The Void – Il vuoto

The Void – Il vuoto

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Saccheggiando Carpenter e l’horror distopico e soprannaturale, The Void – Il vuoto trasuda una passione viscerale e artigianale per il genere ma senza suspense né ironia.

Vuoti a prendere

In fuga da una presenza oscura e disperso in mezzo a un bosco, un ragazzo ferito trova un poliziotto in servizio notturno disposto ad aiutarlo. Solo che anche nel più vicino ospedale accadono cose strane: i pochi pazienti, medici e infermieri presenti sul posto iniziano a poco a poco a essere minacciati da presenze oscure e inquietanti, tanto minacciose dall’esterno quanto pericolose all’interno. [sinossi]

Il genere horror spesso si basa su una dicotomia tra vuoti e pieni: un percorso di scelte radicali che sfruttano assenze e sottrazioni o che tendono a immettere sempre molto più di quello che norme e buon gusto richiederebbero. Case fantasma, corridoi silenziosi, strade deserte e assassini invisibili o privi di identità sono non a caso i luoghi e gli agenti deputati a un bagno di corpi e di sangue. Ed è dal bilanciamento tra questi vuoti e pieni che un horror si inscrive in un preciso campionato: Serie A, serie B o serie Z.
The Void – Il vuoto non fa niente per nascondere la sua fattura grezza, frutto di un crowdfunding su Indiegogo e di un’evidente passione per il genere di due filmmaker canadesi. Al contrario, all’assenza di grandi mezzi economici risponde una volontà di non giocare affatto per sottrazione nella resa estetica ma anzi di riempire la storia e lo schermo di quanti più elementi e rimandi possibile. L’arrivo in un ospedale semi-vuoto corrisponde anche all’avvio di un classico meccanismo di assedio tra persone qualunque rifugiate all’interno e presenze inquietanti e minacciose all’esterno. A questo si aggiunge presto un elemento soprannaturale e fantascientifico che coinvolge mad doctors, ultracorpi, culti satanici, assenze di figli perduti e presenze di padri troppo ingombranti, che spingono i fragili equilibri dei sopravvissuti a scontrarsi tra loro e contro corpi mutanti e gestazioni ferine.

Se tutto questo sembra ricordare la filmografia di John Carpenter non è certamente un caso: da Distretto 13 a Il signore del male, passando per La cosa, i temi e gli incubi più ricorrenti del regista americano sono le suggestioni più evidenti dei due giovani registi. Ma là dove Carpenter prendeva un po’ da Hawks e un po’ da Lovecraft per creare un nuovo modo di concepire la suspense e la progressiva disumanizzazione dei personaggi, The Void – Il vuto gioca a svuotare sia i riferimenti cinematografici che quelli letterari, sia l’alta tensione che il pessimismo cosmico. Da giovani artigiani del cinema di genere (entrambi hanno lavorato alla supervisione artistica di Suicide Squad e It), Gillespie e Kostanski preferiscono riempire il loro lavoro di trucchi ed effetti visivi, liquami e protesi per soddisfare l’aspetto grafico, granguignolesco e istintuale del cinema di genere. Quello che manca davvero in questo ricettacolo di tanti elementi di serie B è un po’ più di ironia: un elemento né troppo astratto né troppo concreto capace di gestire e contenere meglio gli sconfinamenti metafisici della trama. Un centro di gravità tra il vuoto di senso dell’azione e il pieno di stimoli visivi e sensazioni raccapriccianti.
Basandosi sul principio che ogni mancanza (di mezzi, di idee originali o di personaggi appassionanti) si sopperisce con il suo esatto contrario, The Void – Il vuoto si riempie di effetti ambiziosi, sottotrame oscure e intricate e una dinamica, vivace e feroce, carneficina. Trasuda, secerne ed espettora passione per il genere che trasmette in maniera certamente più organica che cerebrale, ma finisce con l’imporsi come un’opera che si auto-immola nel nome del vero horror di culto. O come prodotto gestazionale che ha ancora bisogno di crescere ed evolversi prima di avviare il contagio.

Info
Il trailer di The Void – Il vuoto.
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