Amabili resti

Amabili resti

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Su Amabili resti pesa come un macigno un vuoto, un’assenza, una sorta di fantasma che non si può cancellare, dimenticare, rimuovere. Un fantasma che, tra le pieghe del montaggio, riemerge con tutto il suo ingombrante spessore, la sua devastante bellezza.

Auguro a tutti una vita lunga e felice

Susie Salmon viene brutalmente assassinata a soli 14 anni, mentre torna a casa da scuola un pomeriggio di dicembre, nel 1973. Dopo la morte, Susie continua a vegliare sulla sua famiglia mentre il suo assassino è ancora libero. Intrappolata in una dimensione onirica fra cielo e terra, Susie si ritrova a dover scegliere fra la sete di vendetta e il desiderio di vedere guarire i suoi cari. Uno sconvolgente omicidio diventa un viaggio ricco di suspense e immaginazione nei meandri della memoria, dell’amore e della speranza… [sinossi]
…lui allungò il braccio verso il ripiano
con il rasoio e la schiuma da barba.
La mano tornò stringendo un coltello.
Nuda, la lama mi sorrise, curva in un ghigno.
Lui mi sfilò il cappello di bocca.
«Dimmi che mi ami».
Glielo dissi dolcemente.
La fine arrivò comunque.
da Amabili resti di Alice Sebold

L’elaborazione del lutto, della morte di un proprio caro, ma anche della propria, attraversa tutta la pellicola diretta da Peter Jackson, come il romanzo originale. L’elaborazione del lutto e l’accettazione. Accettazione del destino, proprio e altrui. L’accettazione di un vuoto incolmabile. Un processo lungo e doloroso che coinvolge lo spettatore, soprattutto se lettore del notevole libro di Alice Sebold, molto più di quanto si possa immaginare. Molto più di quanto, probabilmente, il geniale regista neozelandese avrebbe voluto.
Su Amabili resti, a tratti film prossimo al capolavoro, pesa come un macigno un vuoto, un’assenza, una sorta di fantasma che non si può cancellare, dimenticare, rimuovere. Un fantasma che, tra le righe della sceneggiatura, tra le pieghe del montaggio, riemerge inevitabilmente, con tutto il suo ingombrante spessore, la sua devastante bellezza. Eppure Jackson ci ha provato a lungo e ripetutamente, con ostinazione e talento, un talento enorme: ha spostato l’attenzione sulla componente thriller di The Lovely Bones, scritto nel 2002 dalla Sebold, affidando ogni ruolo al perfetto interprete, all’attore che meglio di chiunque altro avrebbe potuto incarnare la dolce e sfortunata Susie Salmon (Saoirse Ronan), la coriacea nonna Lynn (Susan Sarandon), il viscido e spaventoso George Harvey (Stanley Tucci) e via discorrendo. Ha provato a trasporre sullo schermo l’impossibile e del tutto personale visione dell’aldilà, impegnando la Weta Digital in una lunga (forse troppo?) serie di effetti in computer grafica e, cosa ben più significativa, ha  dimostrato ancora una volta di saper muovere la macchina da presa come pochi altri: la sequenza della casetta delle bambole, con un magistrale gioco di sguardi tra Harvey e il detective Len Fenerman (Michael Imperioli), è un perfetto esempio di come costruire la suspense – a parte l’ovvio rimando al cinema di Sir Alfred Hitchcock, vale la pena ripescare Zodiac (2007) di David Fincher e la sequenza in cui un terrorizzato Jake Gyllenhaal visita una cantina sospetta (nulla può accadere, eppure…).

Del mastodontico impegno di Jackson e delle pressanti difficoltà, sia nella fase di scrittura che di realizzazione, ci dicono tutto la durata delle riprese, i ritardi e i rinvii, gli improvvisi e imprevisti cambi di cast (resterà misteriosa la scelta del pur bravissimo Ryan Gosling, ancora troppo giovane per incarnare il personaggio di Jack Salmon), l’interminabile montaggio, gli evidenti tagli. Ma Amabili resti non è Il Signore degli Anelli, non può sforare determinati tempi tecnici, non può “durare troppo”. E allora, come dicevamo, qualcosa doveva essere lasciato indietro. Ma al fatale “taglio”, al doloroso sacrifico, Jackson non si è arreso del tutto: se il personaggio della madre, Abigail Salmon, quasi sparisce sul grande schermo, la scelta di affidarlo a Rachel Weisz (scelta perfetta, indiscutibile… e, quindi, “sbagliata”) amplifica ancor di più la distanza tra la carta stampata e la pellicola. Abigail Salmon/Rachel Weisz è lo splendido fantasma, l’anima in pena, che si aggira tra le sequenze di Amabili resti, riemergendo con forza in due sequenze che sembrano quasi voler tormentare il lettorespettatore [1]. The Lovely Bones di Alice Sebold, romanzo che si focalizza soprattutto sui personaggi femminili, regalando ai lettori la straziante umanità di Abigail Salmon, diventa Amabili resti di Peter Jackson, altalenante gioiello intriso di suspense, ma ancora troppo legato alle pagine del libro [2]. Mancano quaranta-cinquanta minuti, manca la straziante umanità di Abigail. Ma, al contrario di quanto si possa pensare, a Peter Jackson non è mancato il coraggio: questo è il suo cinema, bigger than life, spettacolare ma sempre attento ai moti dell’animo, romantico e sognatore. Il cineasta neozelandese, come il gigantesco Kong, non ha resistito alla passione, all’ossessione [3]. Anche di fronte a un’impossibile impresa. Come Kong, come il Colin McKenzie del mockumentary Forgotten Silver (1995). Sparate pure.

Note
1. il finale e un veloce e allusivo scambio di battute, che apre uno squarcio su tutto ciò che “non abbiamo visto”, tra Jack Salmon (Mark Wahlberg, ottimo, come tutte le volte che ha un ruolo impegnativo e stimolante: Boogie Nights – l’altra Hollywood, The Departed, I padroni della notte…) e  Len Fenerman.
2. Ed ecco, quindi, che i personaggi di Jack Salmon e di Lindsey Salmon (Rose McIver) “divorano” gli spazi di Abigail Salmon. Il fulcro della trasposizione cinematografica è nella sequenza della casetta delle bambole, nel terrificante e brutale omicidio iniziale, nella raggelante sequenza all’interno della casa di Harvey, con un lavoro sul sonoro davvero ammirevole, che amplifica ogni minimo movimento o sospiro della coraggiosa Lindsey.
3. Il rimando, ovviamente, è al magnifico e debordante King Kong, diretto dallo stesso Peter Jackson nel 2005.
Info
Il sito ufficiale di Amabili resti.
Amabili resti su facebook.
Il trailer italiano di Amabili resti.
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