A Light Never Goes Out

A Light Never Goes Out

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Bizzarro sguardo melanconico sull’epoca d’oro delle illuminazioni al neon di Hong Kong, A Light Never Goes Out di Anastasia Tsang è un mélo abbastanza prevedibile e privo di guizzi registici, ma si segnala comunque come un’accorata testimonianza di un tempo perduto, e che non tornerà più. Al Far East di Udine 2023.

Luci della città

Heung ha perso l’amatissimo marito Bill, artigiano delle insegne al neon che ha dedicato la sua intera esistenza a illuminare Hong Kong; nel tentativo di non perdere il legame con il consorte Heung si lancia nell’impresa di trasformare in realtà il suo ultimo desiderio, con l’aiuto di un giovane apprendista che Bill aveva preso a lavorare con sé. [sinossi]

Tra i molti meriti attribuibili a un festival cinematografico quale il Far East di Udine c’è quello di riuscire anno dopo anno a riportare al pubblico che affolla le sale del Teatro Nuovo e del Visionario il sentimento che i vari registi nutrono nei confronti della loro madrepatria. Questo è d’altro canto una delle indispensabili qualità del cinema “popolare”, connettere il proprio pubblico con una visione del mondo che li circonda e nel quale vivono quotidianamente la loro vita. Se il sud-est asiatico e l’estremo oriente, come la restante parte del globo terracqueo, stanno vivendo anni di transizione per non dire direttamente di smottamento, e forse anche in parte di perdita d’identità questo lo si può riscontrare senza eccessive forzature anche nei film che segnano la selezione del 2023 per il FEFF. Si pensi, per portare esempi all’apparenza distanti tra loro, al protagonista di You’ve Got a Friend di Ryūichi Hiroki, o a quelli dei vari Deleter di Mikhail Red, Abang Adik di Jin Ong, Day Off di Fu Tien-yu, Marry My Dead Body di Cheng Wei-hao. Che si tratti di Giappone, Filippine, Indonesia, o Taiwan la sostanza non cambia: figure in movimento, incapaci di identificarsi nel mondo in cui sono costretti a vivere. Poco conta quale sia il genere di riferimento, se l’horror o la commedia, l’erotico, o ancora il dramma o il fantastico. Tra i molti mondi in disgregamento impossibile non osservare con particolare attenzione Hong Kong, la terra su cui si fondò la prima pietra del Far East e che da sempre al festival è trattata con cura amorevole. Fin dai tempi dell’handover del 1997 molti sono stati i registi hongkonghesi che si sono interrogati sul destino della loro nazione, fagocitata ovviamente dalla vicina Cina. Quel “un Paese, due sistemi” sta vacillando anno dopo anno in modo sempre più evidente, come testimoniano anche le repressioni delle manifestazioni studentesche a partire dalla cosiddetta “rivoluzione degli ombrelli”.

Lo spirito di Hong Kong sta svanendo? Così sembrano temere molti cineasti del “porto profumato”, siano essi vecchie glorie del passato o giovani virgulti. E dopotutto è sempre più raro imbattersi in film che siano davvero in grado di restituire l’immagine di un tempo, quell’atmosfera che ha reso così caratteristica la città-stato da mitizzarla agli occhi degli spettatori occidentali. Questa è la chiave d’accesso più interessante per avvicinarsi a A Light Never Goes Out, presentato in concorso alla venticinquesima edizione del Far East. Opera prima di Anastasia Tsang, A Light Never Goes Out è stato prodotto all’interno del First Feature Film Initiative, progetto governativo nato nel 2013 e teso proprio a permettere ai giovani di accedere ai fondi per portare a termine l’opera prima. Un tentativo dunque di far sopravvivere l’industria cinematografica locale, cercando di sostenere l’urto con la superpotenza produttiva della “Mainland China”. Un piccolo atto di resistenza, come quello di Bill, interpretato da Simon Yam, che in una Hong Kong oramai fattasi anonima continua a credere nel potenziale delle insegne al neon, che tanto lustro diedero alle strade cittadine nel corso dei decenni. Peccato però che Bill sia morto, e che l’addolorata vedova Heung nulla sappia della soffiatura del vetro e dell’utilizzo dei gas per creare cromatismi di vario tipo. Ma Heung è ossessionata dall’idea di portare a termine l’ultimo progetto desiderato dall’amato marito, e che purtroppo ignora… Quel che ne viene fuori è un mélo anche prevedibile nel suo sviluppo (Heung ha anche dei personali tarli da dover elaborare, e che coinvolgono sia il defunto Bill che la loro unica figlia, che vorrebbe trasferirsi a vivere in Australia con il compagno e futuro marito) ma che mantiene un proprio interesse proprio per la materia trattata.

Tsang non sembra possedere una mano particolarmente ispirata, e di guizzi registici se ne riscontrano davvero molto pochi. Ciononostante tali debolezze non inficiano la portata nostalgica del film, che non risiede nella triste vicenda di Heung – tesa ovviamente in ogni caso a un personale riscatto, grazie anche all’intervento di un ragazzotto di bottega che Bill aveva preso con sé negli ultimi mesi prima della prematura morte – ma in questa Hong Kong senza più luci a illuminarla. Lo stacco di montaggio tra oggi e il passato, con quelle luci folgoranti che non sono più lì a dare una forma del tutto unica alla metropoli, riesce a colpire molto più in profondità rispetto ai dilemmi dei personaggi in scena. Se lo si prende nel versante quasi documentaristico – rinvigorito dalla scelta di inserire sui titoli di coda informazioni dettagliate su tutti i grandi maestri artigiani del neon della storia di Hong Kong – A Light Never Goes Out si dimostra un lavoro perfino fondamentale per cercare di comprendere il rapporto che i cittadini hanno con la propria terra, e con ciò che deve o dovrebbe rappresentare. Accorata testimonianza di un tempo perduto A Light Never Goes Out potrebbe anche fare a meno della storia che racconta, anche se così facendo si perderebbe l’occasione di godere sul grande schermo delle interpretazioni di due interpreti maestosi quali Simon Yam e Sylvia Chang: la loro presenza in scena da sola giustifica qualsiasi pur inessenziale passaggio narrativo. Forse loro possono illuminare di nuovo quelle strade le cui mille luci sono state spente per iniziativa governativa – volontà centrale cinese, a quanto si legge – dieci anni fa.

Info
A Light Never Goes Out sul sito del Far East.

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