Far East 2023 – Presentazione
Con il Far East 2023, in programma dal 21 al 29 aprile, il festival udinese festeggia le venticinque edizioni, e lo fa confermando la propria struttura, e preparandosi dunque di nuovo ad aprire le porte del Teatro Nuovo e del Visionario al cinema popolare dell’estremo oriente e del sud-est asiatico. Molto corposa la retrospettiva che attraverso 21 titoli getterà uno sguardo sulla produzione asiatica a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta.
Settantotto film in programma, di cui quarantadue in corsa per la vittoria del Gelso d’Oro, e oltre sessanta ospiti pronti a voli transoceanici per raggiungere il Friuli-Venezia Giulia. Questi alcuni dei numeri impressionanti che contraddistinguono il Far East 2023, venticinquesima edizione del festival udinese che è stata presentata oggi dalla direttrice Sabrina Baracetti. Tra il 21 e il 29 aprile dunque Udine aprirà di nuovo le porte all’estremo oriente e al sud-est asiatico, per presentare al pubblico che gremirà il Teatro Nuovo e il Visionario alcuni dei titoli più interessanti della produzione popolare di quell’area geografica. In un quarto di secolo il FEFF ha fatto molto, moltissimo, per la conoscenza di un cinema segreto, celato spesso agli occhi anche della cinefilia più attenta; ha lavorato sul pubblico e con il pubblico, agevolando il rapporto di fiducia con molti dei nuovi (all’epoca) autori del cinema asiatico, come ad esempio Takashi Miike, Kim Ki-duk, Johnnie To, e Park Chan-wook. Ed è interessante che To e Park siano entrambi – seppur in modo diverso – presenti al Far East 2023: il primo terrà una delle quattro masterclass previste (le altre tre le gestiranno Ryuichi Hiroki, Po-chi Leong, e Jang Sun-woo) e verrà omaggiato con un focus ad hoc – dal quale sarà però escluso il carattere noir del suo cinema -, e il secondo vedrà proiettato Trio, la sua opera seconda del 1997, quando ancora il Far East non esisteva (l’unica edizione dell’Hong Kong Film Festival, progenitore diretto del FEFF, è del 1998).
Il Far East prima del Far East, secondo una efficace formula sloganistica suggerita dalla stessa Baracetti, è il centro nevralgico di riflessione attorno al quale si articola una ampia retrospettiva composta da ben ventuno titoli che prendono in esame la produzione a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, e che di fatto anticipa l’ideazione della kermesse friulana. Accanto a classici arcinoti per chiunque abbia volto lo sguardo a oriente (Cure di Kiyoshi Kurosawa, Dang Bireley’s and Young Gangsters di Nonzee Nimibutr, Dust in the Wind di Hou Hsiao-hsien, Flowers in the City Jail di Mario O’Hara) sarà possibile imbattersi in opere meno conosciute, ma non per questo meno importanti, o rilevanti dal punto di vista artistico. Un panorama vasto, che arricchisce una selezione che per il resto conferma la propria struttura, con un concorso che prende in esame ben undici nazioni – Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Mongolia, Singapore, Taiwan, Thailandia – e che permetterà dunque di avere un quadro abbastanza preciso della situazione produttiva nella ripresa post-pandemica. Se il film d’apertura è l’unico titolo proveniente da Singapore, Ajoomma di He Shuming, a chiudere il festival provvederà il nuovo film di Zhang Yimou, Full River Red. A un quarto di secolo da quella primavera 1999 in cui tutto ebbe inizio il Far East 2023 continua a mostrare la propria urgenza, e si conferma come uno dei più interessanti, e sensati, eventi cinematografici italiani ed europei.