Berlinale 2023 – Presentazione
Con la Berlinale 2023 compie settantatré anni il festival tedesco, per il quarto anno sotto l’egida di Carlo Chatrian e Mariette Rissenbeek; in una capitale tedesca in continuo rinnovamento, e in un momento storico peculiare per l’Europa e i suoi rapporti “a est”, la kermesse conferma la propria struttura ossea, allargando il proprio sguardo in direzione di Hollywood, come testimoniano la direzione di giuria affidata a Kristen Stewart, e l’Orso d’Oro alla carriera per Steven Spielberg.
Berlinale 2023, edizione numero settantatré dello storico festival tedesco che con Cannes e Venezia compone una sorta di “sacra Trimurti” per quel che concerne le kermesse mondiali dedicate al cinema, sembra in qualche modo voler fermare il tempo. In un’epoca in cui tutto sembra sempre più pericolante, in bilico, a partire ovviamente dalla guerra che si scatena a duemila chilometri dal confine germanico fino a una situazione economica e ambientale difficilmente sostenibile, la struttura ossea della Berlinale si pone quasi come un argine a tutto questo, il tentativo di dimostrare come si possa ancora continuare con il cinema, con la dialettica tra mondi opposti – produttivamente, culturalmente, storicamente. Così in giuria discuteranno tra loro dei film in concorso la diva-anti-diva Kristen Stewart (più giovane presidente di giuria di sempre, a neanche trentatré anni), il rumeno Radu Jude e l’hongkonghese Johnnie To, così come la spagnola Carla Simón e l’iraniana naturalizzata francese Golshifteh Farahani. Ragioneranno su una selezione che nella corsa all’Orso d’Oro vede nomi consolidati e oramai conosciuti dagli addetti ai lavori (Philippe Garrel, Christian Petzold, Margarethe Von Trotta, Nicolas Philibert, Makoto Shinkai), e habitué di Berlino quale è ad esempio Angela Schanelec, confrontarsi con il “nuovo”, o supposto tale.
Uno schema che si ripete anche per le altre sezioni del festival, da Berlinale Special in cui trovano spazio tra gli altri Mario Martone, Kazuyoshi Kumakiri, Soi Cheang (o Cheang Pou-soi che dir si voglia), ma anche il figlio d’arte Brandon Cronenberg col suo nuovo e atteso Infinity Pool, a Encounters dove viene ospitato il sudcoreano Hong Sangsoo e con lui Lois Patiño e Stefano Savona. Ancora una volta è l’elefantiasi a contraddistinguere quello che – contrariamente alla Croisette o al Lido – è in tutto e per tutto un festival pensato sulla cittadinanza, nella Capitale europea meno statica, in continuo sommovimento, con i lavori della metropolitana che hanno spiazzato gli accreditati arrivati in questi giorni e abituati storicamente a spostamenti rapidissimi anche nelle zone più impervie e distanti dall’area di Potsdamer Platz che è dalla riunificazione il quartier generale della Berlinale. Tra lunghi di finzione e documentari, cortometraggi, opere riscoperte e riviste retrospettivamente Berlinale 2023 arriva a contare quasi trecento titoli; un viaggio nel meraviglioso (rubando le parole ad Antonin Artaud) che è ovviamente impossibile da gestire anche per l’accreditato più volenteroso e resistente in sala, ma che testimonia anche più di ogni altra riflessione la volontà del festival di aprire le porte del cinema alla città, e viceversa, in un confronto con il pubblico vieppiù prezioso in una parentesi storica in cui il sistema dominante sta convincendo la popolazione che nulla è come casa propria.