Il generale del diavolo

Il generale del diavolo

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Non sono la brutalità delle SS o la mostruosità di Hitler il centro gravitazionale de Il generale del diavolo, ma la cieca complicità di chi era favorevole al nazismo per convenienza e chi per debolezza o fatalismo. La presa di coscienza di alcuni personaggi, tardiva e inutile, è l’onesta chiave di lettura di questa pellicola bellica in interni che non scarica tutte le responsabilità sui vertici del Nationalsozialismus, cercando di ricomporre un quadro ben più complesso che estende inevitabilmente colpe e peccati. In dvd con Koch Media.

Il generale d’aviazione Harras, eroe della Prima Guerra Mondiale, non si riconosce nei modi e nei principi del regime nazista, mostrando apertamente le proprie idee con fare cinico e disilluso. Ispirato alla vita del generale Ernst Udet, il più importante aviatore tedesco per numero di vittorie dopo il Barone Rosso, il film diretto da Helmut Käutner mostra la responsabilità di un’intera classe dirigente nelle più nefaste scelte politiche… [sinossi]

Si poggia sulle spalle larghe e sulla possente presenza fisica di Curd Jürgens il lungometraggio tedesco Il generale del diavolo (Des teufels general), recuperato e proposto in un’essenziale edizione dvd dalla Koch Media [1]. Diretto nel 1955 da Helmut Käutner, che scrisse con George Hurdalek e Gyula Trebitsch la sceneggiatura adattando una celeberrima opera teatrale di Carl Zuckmayer [2], il film cerca con apprezzabili risultati di mettere in scena l’arrendevolezza, diventata poi complicità, degli uomini e delle donne di potere e dell’alta società nei confronti del regime nazista. Interessato ai risvolti psicologici piuttosto che alle imprese belliche e aviatorie, Käutner costruisce un dramma da camera più che un film bellico, mostrando il volto (dis)umano dei salotti berlinesi. I toni melodrammatici, che i netti contrasti del bianco e nero caricano di sfumature di inevitabile decadenza e presagi di morte e tragedia, e la predominanza di scene in interni, peraltro in un numero limitato di ambienti, potranno forse deludere gli appassionati di war movie ma sono funzionali alla claustrofobica prigionia e incertezza vissuta dal protagonista, eroe d’altri tempi, combattente dell’aria legato più all’onore che alla gloria.

Riprendendo il testo di Zuckmayer, Käutner (La traversata del terrore, L’ultimo ponte, Cielo senza stelle) disegna delle gabbie dorate in cui il generale Harras e altri esponenti dell’alta società berlinese attendono con stolta inconsapevolezza il dipanarsi degli eventi: non sono la brutalità delle SS o la mostruosità di Hitler il centro gravitazionale de Il generale del diavolo, ma la cieca complicità di chi era favorevole al nazismo per convenienza e chi per debolezza o fatalismo – “Non dovevamo tollerare, non dovevamo tacere” è l’amara confessione/considerazione affidata al traditore colonnello Karl che riassume perfettamente lo spirito e il punto di osservazione del lungometraggio di Käutner. La presa di coscienza di alcuni personaggi, tardiva e inutile, è l’onesta chiave di lettura di questa pellicola bellica in interni che non scarica tutte le responsabilità sui vertici del Nationalsozialismus, cercando di ricomporre un quadro ben più complesso che estende inevitabilmente colpe e peccati.

Ottima, come già accennato, la performance di Curd Jürgens, che veste perfettamente i panni del cinico e tormentato generale Harras: dell’interpretazione di Jürgens, indubbiamente facilitato dalla prestanza fisica e dalla naturale eleganza nel portare una divisa militare, si possono apprezzare soprattutto le parentesi sentimentali, i momenti di cedimento, quando emerge l’uomo più che la maschera dell’eroe, della statua vivente – si veda, ad esempio, la macrosequenza della prigionia, con le atmosfere kafkiane e la sistematica privazione della dignità. Ancora interni, ça va sans dire.

Il generale del diavolo, di cui bisogna considerare sempre la data di realizzazione, riesce a portare sul grande schermo un passaggio storico senza luce e senza speranza, in cui la moralità, il senso del dovere e della giustizia dei singoli individui erano soffocati e fagocitati dalla cieca e suicida furia del regime hitleriano. L’edizione dvd della Koch Media, come detto, è essenziale: doppia traccia audio in tedesco e in italiano (Dolby Digital 2.0), con opzione sottotitoli in italiano, galleria fotografica e trailer originale.

Note
1. Premito con la Coppa Volpi alla 20ª Mostra del Cinema di Venezia per Gli eroi sono stanchi (Les héros sont fatigués, 1955) di Yves Ciampi, Curd Jürgens è stato un importante attore tedesco, conosciuto a livello internazionale. Della vasta filmografia di Jürgens ricordiamo almeno Nicola e Alessandra (1971) di Franklin J. Schaffner, Sei dannati in cerca di gloria (1970) di Jean Negulesco, La battaglia della Neretva (1969) di Veljko Bulajic, I lunghi giorni delle aquile (1969) di Guy Hamilton, Lord Jim (1965) di Richard Brooks, Il giorno più lungo (1962) di Ken Annakin, La locanda della sesta felicità (1958) di Mark Robson e Duello nell’Atlantico (1957) di Dick Powell.
2. Il dramma Des Teufels General, basato sulla biografia dell’asso dell’aviazione teutonica Ernst Udet, debuttò a Zurigo alla fine del 1946 e fu uno dei primi tentativi di affrontare lo spinoso tema del nazismo.
Info
Il trailer originale de Il generale del diavolo.
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