District 9

District 9

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Blomkamp gira il suo film in luoghi reali (tra le baracche abbandonate di Tshiawelo, alla periferia di Soweto), trascinando lo spettatore tra polvere, montagne di rifiuti e palpabile inquinamento, costringendolo a identificarsi con alieni dall’aspetto discutibile, volutamente repellente, e con un protagonista cinico, stupido, sostanzialmente senza qualità. Godibile anche come puro prodotto d’intrattenimento, District 9 mette in scena con raggelante realismo la disumanità del nostro mondo, da sempre spietato nei confronti dei soggetti deboli.

Nessuno tocchi Zoidberg!

Più di vent’anni fa, gli alieni hanno preso contatto con la Terra. Gli umani si aspettavano un attacco ostile o dei progressi enormi in campo tecnologico, ma nulla di questo è avvenuto, perché gli alieni erano dei profughi scappati dal loro pianeta natale. Queste creature sono state collocate nel District 9 in Sudafrica, mentre le nazioni mondiali discutevano sul da farsi. Ora, la pazienza nei confronti della situazione aliena è terminata… [sinossi]

“Neill Blomkamp è un giovane regista assolutamente strabiliante”, parola di Peter Jackson. Sarebbe troppo facile liquidare l’apprezzamento di Jackson come la scontata frase di circostanza di un produttore, ovviamente interessato a dare massima visibilità al suo giovane pupillo e, di conseguenza, al suo prodotto. “Assolutamente strabiliante” è un concetto, condivisibile o meno, sottolineato da Jackson coi fatti: basterebbe scorrere la lista dei film prodotti dal geniaccio neozelandese [1], oltre alla sua filmografia di regista [2], per rendersi conto della capacità e della chiara volontà di Jackson di realizzare sempre (e solo) prodotti di altissimo livello. Considerando poi il recente cortometraggio Crossing The Line, firmato da Jackson e da Blomkamp, si intuisce la stima tra l’affermato autore e la stella nascente.

Nato a Johannesburg nel 1979, ma residente in Canada da dodici anni, Neill Blomkamp è un mago degli effetti speciali e ha già alle spalle una brillante carriera di regista di video musicali e pubblicità. Fondamentale per il passaggio al grande schermo il successo di critica dei cortometraggi Alive in Joburg, sorta di versione breve di District 9, e Tempbot. La caratteristica forse più interessante di questo giovane cineasta è la capacità di utilizzare i mezzi e linguaggi del cinema, fondendo mockumentary e science fìction, camera a mano e materiale d’archivio, riprese realistiche e computer grafica: District 9 è infatti un notevole esempio di opera stratificata, nei contenuti e nelle modalità realizzative. In questo lungometraggio, in cui crudo realismo, fantascienza e black comedy si intrecciano senza esitazioni, le riprese in bianco e nero di una telecamera a circuito chiuso non stonano a fianco degli effetti digitali utilizzati per realizzare una mastodontica astronave. Un patchwork, come detto, non solo tecnico ma anche narrativo: godibile anche come puro prodotto d’intrattenimento, District 9 mette in scena con raggelante realismo la disumanità del nostro mondo, da sempre spietato nei confronti dei soggetti deboli. L’immenso campo profughi di Johannesburg, metafora dell’apartheid e delle odierne tragedie legate alle migrazioni dei popoli, è uno sorta di inferno sulla Terra, chiaro riferimento agli storici eventi del District 6 di Città del Capo, è la denuncia della disumanizzazione dell’essere umano.

Blomkamp gira il suo film in luoghi reali (tra le baracche abbandonate di Tshiawelo, alla periferia di Soweto), trascinando lo spettatore tra polvere, montagne di rifiuti e palpabile inquinamento, costringendolo a identificarsi con alieni dall’aspetto discutibile, volutamente repellente, e con un protagonista cinico, stupido, sostanzialmente senza qualità. La metamorfosi dell’insulso burocrate Wikus Van De Merwe (l’ottimo Sharlto Copley, già produttore e attore in Alive in Joburg), non solo fisica, passa attraverso vari stadi, ribaltando punti di vista e interazioni emotive personaggio-spettatore. Wikus è il carnefice, è la vittima, è l’eroe: Wikus Van De Merwe è l’uomo che ritrova la sua umanità grazie al martirio, alla metamorfosi in uomo-alieno e uomo-alieno-macchina.

Aspramente criticato dal governo della Nigeria per la brutale rappresentazione della banda di nigeriani, trafficanti di armi e padroni del mercato nero all’interno del campo profughi alieno, Blomkamp realizza un film spettacolare ed emotivamente coinvolgente che riesce a essere anche un durissimo manifesto politico, rigoroso e senza sconti. I gamberoni altro non sono che i negri, o i vari vucumprà, marocchini, extracomunitari e via discorrendo: i gamberoni sono i primi italiani andati negli Stati Uniti, sono i messicani, sono gli ebrei perseguitati nel corso della Storia. E il loro nemico è sempre il Potere, sia quello delle multinazionali (come la MNU del film) che dell’uomo comune pronto a sfogare tutte le proprie frustrazioni e insicurezze sul soggetto più debole.

Con District 9 Blomkamp riesce a mettere in scena in meno di due ore, elaborando linguaggi filmici già portati sullo schermo dai vari Cloverfiled, The Blair Witch Project, Influenza (segmento di Digital Short Films by Three Filmmakers 2004) e Forgotten Silver, una poetica estetica e morale densa di contenuti ma mai ridondante. Parafrasando Peter Jackson, è un’operazione “assolutamente strabiliante” per un “giovane regista”: ricorderemo a lungo il concitato finale, gradevolissima concessione all’apparato spettacolare, la scioccante brutalità dell’esecuzione dell’alieno e la disumana noncuranza dell’aborto, la parabola discendente di Wikus e quella parallelamente ascendente del fratello di un altro pianeta Christopher Johnson, i dettagli splatter, l’inquadratura dall’alto dell’immensa baraccopoli, la desolazione del paesaggio, il glaciale realismo di questa pellicola di fantascienza, mockumentary che diverte e che ferisce.

Note
1. Dopo District 9 sarà il turno dell’atteso The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn (2011) di Spielberg, già in fase di post-produzione, e poi dovrebbero arrivare i già annunciati The Hobbit, The Hobbit 2 e Halo, ancora in cerca di un regista adatto.
2. Amabili resti (2009), Crossing the Line (2008) con Blomkamp, King Kong (2005), Il signore degli anelli – Il ritorno del re (2003), Il signore degli anelli – Le due torri (2002), Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello (2001), Sospesi nel tempo (1996), Forgotten Silver (1995), Creature del cielo (1994), Splatters, gli schizzacervelli (1992), Meet the Feebles (1989) e Fuori di testa – Bad Taste (1987).
Info
District 9 sul sito della Sony Pictures.
Il trailer originale di District 9.
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