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Presentato al Far East Film Festival 2004 e opera prima di Lee Eon-hee, …ing si fa appezzare per la “seria leggerezza” con la quale descrive questo primo amore senza futuro. Uno stile che ricorda, almeno in parte, i toni soavi di Incrocio d’amore di Yee Chin-yen.

Avrai la stessa mia triste speranza

La liceale Min-ah ha trascorso gran parte della vita in ospedale e la sua malattia è potenzialmente letale. La madre, Mi-sook, cerca in tutti i modi di farle vivere il presente, di farle avere tutto ciò che potrebbe perdere all’improvviso. E nella breve esistenza di Min-ah entra il bel fotografo Young-jae… [sinossi]

-ing [iη] suffisso di origine anglosassone che entra nella composizione di: -1 participio presente e aggettivi di origine verbale: dancing, danzante; interesting, interessante; exciting, eccitante. -2 sostantivi deverbali: swimming, il nuoto; meeting, riunone; digging, lo scavare; covering, copertura.

…ing. Tre punti di sospensione e un suffisso. Titolo accattivante. Particolare, facile da ricordare. …ing è la vita che scorre, è la morte che si avvicina. È l’amore, il motore della vita. Il paragone con Love Story viene facile facile: lui+lei+una malattia che non lascia scampo. Ma il parallelo tra la pellicola di Lee Eon-hee e la celeberrima storia d’amor tragico diretta da Arthur Hiller non deve spaventare. Sebbene l’amorosa e lacrimosa relazione tra i due superbelli Ryan O’Neal e Ali MacGraw, gargantuesco successo del 1970, sia passata alla storia come l’esempio esecrabile e lampante delle lacrime posticce e abbia condannato alla gogna tutte le successive vicende di malattie terminali, i punti in comune con …ing rimangono superficiali.
Al di là dell’inevitabile risvolto melodrammatico, Lee Eon-hee affronta con apprezzabile garbo e leggiadra serietà tre temi sui quali era facile scivolare o risultare piatti e ripetitivi: vita e morte, ovvero le scoperte, con gioie e dolori, della crescita e la negazione brutale e ineluttabile della crescita stessa; amore, ovvero l’innamoramento e la forza (felicità) che ne deriva; amore materno, ovvero la necessaria ed encomiabile volontà di mascherare la disperazione. E il dolore e la dolcezza del ricordo.

Il terzo punto è la vera forza del film. Il rapporto tra Min-ah (la figlia, una convincente e indifesa Im Su-jung) e Mi-sook (la madre, interpretata dalla brava Lee Mi-sook) è commovente e soprattutto realistico. Bella giovane ed emancipata, Mi-sook è una madre moderna – Min-ah si rivolge a lei usando il nome di battesimo, fatto assolutamente inconsueto nella rigida Corea – pronta a celare il proprio dolore, non per pudore ma per coraggiosa scelta, e decisa a costruire per la figlia una vita, la poca che resta, felice.
Il giovane e bel fotografo Young-jae (interpretato dal popolare Kim Rae-won), l’amore, le emozioni, la gioia sono tutti regali di questa madre, deus ex-machina silenzioso, alla figlia morente. Intendiamoci, il personaggio interpretato da Im Su-jung non difetta di forza e coraggio, perché della madre è il naturale frutto. Ma il suo tempo su questa terra è troppo breve e la sua vita deve essere assaporata in fretta.

Oltre alla più che convincente prova offerta dalla graziosa Im Su-jung, …ing si fa appezzare per la seria leggerezza con la quale descrive questo primo amore senza futuro. Uno stile che ricorda, almeno in parte, i toni soavi di Incrocio d’amore di Yee Chin-yen.
All’opera d’esordio dopo due cortometraggi e qualche lavoro di sceneggiatura, Lee Eon-hee non cerca le lacrime – anzi, spesso si sorride – e si sforza di tenersi ben lontana dalle situazioni patetiche: il risultato, almeno per 3/4 del film è gradevole e incoraggiante. Discorso a parte per gli ultimi venti minuti. Troppe spiegazioni e sottolineature, come se Min-ah si fosse portata via la naturalezza e la spontanea poesia.
Molto intensa, invece, l’immagine delle tartarughe, animali che sembrano appartenere a un mondo da favola. Come una bella favola, un sogno consolatorio, era il viaggio alle Hawaii, luogo meraviglioso e rifugio ideale. Un irraggiungibile mondo altro in cui rifugiarsi: un po’ come accadeva al protagonista del divertente/commovente/geniale My Life as McDull. Un altro esempio di amore materno.

L’esordio di Lee Eon-hee fa ben sperare, per tecnica e sensibilità. Anche se alcuni tagli avrebbero giovato al film, non è poco essere riusciti a rimanere in piedi, evitando un patetico tonfo, dopo essersi avventurati su un terreno così sdrucciolevole. Che tante vittime ha mietuto.

Info
La scheda di …ing sul sito del FEFF.
Il trailer originale di …ing.
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