Padroni di casa

Padroni di casa

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L’opera seconda di Edoardo Gabbriellini, Padroni di casa, dimostra il talento del giovane attore e regista toscano, qui alle prese con un noir “appenninico”. Con Valerio Mastandrea, Elio Germano e Gianni Morandi.

Homo homini lupus

I fratelli Cosimo ed Elia, due giovani imprenditori edili, giungono da Roma in un remoto paesino dell’appennino Tosco-Emiliano per realizzare una ristrutturazione nella villa dell’unico possidente dell’area: il popolare cantante Fausto Mieli. Mieli, che si è ritirato dalle scene e che vive in quel paese ormai da più di un decennio, è al contempo amato e odiato dalla comunità locale. Al termine di quella settimana, in paese, si terrà il primo concerto rentrée di Fausto. Nel frattempo, la goffa e inconsapevolmente arrogante presenza di Cosimo ed Elia nel borgo genera fastidio, ostilità nei maschi locali, mentre Adriana, la bella del paese, attratta da Elia, sogna di fuggire via con lui… [sinossi]

All’interno di un cinema italiano ancora intento a discutere sulla pattuglia nostrana alla Mostra del Cinema (il triangolo scaleno Bellocchio/Ciprì/Comencini in concorso) e già con lo sguardo rivolto alla scoperta dei titoli battenti bandiera tricolore che troveranno asilo prima a Roma e poi a Torino – difficile non ipotizzare, in tal senso, la presenza dei vari Paolo Franchi, Claudio Giovannesi e Alina Marazzi – un’opera come Padroni di casa corre seriamente il rischio di essere dimenticato in un cantuccio, ghettizzato o, peggio ancora, trattato come qualcosa di superfluo, immeritevole di attenzione. Presentato in concorso all’ultimo Festival di Locarno e opera seconda di quell’Edoardo Gabbriellini che quindici anni fa conquistava il pubblico italiano vestendo i panni del protagonista di Ovosodo di Paolo Virzì, Padroni di casa non è un film di immediata digeribilità: non oggi, non più.
Anestetizzato da decenni di cinema popolare teso esclusivamente a ridere (spesso in maniera sguaiata, o inadeguata) dei vizi e delle virtù degli abitanti della penisola, il pubblico ha perso gradualmente contatto con forme di racconto differenti. Solleticato dall’ingresso davanti alla macchina da presa dei due protagonisti che sembra voler riproporre, nella messa in scena dei fratelli Cosimo ed Elia, stilemi finanche abusati della commedia “regionale”, lo spettatore medio fin troppo presto si accorge di essere caduto in una trappola: Padroni di casa infatti si muove in tutt’altra direzione, come suggerito dall’incipit venatorio e ribadito già al momento dell’arrivo dei due fratelli alla villa dell’ex gloria del pop Fausto Mieli. E poco importa che la direzione intrapresa sia quella migliore, la più convincente, la più personale e spiazzante, perché probabilmente quello spettatore si sarà pentito della scelta operata in biglietteria. Problemi quotidiani della produzione italiana, con i quali prima o poi – ma è un discorso vecchio di anni – bisognerà seriamente fare i conti.

Perché è assurdo pensare che Padroni di casa (per tornare all’oggetto della disamina) debba mettere a repentaglio le proprie potenzialità commerciali non a causa delle sue qualità intrinseche, ma in quanto non capito, non compreso, non decodificato. Edoardo Gabbriellini ha compiuto un’operazione di straordinario coraggio, affrontando una storia spigolosa, crudele e malsana scegliendo (quasi) sempre il percorso meno battuto. Laddove in molti avrebbero ceduto con maggior facilità alla declinazione ironica della vicenda, facendo perno sul naturale carisma comico di Valerio Mastandrea (qui in una delle sue interpretazioni migliori) e sulle poliedriche capacità di Elio Germano, Gabbriellini permea ogni singola inquadratura di un’inquietudine percepibile e dolorosa: anche nelle sequenze dove invero appare impossibile non regalarsi una risata (la disfida a ping pong, la prima notte nella villa di Mieli), non si ha mai a che fare con una contentezza liberatoria, ma piuttosto con l’ilarità disturbata e nervosa che si avverte nei momenti di terrore. Padroni di casa, oltre a giocare con il thriller con una maestria insospettabile, vibra di una paura latente, insostenibile, eterna: una paura che si coglie negli occhi dei giovani sbandati del paese – cui solo la violenza senza rivolta può donare una scintilla di vita – ma che è ovunque nel film, anche negli interstizi più nascosti della villa o nei dialoghi muti tra un superbo Gianni Morandi (il suo è un ritorno al cinema come rinascita, palingenesi, araba fenice che risorge dalle proprie ceneri) e Valeria Bruni Tedeschi, moglie ridotta all’impotenza motoria. Rinchiuso in un paese dell’Appennino tosco-emiliano così inutile da non essere neanche mai mostrato, se si eccettua qualche sparuta casa e un piccolo giardino pubblico, Padroni di casa è un film sulla fuga apparente: come il lupo che si fa sparare addosso piuttosto che trovare rifugio nel sottobosco, anche i vari protagonisti non possono far altro che accettare il proprio destino di reclusi (e quant’è aleatoria la richiesta della bella Adriana di farsi portare a Roma, lontano da tutto quel nulla), fino alle estreme conseguenze.

Gabbriellini abita la sua seconda creatura (l’esordio, B. B. e il cormorano, vecchio di quasi dieci anni e invecchiato, nonostante qualche bella idea solitamente non riconosciutagli) degli spettri di John Boorman, trascinandola in una wilderness così estranea oramai al dna del cinema italiano da far apparire gli Appennini come un paesaggio alieno, quasi lunare, sconosciuto e pericoloso. Quasi si trattasse di una versione non soprannaturale de L’orrore di Dunwich di H.P. Lovecraft, Padroni di casa affronta la sua anima di “genere” con personalità, lavorando sottopelle e trascinando lo spettatore in un vortice di disperazione, sete di potere, ambizione, gelosia. Il microcosmo gioca a imitare il mondo che lo circonda, e non può far altro che implodere, o forse sprizzare luci vacue nel buio, come i fuochi d’artificio che illuminano i suggestivi titoli di coda.
Padroni di casa mostra il volto migliore del nostro cinema, e lo fa senza malizia o furberie di qualsiasi tipo. Non perdete l’occasione di godervelo sul grande schermo. Ve ne pentireste, prima o poi.

Info
La pagina facebook di Padroni di casa.
Il trailer ufficiale di Padroni di casa.
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