The Caine Mutiny Court-Martial

The Caine Mutiny Court-Martial

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Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, ultimo atto della straordinaria carriera di William Friedkin e primo vagito della rinata Republic Pictures, The Caine Mutiny Court-Martial riporta sullo schermo (grande, ma è pensato per quello piccolo) il celebre testo teatrale di Herman Wouk, aggiornandolo ai nostri giorni, mantenendone intatta la forza morale, il senso di dovere e giustizia. Più che convincenti le prove attoriali di Jason Clarke e Kiefer Sutherland.

L’ultimo bicchiere

Quando un capitano della Marina degli Stati Uniti mostra segni di instabilità mentale che mettono a rischio la sicurezza della sua nave, il primo ufficiale lo solleva dal comando e affronta la corte marziale per ammutinamento. Greenwald, un avvocato scettico, difende con riluttanza Maryk, l’ufficiale della Marina che ha preso il controllo della nave sottraendola al suo tirannico capitano Queeg nel corso di una violenta burrasca. Man mano che il processo va avanti, Greenwald diventa sempre più interessato a fare chiarezza, domandandosi se quello del Caine sia stato un vero ammutinamento o semplicemente l’atto coraggioso di un gruppo di marinai che non potevano più fidarsi del loro instabile capitano… [sinossi – labiennale.org]
This is the captain speaking. Some misguided sailors on this ship still think
they can pull a fast one on me. Well, they’re very much mistaken.
Since you’ve taken this course, the innocent will be punished with the guilty.
There will be no liberty for any member of this crew for three months.
I will not be made a fool of! Do you hear me?
– Lt. Commander Philip Francis Queeg

È intrisa di nostalgia la visione del limpido, rigoroso, ottimo The Caine Mutiny Court-Martial. Salutiamo per l’ultima volta William Friedkin e, in un bizzarro intreccio di vita e morte, ritroviamo la rinata Republic Pictures, storica casa di produzione. Un tuffo nel passato, non solo per Friedkin e Republic: The Caine Mutiny Court-Martial ci riporta infatti alla nettezza di certe produzioni televisive a stelle e strisce, senza fronzoli, senza pause, dritte al punto, scarnificate nella messa in scena – il film è pensato, scritto e diretto per il piccolo schermo, ma sul grande non sfigura, anzi. Perfetti Jason Clarke, dalla calzante presenza scenica, e Kiefer Sutherland, alle prese con Queeg e l’inevitabile confronto con Humphrey Bogart.

Si aggiunge un altro prezioso tassello a una trama esemplare: il romanzo L’ammutinamento del Caine (1951) di Herman Wouk, il suo testo teatrale Corte marziale per l’ammutinamento del Caine (1953), il notevole film di Edward Dmytryk, la versione televisiva di Altman e questa di Friedkin, senza contare altre trasposizioni, compresa quella scritta e diretta Schaffner. Queeg e Greenwald sono infatti due personaggi straordinari, ieri come oggi, portatori (in)sani di valori che negli anni Cinquanta probabilmente erano più facilmente riconoscibili e leggibili nelle loro contraddizioni.
A vederla come opera testamentaria, la scelta dell’opera teatrale di Wouk ci sembra quasi inevitabile, il coronamento di un lungo racconto morale su pellicola che ha dato corpo e voce a personaggi come Jimmy Doyle (Il braccio violento della legge) o Damien Karras (L’esorcista), trovando proprio nel piccolo schermo una prima eloquente rilettura friedkiniana, La parola ai giurati (1997), contraltare civile del tribunale militare di The Caine Mutiny Court-Martial. L’ultimo film, completato poco prima di morire, chiude anche un cerchio iniziato col documentario The People vs. Paul Crump (1962), sul celebre caso giudiziario di Paul Crump: come allora, l’obiettivo è quello di fare tutto il possibile, in nome di un codice morale che il personaggio di Greenwald (Jason Clarke) incarna compiutamente, da ultimo ideale personaggio friedkiniano.

A suo modo, coi mezzi produttivi ridotti al minimo, The Caine Mutiny Court-Martial è cinema di genere dai contenuti tanto articolati quanto spettacolari: è il cinema di Friedkin, lo è sempre stato, al di là del budget e del medium di destinazione – uno dei punti cardine della New Hollywood, di quel periodo fertilissimo e forse irripetibile. E qui, sostanzialmente in un solo ambiente, lo spettacolo è nel ritmo del dibattimento, nelle grintose performance attoriali, nell’incalzante tessuto etico, nei punti di vista, nei primi piani, in quei volti scelti con estrema cura. A Friedkin, come al film, non servono complessi movimenti di macchina o evidenti preziosismi, si lavora di sottrazione, al servizio dello script e degli attori. Finisce così, probabilmente nel migliore dei modi.

All of the films I have made, that I have chosen to make,
are all about the thin line between good and evil.
And also the thin line that exists in each and every one of us.
That’s what my films are about.
– William Friedkin
Info
La scheda di The Caine Mutiny Court-Martial sul sito della Biennale.

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