Early Japanese Cinema a Pordenone: i gendaigeki
Seconda parte del programma delle Giornate di Pordenone dedicato alle opere della collezione dell’Università Waseda, questa volta dedicata ai film di ambientazione contemporanea, i gendaigeki.
Due le opere presentate. Nasanu naka (Legami non di sangue, 1916), di e con Masao Inoue, è un film che segue la trafila tipica della letteratura e del teatro shinpa, la nuova rappresentazione entrata in vigore a fine Ottocento per svecchiare un teatro ancorato ai codici feudali: prima esce il romanzo, in questo caso nel 1912, opera dello scrittore Shunyio Yanagawa, poi l’adattamento teatrale e infine quello cinematografico. Del film si sono visti solo i pochi frammenti residui, tanto basta per capire il carattere sociale della storia, un intrigo industriale-famigliare dove tutti vogliono soldi o esigono la restituzione di danaro. Ukiyo (Questo mondo effimero, 1916) prende il titolo dalla concezione artistica dell’Epoca Edo, quella del mondo fluttuante. Ancora tratto da un romanzo di Shunyio Yanagawa, pubblicato a puntate, il film tratta una tematica simile al precedente dove i valori sembrano tutti passare per transazioni economiche. Un matrimonio non sa da fare per la malattia di uno dei promessi sposi, ma la dote era già stata versata, che fare dunque? La protagonista femminile è in realtà un oyama, vale a dire un attore che interpreta ruoli femminili, il più celebre del periodo, Teijiro Tachibana. È una pratica che risale al classico kabuki e che lo shinpa, che rinnova il teatro solo dal punto di vista del contenuto ma non dello stile, non ha mai modificato.
Le due proiezioni sono state precedute da un cortometraggio di cinque minuti, dove il Giappone è protagonista attraverso il suo principale simbolo, il Monte Fuji.
Il movimento delle nuvole attorno al Monte Fuji è un montaggio, opera del tedesco Helmut Völter, di riprese effettuate da un osservatorio con vista sul maestoso vulcano, realizzate tra il 1929 e il 1938 dal fisico Masanao Abe. Lo scienziato intendeva così studiare, per capirne il funzionamento e prevederlo, le correnti d’aria e le nuvole. Ricerche che però non diedero risultati. In queste immagini si cela così il conflitto tra cultura scientifica e poesia legata al monte che ha ispirato mille pittori e poeti, e le nuvole che, nella tradizione nipponica, sono considerate una metafora dell’imprevedibilità e del carattere effimero della vita.