Una nobile rivoluzione

Una nobile rivoluzione

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In concorso in Italiana.doc, Una nobile rivoluzione, incentrato sulla figura di Marcella Di Folco, leader del movimento transessuale scomparsa nel 2010. Un documentario che sa unire, con trasporto e sentimento, pubblico e privato.

torneranno i prati

La vita di Marcella Di Folco, presidente del Movimento identità transessuale, attivista e attrice per Fellini. Il periodo a Roma, quand’era ancora Marcello, e poi Bologna, con il cambio di sesso. Una vita di impegno civile e pubblico, in una città specchio della storia italiana. [sinossi]

Il secondo Novecento, al pari della prima metà del secolo e sia pure in modo completamente diverso, è stato un periodo storico ricchissimo di persone dalla vita avventurosa e scandalosa, oscena per certi aspetti e scomoda; una filosofia e una pratica del vivere che ormai – in questo nuovo millennio predominato dall’ipocrisia del buon senso, del politicamente corretto e della libertà solo potenziale ma non effettiva di avere il permesso di fare tutto – paiono sempre più difficili da percorrere.
Una figura così, eccentrica e sopra le righe, multiforme e sempre spiazzante, novecentesca nel midollo e quindi purtroppo relegata in un passato che sembra già lontanissimo, è stata Marcella Di Folco, leader del Movimento Italiano Transessuali, cui Simone Cangelosi ha dedicato il suo film Una nobile rivoluzione, presentato in concorso nella sezione Italiana.doc alla 32esima edizione del festival di Torino.

Interprete del cinema di Fellini in piccoli ruoli (Satyricon, Amarcord, La città delle donne), ma anche in poliziotteschi o in film come Todo modo (il tutto ancora sotto il nome di Marcello De Falco); presenza fissa per decenni al Piper club di Roma; poi, l’operazione a Casablanca per cambiare sesso, quindi l’attività politica in difesa dei diritti transgender che l’hanno portata ad essere il primo transessuale al mondo eletto ad una carica pubblica. Dunque, dai fasti del nostro cinema passato a quelli della vita notturna romana (nel frattempo ingrigitasi miseramente), così come all’esperienza delle lunghe battaglie per i diritti civili: tutto questo ha attraversato la vita di una singola persona, di Marcella Di Folco, e tutto questo, al tempo stesso, appare così mestamente lontano e dimenticato, novecentesco per l’appunto…

Una nobile rivoluzione ha dunque innanzitutto un suo preciso valore testimoniale, che si fortifica nei suoi passaggi – per così dire – intimisti. Cangelosi, infatti, nel dirigere questo suo film ha voluto anche – se non soprattutto – lavorare sull’elaborazione del lutto, vista la sua lunga conoscenza con Di Folco e il dolore per la sua scomparsa, avvenuta nel 2010. Ed è proprio questo suo trasporto, questa sua adesione emotiva e biografica rispetto alle vicende del protagonista del suo film la qualità maggiore di Una nobile rivoluzione: preziosi sono in tal senso i materiali di repertorio, ripresi dallo stesso Cangelosi nel corso degli anni, in cui Marcella Di Folco parla di sé a ruota libera e si racconta con grande serenità. Meno convincenti appaiono al contrario i tentativi di ricostruzione storica, i lacerti di “contestualizzazione”, che danno a tratti al documentario un tono troppo istituzionale e cozzano al contrario con l’amara malinconia ma anche il sentito affetto di quel che costituisce il vero cuore del film. Del resto, per rievocare vecchi quanto azzeccati slogan, il privato è politico e mai definizione fu più adatta che per Marcella Di Folco.

Info
La scheda di Una nobile rivoluzione sul sito del Torino Film Festival

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