IndieLisboa 2010 – Bilancio

IndieLisboa 2010 – Bilancio

Indielisboa 2010, settimo appuntamento con il Festival Internazionale del Cinema Indipendente, ha posto l’altezza da cui osserva l’orizzonte del presente, che però già lascia intravedere approdi futuri e prossimi. Con la speranza che nessun elemento alieno giunga – come troppo spesso accade – a interrompere questi amorosi comizi di cinema.

Tempo di verdetti e di bilanci a Lisbona. Ma anche e soprattutto di aperture su orizzonti futuri. Perché se c’è una cosa che caratterizza l’Indielisboa è proprio la continuità e l’assiduità di un discorso che coinvolge organizzatori, critici e giornalisti, pubblico e autori. Il caso più classico è la personale dedicata quest’anno a Ben Rivers, regista inglese sperimentale e appartato con il quale il festival ha iniziato un dialogo fin dalle sue prime edizioni. La lunga relazione ha prodotto, solo dopo anni di frequentazione reciproca, il risultato di una retrospettiva quasi completa divisa in tre programmi. Un’ottima occasione per conoscere il lavoro di un indipendente vero e fiero, pervicace praticante del 16mm e del bianco e nero, che della sua speciale separatezza dal mondo e dalla Storia ha fatto il luogo nel quale affinare uno stile primitivo e apparentemente elementare, che accanto alla profonda e lucida messa in questione del mezzo si concentra su alcuni temi caratteristici della modernità. Dall’apocalittico The Coming Race al palingenetico Ah, Liberty!, Rivers, attraverso gli incontri con i suoi personaggi, disegna un mondo concreto e remoto, pre-storico ma politico dove pensiero ed emozione, gesto funzionale e azione rituale finiscono per coincidere e ritrovare una nuova luminosità primigenia.

I verdetti. Lo statunitense Go Get Some Rosemary del duo Josh e Benny Safdie è stato incoronato con l’alloro di maggior prestigio, il Premio Città di Lisbona per la miglior regia, ratificando così uno dei filoni trasversali più appariscenti dell’edizione 2010: la relazione padri-figli. Anche per questa coppia di giovani talenti a stelle e strisce dalla pura – fin troppo – ispirazione indie vale il discorso di cui sopra: nella passata edizione 2009, il festival ha selezionato e mostrato al pubblico il lungometraggio d’esordio di Josh (The Pleasure of Being Robbed, 2008) e il corto di consacrazione del fratello Benny (The Aquaintances of a Lonely John, 2008). Un discorso simile riguarda anche e anzi di più le firme nostrane. Indielisboa, fin dalla sua prima fondazione, si propone di promuovere e sostenere la crescita di una cinematografia nazionale sempre più matura ed esportabile; il progetto però viene perseguito con mezzi più lungimiranti ed efficaci di quelli usati altrove. Accanto alle Lisbon Screenings, dedicate per l’appunto alla valorizzazione della produzione cinematografica nostrana, alla stretta collaborazione con il Ministero della Cultura e con l’agenzia (statale) per la promozione del cinema portoghese, Indielisboa si occupa d’informare e formare un pubblico, di stimolarne una crescita quantitativa e qualitativa, di fornire alle giovani leve di autori e professionisti gli strumenti per costruirsi una propria idea di cinema la più internazionale possibile, d’incontrarsi e conoscersi, di fare gruppo.

In questo modo ogni edizione non è altro che una finestra che mostra e inquadra un momento del percorso iniziato sei anni fa e che ancora continua vero il futuro prossimo; una chiamata a raccolta periodica, una festa di famiglia o un raduno di sodali. Dopo sette edizioni, i primi risultati sono evidenti e cospicui. Evitando di disegnare gerarchie dando retta al numero di premi ottenuti, iniziamo con il notevole Fragmentos de um diario/Traces of a Diary del duo di giovani lusitani Martins/Principe, raffinato denso e avvincente documentario che fingendo di inanellare biografie d’artisti della macchina fotografica, si costruisce alla fine come ricco e coerente film saggio sull’arte fotografica nell’età contemporanea. Vincitore di ben due premi (il premio della giuria interreligiosa “Signis” e il prestigioso premio del pubblico Johnny Walker) un altro documentario portoghese, Pelas sombras di Catarina Murao, un altro cineritratto che con la scusa della narrazione e dell’analisi della pratica di un’artista sui generis (Lourdes Castro) s’inoltra in una spessa riflessione estetica sulle dinamiche di senso dell’immagine nell’arte contemporanea. Ultima menzione per un altro portoghese, Pedro Caldas, che con Guerra civil si è aggiudicato il Premio per il Miglior Lungometraggio Portoghese.

Senza nemmeno tentare di riportare la serie intera dei moltissimi premi e riconoscimenti assegnati, citiamo ancora due film davvero notevoli. Il primo è un documentario, un lungometraggio, sulla carta classicamente e un po’ viscidamente impegnato nella comunicazione di vicende e temi sociali, sullo schermo invece agile, lucida e acutissima narrazione della vita in uno degli uffici che a Parigi si occupa di gestire le domande dei richiedenti asilo politico. Les Arrivants, di Claudine Bories e Patrice Chagnard, vincitore della propria sezione (Pulsar do mundo) e insignito del Premio Amnesty Internationl, sembra venire dalla lezione di Wiseman, giocando però la distanza dell’obiettivo dai protagonisti con minor rigore e maggior ironia. Su tutt’altro fronte il film d’animazione Summer Wars di Mamoru Hosoda, ai più conosciuto per La ragazza che saltava nel tempo e autore tra l’altro dei lungometraggi Digimon per il grande schermo, nonché traghettatore al cinema della leggendaria serie One Piece. Il film unisce dramma familiare, commedia adolescenzial-romantica e azione fantastica in una fantasmagoria appena oltre la soglia della fantascienza. Questo l’orizzonte del presente che però già lascia intravedere approdi futuri e prossimi. Con la speranza che nessun elemento alieno giunga – come troppo spesso accade – a interrompere questi amorosi comizi di cinema.

Info
Il sito ufficiale di Indielisboa 2010.

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