Tiktik: The Aswang Chronicles
di Erik Matti
Tiktik: The Aswang Chronicles è la nuova avventura cinematografica del filippino Erik Matti, uno dei volti più noti agli affezionati cultori del Far East Film Festival di Udine. Stavolta il regista è alle prese con un horror vampiresco e demoniaco, non privo di spunti interessanti nonostante qualche debolezza.
Le forze del ma(ia)le
Makoy, casanova di Manila, è pronto a tutto per riprendersi Sonya, la sua fidanzata al nono mese di gravidanza. Per questo abbandona la capitale per recarsi nella casa di campagna dei genitori di lei, dove la giovane si è rifugiata. Nonostante venga visto di traverso dalla madre di Sonya, Makoy viene invitato a restare per cena. Ma non ha fatto i conti con i terribili awang, creature della notte che prendono d’assedio la villetta per nutrirsi del feto. Makoy e gli altri abitanti della casa non staranno però a guardare… [sinossi]
Se qualcuno decidesse di aggirarsi fra i fedeli accreditati del Far East Film Festival ponendo loro la fatidica domanda “quali sono i registi di culto del festival?”, è ben più che probabile che una buona parte delle risposte comprenderebbe nella lista di nomi anche quello di Erik Matti. Per quanto la qualità delle opere dirette dal cineasta filippino non riesca spesso a ergersi al di sopra della mediocrità, Matti può contare a Udine su una schiera di appassionati seguaci delle sue gesta autoriali. Una dimostrazione della veridicità di quanto appena affermato la si è avuta durante la quindicesima edizione della kermesse friulana, dove Matti ha presentato il suo horror Tiktik: The Aswang Chronicles. A dire il vero anche nei giorni precedenti alla proiezione del film il nome di Matti è passato di bocca in bocca, quando la Quinzaine des réalisateurs di Cannes ha reso pubblica la selezione del 2013, che comprende tra gli altri On the Job, ultima fatica dietro la macchina da presa per il cineasta. Una Croisette che parlerà tagalog, considerando anche la presenza al festival di Lav Diaz con Norte, the End of History e di Adolfo Alix jr. con Death March, entrambi selezionati in Un certain regard.
Tornando a concentrare l’attenzione su Tiktik: The Aswang Chronicles, viene naturale affermare che gli amanti del cinema di genere di Matti troveranno pane per i loro denti: dopo aver diretto horror ectoplasmatici (Pa-siyam), fantasy epici (Exodus: Tales from the Enchanted Kingdom), action (Ekis: Walang tatakas), film di supereroi sui generis (Gagamboy), e calderoni nei quali mescolare un po’ di tutto (Pedro Penduko, Episode II: The Return of the Comeback), Matti torna alla carica trascinando sul grande schermo gli aswang, figure dell’immaginario popolare filippino, demoni della notte che ricordano da vicino sia i vampiri che i licantropi, visto che hanno la capacità di trasformarsi in animali. Uno di loro, difatti, prende le sembianze nientemeno che di un maialino per riuscire a mettere piede nella casa della famiglia di Nestor: il motivo? La figlia unica dell’uomo è al nono mese di gravidanza, e per gli aswang non c’è pietanza più prelibata di un feto o, qualora ve ne fosse la possibilità, di un bimbo appena nato. Quella sera però in casa di Sonya – questo il nome della partoriente – è arrivato anche Makoy, bulletto di città che ha messo incinta la ragazza e che ora ha deciso di mettere la testa a posto e di assumersi le proprie responsabilità di padre. È proprio Makoy a indispettire gli aswang, che celano la propria essenza mostruosa dietro le sembianze di onesti allevatori, e a stuzzicare inavvertitamente la brama di sangue e di interiora di questo branco di mostri. La famiglia si barrica dunque in casa, decisa a resistere fino all’alba (come ogni essere mostruoso che si rispetti, anche gli aswang non possono sopportare la luce del sole): peccato che siano appena le dieci di sera…
Fin dalle prime sequenze del film, che vedono Makoy raggiungere a fatica l’abitazione di campagna della sua ragazza, accompagnato da un taxi piuttosto malmesso e improvvisato, l’intenzione di Matti di aggiungere all’orrore ingenti dosi di ironia appare piuttosto evidente: in tal senso risulta naturale leggere l’intera operazione come la versione filippina del grand guignol esasperato e sadicamente ghignante di Robert Rodriguez e prima ancora John Landis. Non mancano ingenuità e debolezze, pronte ad affossare la trama del film, e una parte degli effetti speciali risulta piuttosto inadeguata allo scopo, ma ciononostante risulta difficile non apprezzare ancora una volta il coraggio di Erik Matti. Un regista che si è fatto nel corso degli anni bandiera della causa del cinema popolare: i suoi film grondano di eroi tormentati ma pronti a riscattarsi, dame in difficoltà, nemici da schiantare e tenebre da dissolvere con la forza della luce. Un mondo in bianco e nero, forse fin troppo nettamente riconoscibile ma della cui semplicità, in qualche maniera, ci sarà sempre bisogno.
Ma in fin dei conti anche Matti sa essere un bad boy – come segnala un adesivo sul taxi nella prima sequenza – e così all’interno di una colonna sonora smaccatamente rock rifulge Laki sa Layaw, tra i brani più celebri composti da Mike Hanopol, bassista di culto della scena di Manila, celebre per aver fondato i seminali (almeno a quelle latitudini) Juan Dela Cruz Band, in cui suonava anche il mitico batterista Joey “Pepe” Smith, di ritorno in patria dopo aver incendiato la scena rock giapponese dei primi anni Settanta con i due album dei clamorosi Speed, Glue & Shinki.
Info
Tiktik: The Aswang Chronicles, il trailer.
- Genere: action, commedia, horror
- Titolo originale: Tiktik: The Aswang Chronicles
- Paese/Anno: Filippine | 2012
- Regia: Erik Matti
- Sceneggiatura: Erik Matti
- Fotografia: Francis Ricardo Buhay III
- Montaggio: Jay Halili
- Interpreti: Dingdong Dantes, Janice de Belen, Joey Marquez, Lovi Poe, Roi Vinzon
- Colonna sonora: Von de Guzman
- Produzione: Agosto Dos Pictures, GMA Films, Mothership, Post Manila, Reality Entertainment
- Durata: 102'