Asterix il gallico

Asterix il gallico

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Primo capitolo delle avventure cinematografiche dei celeberrimi personaggi creati da René Goscinny e Albert Uderzo, Asterix il gallico è un (breve) lungometraggio produttivamente ed esteticamente in bilico tra piccolo e grande schermo, realizzato in economia dallo studio belga Belvision. I limiti evidenti sono controbilanciati dalla comicità del testo originale, dalle musiche di Gérard Calvi e dalla qualità dei doppiatori, soprattutto nella scoppiettante versione italiana.

L’épisode Pilote

Armorica, l’antica Bretagna. Siamo nel 50 avanti Cristo, in quella che era la Gallia, oggi Francia: ai confini dell’Impero romano un piccolo villaggio resiste all’avanzata di Cesare e del suo esercito. La pozione magica di un druido, Panoramix, dona agli abitanti del villaggio una forza sovrumana. Il legionario Caligola Minus, detto Caligoletto, viene mandato in missione da Caius Bonus: travestito da gallo, dovrà scoprire il segreto del villaggio. Lungo il cammino, Caligoletto incontra Asterix e da Obelix… [sinossi]

Il punto di riferimento estetico-produttivo di Asterix il gallico (Astérix le Gaulois, 1967) non è e non può essere la Disney, che già nel 1937 aveva tracciato con Biancaneve e i sette nani una strada impervia per chiunque, ma è la limited animation della UPA (United Productions of America) e via via di gran parte delle case di produzione americane, europee e asiatiche. Quella di Ray Goossens e dello studio belga Belvision è una declinazione dell’animazione limitata più vicina al piccolo schermo che alla sala cinematografica. In questo senso, è significativo il confronto tra Asterix il gallico e la serie televisiva Les Aventures de Tintin, d’après Hergé, prodotta dalla Belvision tra il 1959 e il 1964, o il paragone poco favorevole col lungometraggio Pinocchio dans l’espace (1965), diretto dalla stesso Goossens e pensato fin dal principio per le sale.

L’impianto registico deve quindi barcamenarsi tra staticità e falsi movimenti, per evidenti questioni di risparmio e sopravvivenza. Con un occhio sempre puntato sulle metodologie produttive a stelle e strisce, Goossens non aveva alcuna intenzione di immolarsi sull’altare della qualità e si guardava bene dal canone disneyano. Scelta comprensibile, anche alla luce del suicidio produttivo dei fratelli Fleischer, e degli atavici problemi che affliggevano la produzione animata.
La cifra stilistica e i limiti di Asterix il gallico sono chiari fin dai titoli di testa, coi volti dei personaggi disegnati su semplici sfondi colorati. Un character design caricaturale, a volte un po’ troppo frettoloso, ma efficace per giocare coi luoghi comuni legati alle varie popolazioni [1].

La scarsa fluidità dei movimenti, i fondali fissi e poco curati e una gamma cromatica limitata sono però solo alcuni degli aspetti di Asterix il gallico. Fedele al primo albo e allo spirito di Goscinny e Uderzo, il film di Goossens può contare su un intreccio leggiadro e divertente, su un buon numero di gag, sulle note di Gérard Calvi e si appoggia al brio della voce narrante e alle calzanti caratterizzazioni dei doppiatori – nota di merito alla versione italiana, con le voci di Oreste Lionello (Asterix), Vittorio Sanipoli (Obelix), Gino La Monica (narratore), Roberto Bertea (Panoramix) e Carlo Romano (Caius Bonus).

Lo schema botte e comicità di Goscinny e Uderzo funziona anche sul grande schermo, ancor meglio nei successivi e più ambiziosi Asterix e Cleopatra (Astérix et Cléopatre, 1968) e Le 12 fatiche di Asterix (Les douze travaux d’Astérix, 1976). Nello stesso anno iniziano le fortune di un’altra strana coppia che si divide tra cazzotti e risate: Carlo Pedersoli e Mario Girotti, aka Bud Spencer e Terence Hill, scalano il box office con Dio perdona… Io no! (1967) di Giuseppe Colizzi.
Restiamo in Italia. Mentre la Belvision sforna un titolo dopo l’altro, Bozzetto dirige West and Soda (1965) e Vip – Mio fratello superuomo (1968), due validissimi esempi delle potenzialità creative ed espressive dell’animazione limitata. L’animazione immaginata da Goscinny e Uderzo, che vengono informati dell’esistenza di Asterix il gallico solo a lavorazione conclusa, si avvicina più alla creatività di Bozzetto che alla catena di montaggio della Belvision: mandati al macero due sequel tratti da Asterix e il falcetto d’oro (La Serpe d’or, 1962) e Asterix e il duello dei capi (Le Combat des chefs, 1964), i creatori di Asterix prendono in mano anche le trasposizioni cinematografiche, alzando decisamente l’asticella. Resta il merito della Belvision e di Goossens di aver dato vita a questo fertile épisode pilote. Anzi, Pilote.

Note
1.
Sui divertenti e un po’ rischiosi luoghi comuni di Asterix si veda la puntata speciale di Wonderland dedicata ad Asterix.
Info
Il trailer originale di Asterix il gallico.

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