Festival di Cannes 2016 – Presentazione
Al via il Festival di Cannes 2016, dall’11 al 22 maggio, sessantanovesima edizione: l’apertura ufficiale con l’ultima fatica di Woody Allen, Café Society, quindi la corsa alla Palma, il mercato, una mole inaffrontabile di film… e una macchina (auto)promozionale che sembra non arrestarsi mai, ma che prende sempre più velocità, lasciando il resto del mondo a debita distanza.
Guardi la Croisette e pensi a Venezia. Ti avvicini al Palais du Cinéma e si visualizza di fronte a te l’incancellabile immagine del cratere del Lido, grottesca metafora di parole, promesse, soldi buttati, progetti nati male e finiti peggio. Il Festival di Cannes 2016 continua ad allungare il passo, a sventolare in alto il vessillo dell’industria cinematografica francese, della cultura transalpina, di una nazione capace di investire, progettare, pensare in grande. Già, quella grandeur che spesso canzoniamo. Il cratere, ancora lui. Una voragine. Un abisso.
L’abisso. No, non sono soltanto i nomi in concorso o fuori concorso, sparsi tra Un Certain Regard o le Séances de Minuit, a sottolineare energicamente il distacco transalpino e il ritardo veneziano/italiano. Prima delle scelte artistiche (che spesso tanto artistiche non sono), c’è la struttura organizzativa, ci sono le infrastrutture, dal Palais alle singole sale, fino alla ampia ricettività della città. Ci sono negozi, ristoranti, vetrine di lusso, locali notturni, diurni, supermercati, giornalai e tutto quel che segue e che serve. Perché il Festival di Cannes 2016 non sarà fatto di sole visioni, residui di celluloide e immagini digitali, ma di infinite propaggini commerciali. E anche artistiche e culturali, perché il grande carrozzone serve anche a questo: la brillante Quinzaine des Réalisateurs, a questo giro dai riflessi tricolori (Fai bei sogni di Marco Bellocchio, La pazza gioia di Paolo Virzì, Fiore di Claudio Giovannesi); la Semaine de la Critique tutta da scoprire; la programmazione alternativa di Acid (Association du Cinéma Indépendant pour sa Diffusion). E poi il Mercato, un universo parallelo densissimo, costellato di proiezioni, incontri, produttori, distributori, film commission, cataloghi, locandine: un brulicare di film in cerca di collocazione, dai festival grandi o piccoli fino al circuito home video. Stupefacente il numero di lungometraggi horror e d’animazione che non rivedremo mai più…
Il Festival di Cannes 2016 è una macchina apparentemente perfetta, scossa però dal timore degli attentati. La sicurezza ha stretto le maglie. Staremo a vedere. Perché vedere, in fin dei conti, è l’unica cosa che possiamo fare: divorare con gli occhi le pellicole più attese, e ancor di più quelle inattese. I nomi si rincorrono edizione dopo edizione, perché Cannes non ama rischiare, ma ama dannatamente il glamour che la stessa Croisette crea, nutre, amplifica e glorifica. Ed ecco, allora, i vari Almodóvar (Julieta), Assayas (Personal Shopper), Jean-Pierre e Luc Dardenne (The Unknown Girl), l’enfant prodige Xavier Dolan (Juste la fin du monde), Jarmusch (Paterson), Ken Loach (I, Daniel Blake), Park Chan-Wook (The Handmaiden), Sean Penn (The Last Face), l’attesissimo Nicolas Winding Refn (The Neon Demon). Ed è solo una parte del Concorso, tinto inevitabilmente di tricolore transalpino: dieci pellicole su ventuno sono prodotte o coprodotte dalla Francia. Se lo possono permettere. E il pensiero torna al cratere, alla voragine, all’abisso.
Tra l’11 e il 22 maggio perderemo molti film, perché Cannes non è a misura d’uomo. Cannes deve essere e restare irraggiungibile – è la sua forza, è il suo limite. Cercheremo di non perdere La Tortue Rouge di Michael Dubok de Wit, After the Storm di Hirokazu Kore-Eda, Il GGG – Il grande gigante gentile di Steven Spielberg, Gimme Danger di Jim Jarmusch, Bu-san-haeng di Yeon Sang-ho, Hissein Habré, une tragédie tchadienne di Mahamat-Saleh Haroun, La mort de Louis XIV di Albert Serra, Le Cancre di Paul Vecchiali, Neruda di Pablo Larraín, Dog Eat Dog di Paul Schrader, Two Lovers and a Bear di Kim Nguyen… e molto molto altro. Tanto. Troppo?