Taormina 2024 – Presentazione

Taormina 2024 – Presentazione

Dal 12 al 19 luglio Taormina 2024 spegne settanta candeline sul festival peloritano con il ritorno in Italia di Marco Müller, che torna alle radici della kermesse cercando il punto di contatto tra intrattenimento e ricerca, tra mainstream e indipendenza.

Era dall’ottonnato in cui durante gli anni Novanta fu reggente Enrico Ghezzi che il Taormina Film Festival non viveva un simile tumulto nell’attesa della reale programmazione: Taormina 2024 segna infatti il ritorno in Italia, dopo un decennio trascorso a lavorare in Cina, per Marco Müller, con ogni probabilità il più visionario dei direttori artistici, quello che più di ogni altro ha l’ambizione di sposare in modo sinergico il mainstream con la ricerca cinematografica, proseguendo sulla linea storica del lavoro festivaliero che non è più però – in un’epoca dominata dai compartimenti stagni – la prassi. La settantesima edizione del festival peloritano rappresenta in tal senso una scommessa per ambo le parti, quella di credere che nonostante l’ineluttabile incedere della contemporaneità sia ancora possibile immaginare percorsi alternativi, ma non per questo distanti dal pubblico, e dalle sue esigenze, siano esse congenite o indotte. Ecco dunque che tra un’apparizione di Carlo Verdone e una di Sharon Stone si farà largo anche Arnaud Desplechin e addirittura la versione integrale di Va savoir di Jacques Rivette. Ovviamente il Teatro Antico saprà farsi bello in particolar modo per accogliere le serate di gala, che vedranno alcune anteprime di film destinati a raggiungere nell’estate la sala, come ad esempio Twisters di Lee Isaac Chung, recuperi cannensi – lì si è visto a maggio The Surfer di Lorcan Finnegan –, ma anche produzioni italiane (Il giudice e il boss di Pasquale Scimeca, dedicato a Cesare Terranova, L’invenzione di noi due di Corrado Ceron con Lino Guanciale, Silvia D’Amico e Paolo Rossi, e Finché notte non ci separi di Riccardo Antonaroli con protagonsita Pilar Fogliati) e l’atteso nuovo lavoro di Baltasar Kormákur, vale a dire Touch.

A “rispondere” a questo lato della programmazione ci pensa innanzitutto la sezione Focus Mediterraneo, che troverà spazio all’interno del Palazzo dei Congressi – posto a trecento metri dal Teatro Antico – e che avrà ovviamente il compito di ragionare su un mare nostrum che ribolle di contraddizioni, di conflitti, di politiche su cui è indispensabile che il cinema allarghi la visuale. Ecco dunque il senso di proiettare in quella sede From Ground Zero, in cui 22 giovani cineasti palestinesi coordinati da Rashid Masharawi (qualcuno ricorderà almeno Haifa, A Ticket to Jerusalem, e Il compleanno di Laila) tentano di raccontare la vita quotidiana a Gaza. Amos Gitai entra in dialettica con il suo ottimo Shikun, già visto alla Berlinale e che articola il discorso attraverso uno spaccato della eterogenea e non conciliata società israeliana. È in questa sezione che trovano spazio i succitati Desplechin e Rivette, in un percorso che può marcare una significativa autonomia di Taormina 2024 nei confronti di altri festival generalisti italiani – e l’impressione è che la nuova Torino possa essere insidiata non poco nel corso del tempo da questa versione taorminese. Il palazzo dei congressi ospita anche uno spazio speciale interamente dedicato alla produzione siciliana, o che utilizza in ogni caso la Trinacria come centro nevralgico del discorso narrativo. Uno spazio che si apre alla serialità – ma dopotutto l’ottimo L’arte della gioia di Valeria Golino è anche uscito in sala – ma che guarda soprattutto alle opere prime e seconde come Quir di Nicola Bellucci o Il ladro di stelle cadenti di Francisco Saia; un’occasione, data dalla proiezione dell’esordio al lungometraggio di Marco Gianfreda Tre regole infallibili, per omaggiare la memoria del coraggioso produttore napoletano Gaetano Di Vaio, scomparso poco più di un mese fa in un tragico incidente in motorino (verrà proiettato anche Largo Baracche, che lo stesso Di Vaio diresse in prima persona). Officina Sicilia si arricchisce di una sottosezione incentrata su quello che viene definito “cinema siciliano ritrovato”, con un omaggio alla Panaria Film fondata nel 1947 dal principe Francesco Alliata di Villafranca, di cui verranno presentate in pellicola alcune delle produzioni più importanti, partendo dai cortometraggi documentari per arrivare alle due versioni differenti, per lingua e montaggio, di Vulcano e Volcano (1952) di William Dieterle. A proposito di recuperi dal passato imperdibile l’occasione di godere sul grande schermo di Rasoi che nel 1993 Mario Martone trasse dal testo teatrale di Enzo Moscato – con un Toni Servillo poco più che trentenne straordinario protagonista –, e del restauro digitale di Picnic a Hanging Rock di Peter Weir, un mese prima che la Mostra di Venezia incoroni il grande regista australiano con il Leone alla Carriera. Sempre nel recupero dal passato splendida l’occasione di musicare dal vivo (al piano Omar Sosa) La Montagne Infidèle di Jean Epstein: a centouno anni dalla sua realizzazione il pubblico di Taormina 2024 potrà godere sul grande schermo dell’eruzione dell’Etna del 1923, proprio mentre l’immenso vulcano in cui secondo Esiodo fu confinato il gigante Tifone sarà lì, stagliato sullo sfondo.

Info
Taormina 2024, il sito ufficiale.

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