Festival di Cannes 2022 – Presentazione

Festival di Cannes 2022 – Presentazione

Al via il Festival di Cannes 2022, edizione numero settantaquattro, con il solito programma sovrabbondante ma anche una più che zoppicante (per così dire…) gestione dei biglietti. Un dettaglio nel grande ingranaggio, ma che ci riporta a una questione irrisolta e forse irrisolvibile: serve davvero un festival così grandioso e smisurato? Serve davvero a tutti i film, agli autori, alle produzioni e alle distribuzioni? Sì e no, come per altri festival internazionali, Venezia compresa.

504 Gateway Time-out. Inizia più o meno così il Festival di Cannes 2022, mostrando al mondo intero tutta la sua strombazzata grandeur. E sì, certo, nessuno può negare la centralità della kermesse transalpina, l’imponenza del Palais e via discorrendo. Il tappeto rosso che gronda stelle del cinema, il programma abnorme, le sezioni che trasudano qualità, talento, grandi nomi, a volte persino nuovi, inattesi – sì, ovvio, non è compito di Cannes inabissarsi nella ricerca matta e disperatissima, contano di più le prime pagine, la massa, i lustrini. E, in parte, è anche giusto così.
La lista dei film è abbacinante. Dal concorso peschiamo qualche titolo a caso: Armageddon Time di James Gray, Broker di Hirokazu Kore-eda, Close di Lukas Dhont, Nostalgia di Mario Martone, The Stars at Noon di Claire Denis… ma ci sono anche Tarik Saleh, Desplechin, l’attesissimo Cronenberg, Park Chan-wook, Skolimowski, la meravigliosa Kelly Reichardt (che, giova ricordarlo, ad agosto riceverà un giustissimo Pardo d’onore al Locarno Film Festival) e via discorrendo. Un concorso sulla carta sontuoso. Senza particolari sorprese, ma per sondare un po’ di novità basta spostarsi più in là, tra Un Certain Regard, Quinzaine des réalisateurs, Semaine de la critique e ACID.

Server Error in ‘/’ Application. Ad oggi, per tornare alla grandeur, questa abnorme lista di sezioni e titoli presenta un conto salato, in primis alla stampa. Il rischio, in realtà, è che a rimetterci siano soprattutto le pellicole più deboli, quelle inserite tra le pieghe del festival – pensiamo, tanto per fare un esempio, al destino amaro del pur lodevole Le sommet des dieux di Patrick Imbert, relegato alla sezione Cinéma de la plage nel 2021: una sola proiezione, presenza quasi nulla della stampa e quindi poca copertura. Ecco, appunto, la copertura e la visibilità. A che servono numeri abnormi se restano solo numeri? La rana più grande dello stagno festivaliero, costantemente in corsa con Venezia, probabilmente non scoppierà mai, ma le sue dimensioni iniziano a mostrare crepe sempre più preoccupanti: tornando alla scorsa edizione, come dimenticare l’accumulo disordinato di pellicole nei giorni che precedevano il festival? Annunci su annunci di film che, tranne rari casi, sono finiti in un indistinto blob, dispersi e presto dimenticati. Erano davvero così necessari?

Availability pending. Il Festival di Cannes 2022, come tutte le precedenti edizioni, è chiaramente una gioiosa macchina da guerra, emblema spavaldo di una nazione che da sempre investe tanto, tantissimo e bene nella cultura, nel cinema, nelle strutture e negli artisti. E, ça va sans dire, negli eventi. Eppure, come per altri mastodontici appuntamenti internazionali, questo continuo gonfiarsi il petto ha stritolato alcuni aspetti fondamentali dei festival: ad esempio, per quanto sia fantastico poter recuperare a Cannes Classics titoli come Visions of Eight e Il dio nero e il diavolo biondo, dove sono finite le retrospettive festivaliere? Già, le retrospettive, quello sguardo che si posava sul cinema, lo studiava, ci restava sopra e a lungo. Da anni, si veda anche Venezia Classici, è tutto una toccata e fuga. I costi, dicono. Il budget. I soldi. Ovviamente non è vero, ma tutti si sono accodati, persino il Torino Film Festival, tanto per restare dalle nostre parti. Insomma, Cannes è un capofila che può tranquillamente permettersi di spartire le colpe, anche nella gestione dei biglietti, delle code – giusto, Venezia?

Désolé. Inizia così il Festival di Cannes 2020, con un désolé che resterà virtuale. Un désolé che andrebbe rivolto a molti, film compresi. Ma qui si apre una parentesi fin troppo ampia e che non riguarda solo la Croisette. Anzi. Riguarda anche gli accreditati stampa, la loro debolezza strutturale, il declino della critica e dei suoi spazi, il tramonto di una cinefilia seria, consapevole. I festival stanno assomigliando sempre più ai loro nemici virtuali, Amazon e Netflix, e la stampa sembra procedere come un gregge, lungo code reali e virtuali, passando da un film all’altro seguendo linee già tracciate. Le sommet des dieux sembra distantissimo. Ogni giorno di più…

Info
Il sito ufficiale del Festival di Cannes 2022.
La selezione ufficiale del Festival di Cannes 2022.

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