Icemeltland Park

Icemeltland Park

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Presentato in concorso al 69° Trento Film Festival, Icemeltland Park di Liliana Colombo è un mediometraggio documentario che in quaranta minuti riesce a comunicare l’idea di fragilità della ecosfera, il ruolo deleterio dell’antropizzazione e la stoltezza della specie umana.

La banalità del cambiamento climatico

Un parco di divertimenti pensato per le famiglie, le coppie, gli amici e tutti coloro che vogliono visitarlo. Non sai dove andare in vacanza? O non sapete come trascorrere la vostra luna di miele? Venite a Icemeltland Park, non ve ne pentirete! [sinossi]

Gente che ridacchia, che gracchia, che urla di stupore mentre assiste a quello che considera alla stregua di uno spettacolo pirotecnico. Turisti con la passione dell’esotico che fanno una crociera nei punti remoti del pianeta per assistere a un affascinante spettacolo. Ricordano un po’, per la loro superficialità e stoltezza, i visitatori del campo di sterminio di Austerlitz di Sergei Loznitsa. E in effetti ciò che assistono questi ignoti spettatori, nel film Icemeltland Park di Liliana Colombo, è qualcosa di altrettanto drammatico, anche se diversa dall’Olocausto e non paragonabile a questo. Sono i grandi iceberg, le grandi distese di ghiaccio della Groenlandia, che stanno collassando, implodendo per lo scioglimento, conseguenza del riscaldamento del pianeta, con le sue catastrofiche conseguenze.

Icemeltland Park è stato presentato in concorso al 69° Trento Film Festival, dopo l’anteprima ai Pardi di domani di Locarno 2020, ed è opera di Liliana Colombo, autrice di vari lavori che sono passati al BFI, all’ICA di Londra, a Pesaro e a DocumentaMadrid. Il valore di questo mediometraggio, di una quarantina di minuti, è quello di comunicare una serie di informazioni, lo stato di collasso dell’ecosfera terrestre, la cecità degli esseri umani che ne sono responsabili, senza bisogno di una voce off didattica. Liliana Colombo semplicemente assembla footage preso da internet, usando il classico montaggio dialettico abbinato a un sapiente uso del fuoricampo. Non vediamo per esempio i volti degli spettatori dei ghiacciai agonizzanti, non vediamo le immagini patinate degli spot di prodotti che utilizzano combustibili fossili, occultati da didascalie che raccontano l’immagine mancante.

Solo alla fine compaiono degli articoli scientifici, a chiusura, a suggellare il senso di fragilità del pianeta, il suo essere costituito da cicli, processi interdipendenti, l’alterazione di uno dei quali può portare ripercussioni globali. Il cambiamento climatico, il dissesto idrogeologico, la sovrappopolazione e l’urbanizzazione. Immagini di articoli che comunque rappresentano un’ultima informazione visiva, un ultimo piano di una partitura di immagini, che si accompagnano, qualora non lo aveste capito, alla musica di karaoke di My Heart Will Go On, celebre colonna sonora del Titanic. Un elemento quest’ultimo per la verità un po’ grossolano.

Info
Icemeltland Park sul sito del Festival di Trento.

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