Be My Baby

Be My Baby

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Con Be My Baby Hitoshi One presenta al FEFF 2014 un ritratto disilluso della gioventù nipponica contemporanea, agitata da amori fugaci, menzogne, tradimenti, dinamiche insopprimibili di dominio e sottomissione.

Girls (and boys) just want to have fun

Nove persone, cinque di sesso maschile e quattro di sesso femminile, nella camera del mellifluo Koji (Niikura Kenta) e della sua effervescente e chiacchierona fidanzata Tomoko. L’obiettivo non dichiarato di Koji è di trovare una fidanzata al suo amico brutto e imbranato Osamu. Ben presto, però, la festa si trasforma in un rumoroso caos ad alto tasso etilico, in cui tutti cercano di coprire la voce degli altri, mentre si intesse una fitta e complessa trama di relazioni. [sinossi]

Quattro ragazzi e tre ragazze, tra bugie, insicurezze, tradimenti e bisogno d’amore. Sono i protagonisti di Be My Baby di Hitoshi One, pellicola nipponica ultra-indipendente e orgogliosamente low budget, presentata al Far East Film Festival 2014. Tratto dall’omonima piece teatrale di Miura Daisuke e tutto ambientato in interni ristretti e talvolta affollati, Be My Baby inizia come un classico boys meet girls, con un incontro combinato nell’appartamento di una coppia – composta dall’ambigui Koji e dalla loquace Tomoko – mirato a far incontrare il timido e impacciato Osamu con una ragazza vivace e graziosa, ma marchiata dai maschi presenti come “bruttina”. Questa serata tra amici, darà il via ad una serie di intrecci amorosi, che proseguiranno nei giorni e nei mesi successivi all’interno delle stanze disordinate e molto vissute dei vari protagonisti, veri e propri campi di battaglia apparecchiati per lasciare esplodere istantanee passioni e un fiorito bouquet di menzogne.

Hitoshi One procede con un ritmo instancabile nella sua analisi emotiva e di costume sul nutrito gruppetto di personaggi presi in esame. Il suo stile è fresco e diretto, e Be My Baby ci introduce in maniera diretta nei luoghi abitati dai giovani protagonisti, catturando ogni loro movimento o futile discorso. Le voci si accavallano sovente, l’audio in presa diretta non è sempre nitido e l’utilizzo delle luci naturali contribuisce a creare una sensazione di prossimità con i luoghi e chi li abita, una familiarità costante che però non si accompagna a un’empatia con i nove protagonisti. Il regista, già noto al pubblico del FEFF per la spassosa rom-com Love Strikes! (2012) non riesce e non vuole amare fino in fondo i propri personaggi e pertanto la sua visione sulla gioventù nipponica contemporanea appare ben presto piuttosto cinica e disillusa. Tutto si consuma rapidamente, dagli amplessi alle chiacchiere, tra telefonate, sms che restano senza risposta e sentimenti inespressi, mentre i rapporti affettivi che si sviluppano appaiono altrettanto fugaci e quasi ingabbiati in una dinamica di dominio e sottomissione che non lascia scampo. Sono soprattutto i personaggi femminili (ma anche il tenero e romantico Takashi) a configurarsi qui come vittime di un gioco di prevaricazione, la cui crudeltà è direttamente proporzionale allo status di emarginazione sociale dei vari caratteri virili in gioco. Più un personaggio è reputato dal gruppo come “sfigato”, maggiormente questi nell’intimità si ritrova a sfogare le proprie frustrazioni sul partner, naturalmente propenso, o comunque facilmente adattabile alla sottomissione.

A partire dunque dall’iniziale serata a casa di amici, si scatena un gioco spietato di relazioni e incontri minati alla base da una superficialità che non pertiene alla leggerezza adolescenziale dei protagonisti, quanto ad un gioco dalle dinamiche già scritte e immutabili, nel quale non è difficile leggere uno specchio dell’intera società, qui lasciata ai margini, ma comunque imperativa e presente. A collegare i vari quadretti domestici del film, introdotti da una schermata contenente data e orario degli eventi, sono le prime note della celeberrima hit cui fa riferimento il titolo, preludio montate alla collisione continua tra i personaggi, monadi impazzite che, nonostante i cellulari sempre accesi, sono perennemente in cerca di una connessione tra di loro. Data la rigidità della struttura, si registra una certa ripetitività negli incontri e nelle situazioni e qualche soluzione appare un po’ troppo pilotata, tra gravidanze inattese e inconfessabili attività lavorative notturne. Ma Be My Baby contiene anche sprazzi di toccante autenticità, sovvenzionati dall’ottimo affiatamento del cast, composto da giovani interpreti scatenati e irresistibili.

INFO
La scheda di Be My Baby sul sito del FEFF 2014.
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