Blue Giant

Blue Giant

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Presentato nella sezione Limelight dell’International Film Festival Rotterdam 2024, Blue Giant è un film d’animazione del noto regista di anime Yuzuru Tachikawa. Ambientato nel mondo del jazz il film segue la parabola di successo di un gruppo di musicisti, regalando strepitosi momenti musicali.

Tokyo jazz

Un giorno Dai Miyamoto prende in mano un sassofono e decide di essere ricordato come uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi. Lascia la sua sonnolenta cittadina natale per i vivaci locali notturni di Tokyo, ma diventare un jazzista professionista non è facile. Il suo entusiasmo conquista il pianista Yukinori mentre convince l’amico Shunji a imparare a suonare la batteria. Insieme formano un trio jazz, battezzato col nome Jass, con cui giungono presto al successo. [sinossi]

Il jazz è passione e intesa, è un’esperienza intensa e tempestosa, la musica delle emozioni. Così dice Dai, il jazzista protagonista del film, ambientato nei locali e nella scena musicale di Tokyo, Blue Giant, presentato nella sezione Limelight dell’IFFR 2024. Tratto da una popolare serie di manga, il film è un’operazione di adattamento in un lungometraggio anime a opera di Yuzuru Tachikawa, già noto per alcune serie di successo quali Death Parade, Mob Psycho 100, Deca-Dence, e il film Detective Conan: Zero the Enforcer. Blue Giant racconta una storia molto giapponese di un obiettivo raggiunto con sofferenza e abnegazione. Protagonisti sono tre ragazzi che hanno formato un gruppo jazz, dal nome Jass: Dai, al sassofono tenore, Yukinori al piano e Shunji alla batteria. Si esibiscono in vari locali della metropoli, fino a quello più importante per la scena giapponese, ovvero il SoBlue. Seguendo il classico crescendo, l’esibizione dei nostri in quel locale rappresenterà l’apoteosi, il tripudio catartico, nonostante un ultimo, drammaturgico ostacolo che sembrava insormontabile: Yukinori ha perso l’uso di una mano in un improvviso incidente stradale. Ma riuscirà a suonare lo stesso il piano con una mano sola, nonostante il parere negativo del direttore del prestigioso locale.

La narrazione di Blue Giant procede diretta all’obiettivo, con ben pochi fronzoli. I tre musicisti vivono come asceticamente, concentrati nel loro obiettivo. Della loro vita privata, fuori dal contesto musicale, si sa poco o nulla. Solo all’inizio vediamo Dal lasciare la famiglia a Sendai per viaggiare verso Tokyo, per coltivare il suo sogno. Nessuna situazione romantica, come quelle che tipicamente gli sceneggiatori mettono in questo tipo di storie per renderle più appetibili, capita ai giovani protagonisti. Dai, Yukinori e Shunji intendono la loro attività musicale come una missione, con lo spirito di moderni samurai. Vivono in miseri appartamenti disordinati e fanno piccoli lavoretti, il cameriere, l’operaio in un cantiere, per potersi mantenere. Potrebbero ricordare, Dai soprattutto, il protagonista di Ken di Kenji Misumi, non a caso tratto da Mishima. La stessa abnegazione anche se non per le arti marziali ma per un elemento culturale importato dall’esterno come la musica jazz. Anche il baseball, che si vede in televisione all’inizio, del resto è diventato lo sport nazionale giapponese.

Yuzuru Tachikawa lavora molto con il pathos della natura, degli elementi atmosferici. Il film comincia con una neve incessante e prosegue, una volta che Dai è arrivato a Tokyo, con un’immagine di ciliegi fioriti. Il sassofonista che suona sulle rive del fiume è una scena che ricorre. Il registra usa una serie di segni propri del cinema live action, che sarebbero inutili nell’animazione. Intercala la narrazione con interviste ad alcuni dei personaggi, che parlano delle vicende dei jazzisti da un tempo anteriore, con la grafica dell’immagine dell’obiettivo di una videocamera, ammantando tutto nella sensazione del documentario, o del mockumentary. Ma la grande sfida, riuscita, di Tachikawa è quella di rendere i momenti musicali che si susseguono nel film, con virtuosismi visivi che si accompagnano a quelli musicali. Ancora giocando come se riprendesse la realtà con una macchina da presa cui imprimere movimenti di macchina. Oscillazioni, rotazioni dell’inquadratura, zoomate. E poi riprese dall’alto e in mezzo al pubblico come fosse una regia di uno show musicale televisivo. L’energia musicale pulsa e la fatica dell’esibizione si misura in gocce di sudore attraverso le quali le immagini si deformano, e la luce si scompone, come poi si rifletteranno in un cubetto di ghiaccio con analogo effetto rifrangente. Con il linguaggio dell’animazione nipponica, Blue Giant riesce a restituire l’intensità, la fisicità e l’anima della musica jazz.

Info
Blue Giant sul sito di Rotterdam.

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