Love in the Buff

Love in the Buff

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Love in the Buff è il seguito di Love in a Puff, e riprende i fatti a un anno di distanza dal suo predecessore. Anche se la commedia si lascia più facilmente imbrigliare negli schemi predefiniti dello standard cinese, Pang Ho-cheung conferma una volta di più il proprio talento, quello di un cineasta hongkonghese ancora in grado di ribadire l’unicità della produzione cinematografica della città-stato.

Ritorno di fiamma

È passato un anno dai fatti raccontati in Love in a Puff, e la storia d’amore tra Jimmy e Cherie sembra essere già arrivata a un punto morto. Per evitare l’empasse i due si lasciano e Jimmy si trasferisce a Pechino: dopo un altro anno i due si incontrano di nuovo nella capitale cinese, ognuno impegnato in un’altra relazione. Saranno capaci di resistere alla tentazione di riscoprire il loro amore? [sinossi]

Dopo il clamoroso e meritato successo ottenuto in patria con Love in a Puff, commedia liberissima per scrittura e applicazione registica, era pressoché inevitabile pensare che Pang Ho-cheung sarebbe caduto nella tentazione di tornare sul luogo del delitto. La storia d’amore tra il pubblicitario Jimmy e la commessa Cherie, conosciutisi durante le pause-sigaretta dai rispettivi lavori, aveva letteralmente sedotto il pubblico hongkonghese, e dopotutto era stata narrata solo nella sua fase di incubazione; l’idea di riproporre lo schema inoltrandosi nella relazione tra i due personaggi non è dunque da considerarsi puramente calcolatrice. Da un punto di vista produttivo, poi, Love in the Buff presenta delle peculiarità che appare davvero criminoso lasciare in secondo piano: protetto alle spalle dal solido risultato ottenuto al botteghino (dopo i problemi con la censura vissuti appena due anni fa ai tempi dell’uscita in sala dell’efferato slasher-movie politico Dream Home), Pang ha deciso per questo secondo capitolo di allargare gli orizzonti, passando dalla soffocante atmosfera urbana della città-stato agli spazi sterminati della Cina continentale. L’azione si sposta infatti da Hong Kong a Pechino, dove si trasferiscono in momenti diversi i due protagonisti, dopo una rottura dolorosa della loro relazione dovuta all’impossibilità di conciliare tempi e ritmi di una vita frenetica e tutta tesa alla gratificazione sul piano lavorativo. Jimmy è il primo a raggiungere la capitale cinese, intrecciando da subito un rapporto con la hostess conosciuta in aereo durante il viaggio; quando anche Cherie va a vivere a Pechino, il destino dei due ex-innamorati è destinato a incrociarsi ancora una volta.

Sarebbe piuttosto inesatto classificare Love in the Buff come seguito puro e semplice di Love in a Puff, perché in realtà si tratta di due progetti che divergono in maniera marcata tra di loro: se si escludono alcune intuizioni (l’incipit, ad esempio: laddove il film del 2010 si apriva su un racconto del terrore di quart’ordine, Love in the Buff concentra il proprio inizio sull’agghiacciante ma spassosa “storia vera” di una ragazza che ha visto morire davanti ai suoi occhi, nei modi più impensabili, tutti i suoi fidanzati) e un paio di sequenze del primo film utilizzate a mo’ di memoria nostalgica dei personaggi, non c’è molto in comune tra le due pellicole. A venir meno è da subito la compattezza narrativa, che passa dalla settimana in cui si concentrava Love in a Puff all’anno e mezzo durante il quale si dipana questa seconda avventura; anche l’elemento caratterizzante della sigaretta e del fumo, utilizzato come mcguffin all’interno della trama ma perfettamente funzionale all’obbiettivo prefissato dal film, scompare completamente in Love in the Buff, sostituito da una struttura maggiormente debitrice della prammatica di genere.

La rom-com, abilmente riletta e rigenerata in Love in a Puff, grazie a un linguaggio volutamente disarticolato ma perfettamente omogeneo e coerente (caratteristica del cinema di Pang, come dimostrano Beyond Our Ken e il recente Vulgaria), torna in questa seconda sortita ad assestarsi su binari predefiniti. Una scelta che sottolinea con forza la diversità tra i due progetti: Love in a Puff parlava al pubblico di Hong Kong, quasi si vivesse ancora in un’epoca pre-hangover, mentre Love in the Buff è in tutto e per tutto un prodotto cinese, e non può permettersi le eversioni del suo fratello eterozigoto. Le sporcizie di linguaggio, i balzi temporali, la fertile carica episodica del primo capitolo subiscono dunque un processo di normalizzazione, che non inficia comunque la complessità di un’operazione interessante. Nonostante la standardizzazione del racconto, assai più prevedibile agli occhi di un pubblico smaliziato, Love in the Buff è la dimostrazione della maturazione autoriale di Pang, capace di destreggiarsi anche nei grovigli di una materia fin troppo abusata. Tutto questo grazie a una scrittura elegante e capace di evitare (quasi) sempre le secche della retorica e all’eccellente performance dei suoi protagonisti: ai già ammirati Miriam Yeung e Shawn Yue si aggiungono la bella Mini Yang e Sheng Xu.

Info
Il trailer di Love in the Buff.
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