The Gunman

The Gunman

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Incontro tra due personalità diverse come Sean Penn e Pierre Morel, The Gunman è un action senza particolare inventiva che viene retto solo dal protagonista e dal resto del cast.

Da L’angelo con la pistola

Jim Terrier ha un passato discutibile: forte di un addestramento speciale, ha operato in diverse zone pericolose come Agente Speciale Internazionale. Ma ora sta cercando di riscattarsi. E’ profondamente innamorato di Annie e con lei è intenzionato a cambiare vita in un villaggio africano del Congo, sede di una ONG che si occupa di fornire acqua potabile agli abitanti. Ma per quanto si sforzi di cancellarlo, il passato lo ossessiona: sopravvissuto all’attentato di tre sicari è costretto a tornare in azione. Deve usare tutte le risorse per le quali è stato addestrato per sopravvivere e dimostrare la sua innocenza. Per scoprire di chi sia la mano che lo vuole morto si muoverà in lungo e in largo per l’Europa, trovando sul suo cammino persone disposte a credere in lui, vecchie conoscenze dai trascorsi non proprio limpidi e ex compagni dalla morale discutibile… [sinossi]

The Gunman è sostanzialmente il frutto dell’incontro tra due personalità cinematografiche apparentemente molto diverse: l’attore – e sporadicamente regista – Sean Penn, e il regista francese trapiantato a Hollywood Pierre Morel. Morel è noto per essere cresciuto sotto l’egida di Luc Besson, e, proprio come il suo mentore, per essere votato a un cinema d’azione con uno stile molto personale, almeno negli intenti: basti pensare agli acclamati – e un po’ sopravvalutati – Banlieu 13 e Taken. Sean Penn, oltre ad essere un attore di eccezionale caratura, piuttosto classico nella sua capacità di muoversi tra ruoli molto differenti tra loro, e di donare sempre grande energia emotiva ai propri personaggi, è anche celebre per il suo impegno politico e filantropico, talmente famoso per le sue esternazioni anti-Bush, che ne è stato anche creato un personaggio ad hoc nel film d’animazione satirico sulla politica estera americana, Team America.
Difficile pensare che questo profilo di divo “di sinistra”, non abbia condizionato il film di Morel: è anzi probabile che ne abbia posto le basi per questa figura di sicario che, pentitosi del suo passato sanguinario al servizio delle multinazionali, si presta come volontario in una ONG per aiutare la popolazione congolese. Una figura che rasenta il ridicolo, sia all’interno della finzione (Penn/Terrier viene sbeffeggiato dai vecchi compagni criminali che invece sono tutt’altro che pronti alla redenzione) sia per lo spettatore, che non può non accorgersi di forti inverosimiglianze.

Siamo tuttavia in un film d’azione, e Morel intelligentemente sa che ci può essere molta licenza nell’affrontare temi politici e socio-economici, tutto sommato presenti spesso in plot di genere, e quasi sempre trattati in modo tutt’altro che impegnato. The Gunman rappresenta chiaramente un connubio commerciale più che artistico, poiché da una parte Morel cerca di risultare alternativo, ma solo in modo superficiale, all’interno del genere usando un volto insolito, come già accaduto con Liam Neeson in Taken, e dall’altra il divo Hollywoodiano Sean Penn mostra la sua contradditoria voglia di mostrare i muscoli e divertirsi con una pistola in mano, ma di non perdere completamente lo status di attore intellettuale e dall’animo umanitario. Non stiamo tuttavia parlando realmente di un film tra il ridicolo e lo stravagante, poiché The Gunman, come già accennato sopra, rientra perfettamente negli schemi di genere. Non viene scavato più di tanto a livello psicologico sul percorso di redenzione di Terrier (e forse meglio così), che risulta funzionale alla storia, poiché la protagonista femminile si riavvicina in questo modo all’ex sicario nonostante il suo passato, e la vendetta nei confronti dei “cattivi” e delle multinazionali connesse può compiersi con maggiore enfasi.

Quello che regge soprattutto The Gunman, nonostante i chiari intenti commerciali, è come sempre la bravura dell’attore protagonista, ma anche il cast stellare che lo circonda. Non si può tuttavia dire che il connubio Penn/Morel sia perfettamente riuscito: se Penn ne esce tutto sommato bene, il regista invece latita a livello di inventiva – se non per qualche sporadica sequenza – nelle scene di azione. Quello che però forse manca di più è un reale fascino dei personaggi: se il protagonista in odore di santità e in cerca dell’amore perduto è, come già accennato, un po’ ridicolo, tutt’altro che maledetto, e psicologicamente piatto, non sembrano più affascinanti i villain di turno, tutti dal comportamento estremamente prevedibile. Vengono davvero sfruttati poco attori del calibro di Javier Bardem, che pure affascina quando traspare un po’ di ambiguità, colpevolmente tenuto troppo poco in scena, così come appare solo accennato il cinismo di Mark Rylance, che col suo volto laido e scavato avrebbe potuto dare molto di più al film. Notevolmente sprecato anche un attore dalla forte presenza scenica come Idris Elba. Va un po’ meglio invece per Jasmine Trinca, alla prima prova da attrice oltreoceano, che incarna la crocerossina innocente, tutto sommato misurata e in parte.

Info
The Gunman, il trailer.
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