripetono, come l’avvertimento della velenosità di una pozza d’acqua. Abbinati al cappio danno il senso del destino tragico dei gangster. L’ineluttabilità anche segnalata da quel carrello che segue le orme dei personaggi nella sabbia del deserto, inquadrando poi un cappello, un sacchetto d’oro e il fucile abbandonati, segnalando il loro percorso pieno di stenti. Una sequenza che pare sia stata molto apprezzata da Darryl Zanuck, della Waner bros., che volle che venisse studiata dai suoi registi. E che si dice sia nata dai contrasti con l’attore, di provenienza teatrale, Charles Bickford, che non voleva comparirvi. La freccia che indica la località di New Jerusalem dà inizio a una serie di riferimenti religiosi, come la citazione del Vangelo fatta dai gangster, o il battesimo improvvisato cui sottopongono il bambino. Il biografo di Wyler Axel Madsen definì questo film come una sua rivisitazione del Vangelo secondo Matteo.

Nella Hollywood dei tycoon, essi stessi artefici di una colonizzazione del west con la creazione dei grandi studi in California, Wyler dovette scontrarsi spesso, come si è detto, per questo film, con Carl Laemmle Jr. Il regista la spuntò per l’ultima scena, con il gangster stremato che riesce a portare il bambino nella chiesa in tempo per la messa di Natale, in luogo dell’alternativa che prevedeva l’esecuzione del bandito. Un finale che è stato enfatizzato dall’accompagnamento dal vivo della proiezione delle Giornate, con un coro messo ai lati della platea del teatro, a cantare Stille nacht, enfatizzando il ruolo catartico di quel canto nel finale del film. Una performance che ne ripete un’altra, analoga, durante un’altra proiezione di Gli eroi del deserto alle Giornate del 1994.

Info
Hell’s Heroes (Gli eroi del deserto) sul sito delle Giornate del Cinema Muto.

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