War on Everyone

War on Everyone

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Con il suo terzo lungometraggio, War on Everyone, il regista irlandese John Michael McDonagh abbandona – per ora – la patria e si sposta in America, per una storia divertente e molto politicamente scorretta di poliziotti corrotti. Presentato in Panorama alla Berlinale 2016.

Very Bad Boys

Due poliziotti dediti alla lotta contro la criminalità, rigorosamente a modo loro, rischiano di perdere il lavoro mentre indagano su una truffa andata male… [sinossi]

“Mi sono sempre chiesto se i mimi emettono suoni quando li colpisci”, dice Michael Peña nella prima sequenza di War on Everyone, mentre lui e il suo collega (Alexander Skarsgård) inseguono un criminale vestito, guarda caso, da mimo. “Ora lo sai”, dice il suo omologo dopo aver investito il “pagliaccio” in questione. Questa introduzione è più che sufficiente per capire che la trasferta americana non ha attenuato gli istinti più “sporchi” di John Michael McDonagh, cineasta irlandese che in precedenza ci ha mostrato il lato oscuro del suo paese con i suoi primi due lungometraggi, Un poliziotto da happy hour – uno dei tanti casi recenti di traduzione italiana decisamente fuori luogo – e Calvario. E proprio della sua opera prima ha ripreso, caricandola fino al parossismo, la formula del buddy movie, concedendosi una vacanza statunitense in attesa di chiudere la sua trilogia irlandese con l’attore-feticcio Brendan Gleeson (assente in War on Everyone).

Ai tempi erano un poliziotto irlandese e un agente federale statunitense, oggi invece abbiamo a che fare con due sbirri decisamente americani, per quanto uno sia di origine messicana e l’altro interpretato da un attore svedese, il che rende particolarmente esilarante il momento in cui quest’ultimo insulta gli europei. Razzismo, violenza e tossicodipendenza caratterizzano i comportamenti di questa strana coppia che attraversano le strade di una New Mexico ancora più truculenta della visione a cui ci aveva abituati la serie televisiva Breaking Bad, forse anche perché McDonagh, abituato a ben altri contesti lavorativi sul piano geografico, è decisamente più disinibito di molti colleghi nati e cresciuti negli USA (un discorso analogo è applicabile al fratello Martin, autore della satira hollywoodiana 7 psicopatici). Il suo è un cinema libero, sregolato, dominato da un ritmo incalzante, una colonna sonora da urlo e due interpretazioni centrali assolutamente impeccabili. Se la fama da bad boy cinematografico e televisivo di Skarsgård era già un elemento chiave dei suoi ruoli americani (vedi soprattutto True Blood), è più sorprendente vedere in circostanze simili Peña, la cui precedente incursione nel poliziesco – vedi alla voce End of Watch – era molto più “pulita”.

Chi si aspetta le vette filosofiche ed umane di Calvario rischia di rimanere deluso, fatto sta che War on Everyone è l’ennesima, strepitosa conferma di un regista rigorosamente indipendente, che non si piega alle regole di sistemi prestabiliti (e in tal senso il titolo del film ha una succulenta valenza paratestuale). La sua è una voce fuori dal coro che merita di essere sentita il più possibile, e non solo in un contesto festivaliero. Gli applausi convinti del pubblico – non solo cinefilo – alla première berlinese sono un primo segno incoraggiante, ora non resta che sperare nella distribuzione italiana, soprattutto per quanto concerne la questione spinosa delle traduzioni dei titoli…

Info
La scheda di War on Everyone sul sito della Berlinale.
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