Coriolanus

Coriolanus

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Esordio alla regia di Fiennes, Coriolanus è stato presentato alla Berlinale 2011. I bravissimi Gerald Butler, Vanessa Redgrave, Brian Cox, Jessica Chastain, Fiennes stesso, recitano in inglese antico, declamano i versi del dramma originale, portando tra il cemento della città moderna, i carriarmati, le tute mimetiche e gli scranni dei palazzi del potere, le parole del ‘600 tentando di conferire maggiore autorialità a quello che resta in realtà però un’opera molto più simile a un film di genere.

Shakespeare in War

Dopo la cacciata dei re etruschi della dinastia dei Tarquini, Roma è in preda a una sommossa a causa della carenza di grano. Le ire dei rivoltosi si concentrano su Caio Marzio, valoroso generale incolpato della sparizione delle scorte alimentari. Il patrizio Menenio tenta di placare i rivoltosi, mentre lo sprezzante Coriolano afferma che i plebei non meritano il grano perché non hanno servito l’esercito… [sinossi]
If you have writ your annals true, ’t is there
That, like an eagle in a dove-cote, I
Flutter’d your Volscians in Corioli:
Alone I did it! Boy!
Coriolanus [Atto V, scena VI]

La testa rasata a zero, cicatrici come tatuaggi e tatuaggi come simboli di appartenenza, una sedia da barbiere come trono, le spade sostituite dai mitra, la plebe come i manifestanti di oggi che si scontrano per il grano contro legionari in assetto anti-sommossa. È l’esordio di Ralph Fiennes alla regia, l’adattamento cinematografico del dramma shakespeariano Coriolanus, messo in scena già a teatro dall’attore e regista britannico e ora riproposto sullo schermo ambientando la storia ai giorni nostri. In un luogo che si fa chiamare Roma, Caio Marzio ritorna da vincitore dopo aver sconfitto i Volsci di Aufidio a Corioli e viene eletto console con il soprannome onorifico di Coriolano. Ma gli intrighi di potere e soprattutto le trame di due senatori, lo costringono all’esilio e fanno nascere in lui il desiderio di vendetta.

Prendiamo il nome Roma come il simbolo di una qualsiasi grande città del mondo e guardiamo a ciò che accade prima tra i personaggi dell’opera di Shakespeare e poi agli omologhi di Fiennes e ci renderemo conto della attualità del lavoro del poeta inglese del ‘600 e della bontà della scelta fatta dal regista nell’aver saputo individuare tale caratteristica nel testo. I giochi di un potere oligarchico e meschino, la crisi e la fame che colpiscono il popolo, la violenza come arma di repressione, la rivolta, il sangue, dinamiche che si ripetono negli anni, nei secoli, situazioni che non accennano a diminuire e sparire, anzi a turno in molti paesi si accentuano e portano alla guerra anche nel terzo millennio.
Se questo primo film di Fiennes è per lunghi tratti riconducibile al classico filone dei war movies, per altri motivi è più simile a un peplum dal tono epico, che riporta alla memoria sensazioni gladiatorie. Le due dinamiche ben si mescolano e sono quelle prevedibili: il trionfo e il tradimento, l’assedio e la conquista,  la destituzione e il desiderio di vendetta, l’intervento di chi riesce a spezzare gli equilibri e rendere nuovamente umano l’eroe diventato pura furia violenta. Non siamo stupiti dall’andamento di questo film, anche per chi non sia un conoscitore dell’opera di Shakespeare le sorprese non sono eccessive.

Dal punto di vista visivo, il conflitto viene presentato da Fiennes con intensità e attenzione quasi morbose. Le ferite, i tagli, i proiettili, le azioni dei militari, girate in maniera magistrale, sono mostrate, seguite, narrate dalla macchina da presa con crudezza e senza alcun pudore, con una partecipazione forse anche eccessiva, dal realismo inquietante. Coriolanus è disturbante per senso della verità, sia visivo che semantico. Ma quello che spiazza di più è tuttavia il linguaggio scelto da Fiennes per i suoi attori. I bravissimi Gerald Butler, Vanessa Redgrave, Brian Cox, Jessica Chastain, Fiennes stesso, recitano in inglese antico, declamano i versi del dramma originale, portando tra il cemento della città moderna, i carriarmati, le tute mimetiche e gli scranni dei palazzi del potere, le parole del ‘600 tentando di conferire maggiore autorialità a quello che resta in realtà però un’opera molto più simile a un film di genere.

Ciononostante, l’adattamento di Fiennes, sicuramente non semplice da interpretare, ha profondità ed è un interessante modo di osservare la contemporaneità rivolgendo lo sguardo indietro anziché oltre a teorizzare scenari futuri. Il regista ha tuttavia un testo forte da cui partire, e basi solide su cui costruire il senso del suo film. A ben guardare, quattrocento anni prima, c’era già stato chi questi scenari li aveva narrati e con straordinarie doti di preveggenza.

Info
Il trailer originale di Coriolanus.
La scheda di Coriolanus sul sito della Berlinale.
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