Amarissima riflessione sull’amicizia virile e sull’Italia del boom economico anni Sessanta, La rimpatriata di Damiano Damiani ragiona con esiti lancinanti sul tempo dell’individuo e il tempo di un’intera società, restituendo i tratti individuali, sociali e universali di una radicale trasformazione geo-antropologica. Leggi tutto
Nato da un’ibridazione stilistico-industriale tra USA e Italia, Amityville Possession è l’unica occasione horror nel percorso artistico di Damiano Damiani. Inscritto in una cornice fortemente paradigmatica per l’horror americano anni 80, il film propone d’altro canto feroci brutalità e franchezze audiovisive connesse al cinema di genere italiano, e allude timidamente a doppie letture sul crinale tra razionale e irrazionale. Leggi tutto
Episodio bizzarro nella carriera di Damiano Damiani, La strega in amore è un oggetto singolare che contamina il gotico italiano con il racconto fantastico, il kammerspiel psicologico in luogo chiuso, qualche accento di commedia e timide provocazioni erotiche. Assai più curioso che riuscito, contiene anche una delle pochissime partecipazioni al cinema della diva teatrale Sarah Ferrati. Leggi tutto
Versione semplificata dell’impegno civile anni Settanta, Pizza Connection di Damiano Damiani è un melodramma/fotoromanzo tra mafia, conflitti familiari e sentimenti adolescenziali. Privo di ombre, ambiguità e reale fascino, rappresenta una sorta di compromesso al ribasso tra le ambizioni del cinema civile e le vacue esigenze di un nuovo decennio. Leggi tutto
Atto d’accusa contro le mille storture dell’istituzione carceraria italiana, L’istruttoria è chiusa: dimentichi di Damiano Damiani prosegue la polemica civile connaturata a molto del cinema dell’autore friulano spostando parallelamente il focus verso una disamina della fragile consistenza etica della mentalità borghese. Leggi tutto
Tra i titoli più noti e fondanti del cinema d’impegno civile italiano anni Settanta, Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica di Damiano Damiani propone un quesito etico ben radicato in un progetto di diretta denuncia civile e inscritto in una nuova idea di cinema di genere. Leggi tutto
Capolavoro dimenticato di Damiano Damiani, Io ho paura espande l’orizzonte della cupissima Italia contingente e coeva al film fino ad altezze vertiginose di allegoria universale. Un congegno narrativo perfetto in cui un’avvincente superficie noir nasconde profonde stratificazioni esistenziali. Leggi tutto
Il cinema italiano d’impegno civile interroga se stesso. Perché si uccide un magistrato di Damiano Damiani tenta di indagare il rapporto tra cinema/giornalismo e realtà spostando il baricentro del mafia-movie dalla diretta denuncia allo scandaglio dei medesimi strumenti di narrazione e polemica sociale. Leggi tutto