Padak

Padak

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La linea tracciata da film come The King of Pigs e Padak, con tutti i loro limiti tecnici, è una valida alternativa alle dinamiche mainstream dell’animazione in computer grafica, assoggettata a qualsiasi latitudine agli schemi narrativi ed estetici degli Studios a stelle e strisce.

Filetti di sgombro fresco, freschissimo

Da pesciolino libero nell’oceano, uno sgombro si ritrova preso in una rete da pesca e portato nell’acquario di un ristorante di pesce crudo. Appena arrivato nell’acquario, tenta in qualsiasi maniera di scappare e cerca con accanimento una via di fuga. Anche lo scettico e pessimista vecchio halibut proviene dall’oceano, a differenza degli altri pesci dell’acquario che sono stati allevati nei vivai. Come superstite più anziano dell’acquario, l’halibut comanda sugli altri pesci grazie alla sua esperienza nel sopravvivere. Per lui la protesta dello sgombro e il suo desiderio di fuggire dall’acquario rappresentano una minaccia al proprio potere… [sinossi]

Tra le possibili declinazioni dell’animazione in computer grafica, inizia a destare un certo interesse la scelta low budget di alcune produzioni sudcoreane. Dopo l’inquietante The King of Pigs di Yeon Sang-ho, violento dramma di ambientazione scolastica che non cercava di nascondere i pochi soldi a disposizione, l’attenzione si sposta sul cupo Padak, una sorta di realistico e cinico contraltare all’avventuroso, ipercolorato e spensierato Alla ricerca di Nemo di Andrew Stanton e Lee Unkrich. L’esordiente Lee Dae-hee, già autore di due cortometraggi (The Paper Boy e We are the Punx) e fondatore dello studio d’animazione E-Dehi, sembra voler rovesciare in un’ottica assolutamente negativa ogni aspetto del successo della Pixar: l’acquario (di un ristorante) come prigione/limbo che porta direttamente all’inferno, tonalità grigie, violenza e una serie di atrocità, in primis umane.

Questa proiezione negativa di Alla ricerca di Nemo pone le proprie basi estetiche su un character design spigoloso, sui tratti marcati, sulla scarsa fluidità dei personaggi umani, sulle tonalità spente. Lugubre e spoglio è il porto, come il ristorante, l’acquario. Listata a lutto è la colonna sonora, come i testi delle parentesi musicali. Padak è un lungometraggio che gronda dolore, quasi un prequel morale del cortometraggio Fisheye di Josko Marusic (1980). Pur non raggiungendo le vette artistiche e la perfetta sintesi del capolavoro della Zagreb Film, la pellicola sudcoreana mostra più di un’intuizione registica e narrativa. Funzionano le soggettive dei pesci, veicolo per una rapida immedesimazione, e convince l’estremo realismo, il mostrare senza veli la mattanza del pescato. Ed è persino divertente l’ironica frecciata al film della Pixar, con la strage nell’acquario dei pesci pagliaccio – dipinti, tra l’altro, come pesci snob e razzisti.

La linea tracciata da film come The King of Pigs e Padak, con tutti i loro limiti tecnici, è una valida alternativa alle dinamiche mainstream dell’animazione in computer grafica, assoggettata a qualsiasi latitudine agli schemi narrativi ed estetici degli Studios a stelle e strisce. Il lungometraggio di Lee Dae-hee è un esempio produttivamente e artisticamente coraggioso di animazione indipendente, oggetto raro in questi anni. Anche per questo motivo si possono perdonare alcune lungaggini e il finale un po’ stiracchiato: diventa infatti un po’ prevedibile e ridondante il ricorso alle parentesi musicali, anche se il primo sogno/flashback, con lo sgombro tratteggiato in uno stilizzatissimo 2D, è uno spiazzante e tragico film nel film, surreale e orrorifico.
Lee ricorre a una computer grafica basilare per mettere in scena un racconto disturbante, privo di speranza, ma anche a colori pastello e semplici linee per abbozzare alcune ambientazioni oniriche. Non ci sono gag, spassosi tormentoni o simpatiche mascotte in Padak. Gli uomini fanno a pezzi i pesci, mangiandoli quando sono ancora vivi. E pesce mangia pesce, anche se ha i tratti di Nemo. Nessuna commedia, nessuna favola, nessuna avventura. Solo morte e disperazione.

Info
La pagina di Padak sul sito del Kofic.
Padak al Future Film Festival.
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