La caduta della casa Usher

La caduta della casa Usher

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Al Cinema Ritrovato di Bologna è stato presentato il capolavoro di Jean Epstein, La caduta della casa Usher, all’interno dell’omaggio che il festival ha riservato alla sorella Marie, a sua volta cineasta.

Il dipinto di Lord Roderick

Chiamato da Lord Roderick Usher, inquieto per la salute della moglie, un suo amico si reca nella lugubre casa di questi, dove trova il proprietario intento a dipingere il ritratto della sua compagna, Lady Madeleine. La donna deperisce giorno dopo giorno, man mano che il marito la ritrae; il ritratto sembra prendere la vita della donna… [sinossi]
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La versione cinematografica tutt’ora di più facile reperibilità de La caduta della casa Usher di Edgar Allan Poe è con ogni probabilità quella firmata da Roger Corman (I vivi e i morti, 1960) all’interno del ciclo di film tratti dalle opere del letterato di Baltimora, anche se non vanno dimenticati l’adattamento del 1980 di Jan Švankmajer ed El hundimiento de la casa Usher di Jess Franco, di due anni successivo. Ma, al di là della validità artistica delle singole opere, a distanza di quasi novant’anni dalla sua creazione nessuno di questi titoli può competere con lo strapotere visionario de La Chute de la maison Usher, che Jean Epstein portò a termine nel 1928. L’occasione di riscoprire questo caposaldo del cinema muto sul grande schermo l’ha fornita la trentesima edizione de Il Cinema Ritrovato di Bologna, che ha allestito un corposo omaggio a Marie Epstein, sorella e collaboratrice di Jean e a sua volta cineasta con titoli quali Peau de pêche (1929), La Maternelle (1933) e La Mort du cygne (1937), tutti in co-regia con Jean Benoît-Levy.
La copia de La caduta della casa Usher presentata al Cinema Lumière è quella restaurata dalla Epstein a fine anni Settanta, e sonorizzata per permettere al programma televisivo francese “Cinéma de minuit” di mandarla in onda; è così impressa sulle immagini la colonna sonora lavorata da Roland de Candé, fondatore delle Settimane musicali internazionali di Royaumont e personalità di spicco della musicologia transalpina. Tra reminiscenze medievali, soprattutto nell’utilizzo degli strumenti a corda, e cascami di cacofonie e rumorismi ad accompagnare i passaggi più convulsi della pellicola, de Candé spiazza lo spettatore, cercando (non sempre in modo felice) di dare un’interpretazione agli umori che trasudano dalla turpe vicenda che si svolge nel maniero degli Usher, oramai diroccato e in rovina, proprio come la nobiltà della famiglia.

Al di là dell’aspetto musicale, che presenta sotto una luce diversa il lavoro di Epstein, La caduta della casa Usher lascia, anche all’ennesima visione, attoniti. Basterebbe l’incipit, in cui Allan, invitato dall’amico Roderick, arranca sotto il peso delle valigie nel fango e nel fogliame che invade il sentiero che porta alla magione degli Usher, per comprendere la potenza espressiva dell’opera di Epstein. Il regista francese utilizza gli escamotage delle avanguardie (in particolar modo del surrealismo, ma si avvertono reminiscenze tanto del dadaismo quanto dell’espressionismo e del formalismo) per immergere La caduta della casa Usher in uno stato ipnotico, tra l’allucinato e il cadaverico. Là dove l’accelerazione dei fotogrammi serviva a creare un effetto comico o, in ogni caso, ad aumentare il dinamismo, Epstein raggela il quadro attraverso un utilizzo espressivo del ralenti, eliminando qualsiasi concetto di reale e trascinando la sua creatura nel campo del fantastico, in uno stato di trance come la moglie di Roderick, oramai privata dello spirito vitale dal ritratto che il marito sta febbrilmente cercando di portare a termine.
Tra sovrimpressioni e altri giochi ottici, Epstein fa accedere una narrazione classica alle porte del visionario, utilizzando il montaggio come massima cifra espressiva a disposizione. In tal senso assume un valore peculiare la sequenza in cui Roderick imbraccia la chitarra e la suona: le inquadrature scelte da Epstein per accompagnare la canzone si sviluppano seguendo in maniera accurata lo schema della strofa e del ritornello. La stessa chitarra verrà poi scelta come metafora della distruzione, verso la fine del film, inquadrando le corde che si spezzano una dopo l’altra. Tra lirismo impressionista e puro clangore espressionista La caduta della casa Usher trova un proprio miracoloso equilibrio, rispettando la scrittura di Poe – anche qui, come accadrà in futuro, si mescolano vari racconti tra loro – senza però venir meno a un’esigenza puramente cinematografica. Epstein utilizza lo spazio con una libertà espressiva sorprendente, passando da una estrema profondità di campo (la sequenza in cui Allan accede alla magione degli Usher ed entra nell’immenso salone ne è l’esempio più evidente) a primi piani e dettagli delle mani contorte dalla paura, dall’ansia e dal desiderio del padrone di casa. A pochi passi dall’avvento del sonoro, che cambierà ogni cosa, Jean Epstein firma uno dei primi capolavori della cinematografia dell’orrore, ancora oggi in grado di turbare lo spettatore, con o senza musica di accompagnamento.

Info
La caduta della casa Usher su Youtube.
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