Summer

Summer riflette sul destino quasi sempre segnato di chi rimane confinato in un contesto provinciale, impotente più che insensibile nei confronti dei soggetti più problematici. Nonostante le ottime intenzioni, permane però un retrogusto di già detto, già visto, persino superfluo. Incanalato in una consolidata tradizione di cinema sociale, Summer piace ma non emerge con la necessaria forza narrativa dalla fiumana di opere più o meno apparentate.

Non era verde la mia valle

Shaun è un quarantenne che vive in una cittadina della Scozia con l’amico di sempre Daz, e il figlio di questi, Daniel. Da venti anni su una sedia a rotelle e con un passato da alcolista, Daz è un malato terminale. Shaun vive di espedienti e assiste l’amico nonostante un grave handicap a una mano. Continui flashback fanno luce sulla fanciullezza e sulla giovinezza dei due amici, condivisa con l’inseparabile Katy. Shaun aveva avuto gravi problemi di apprendimento accompagnati a sporadici scatti d’ira che ne avevano fatto una persona sgradita soprattutto agli occhi della madre di Katy. La ragazza aveva invece sempre aiutato l’amico col quale poi intraprese una storia d’amore che non ebbe futuro. Intelligente e ambiziosa, Katy lasciò il paese per proseguire gli studi senza più tornare. Questo dopo due eventi drammatici che videro protagonisti i suoi amici… [sinossi]

In questa parabola di distruzione, autodistruzione e parziale riscatto, condita di struggenti ricordi d’infanzia, non è certo la novità del soggetto a lasciare il segno, ma l’ottimo livello della confezione, in ogni sua componente tecnica e artistica. Il dato significativo – e ricorrente del cinema inglese – è l’altissima qualità degli interpreti di Summer, dai principali fino all’ultimo dei secondari. Oltre alla convincente e intensa prova di Robert Carlyle, attore che raramente si concede incidenti di percorso, è doveroso sottolineare il talento dei giovani Matthew Workman (Shaun da ragazzo) e Joanna Tulej (Katy sedicenne), ennesime speranze di una tradizione sempre verde. E poi Steve Evets (Daz adulto), Rachael Blake (Katy adulta) e via discorrendo.

Al regista Kenny Glenaan, oltre all’arguzia nel scegliere gli interpreti, vanno riconosciuti altri meriti: l’accuratezza e l’eleganza della messa in scena – la composizione dell’inquadratura, aspetto troppo spesso e senza motivo poco curato in molto cinema di impianto realistico, è ricercata senza essere ingombrante e particolare attezione è posta, con ottimi risultati, nel fondere i vari piani temporal, facendoli convivere nella stessa sequenza – si sposa con l’incessante commento sonoro di Stephen McKeon, mai ingombrante, ma efficace nel creare un’atmosfera in bilico tra l’inevitabile tragedia e l’impossibilità di trovare una qualsiasi via di fuga, sia dai fantasmi del proprio passato che dal palese fallimento del proprio presente. Summer è infatti un film profondamente tragico che riflette sul destino quasi sempre segnato di chi rimane confinato in un contesto provinciale, impotente più che insensibile nei confronti dei soggetti più problematici. Shaun e Daz sono due eterni ragazzini, teppistelli per caso, che sbattono incessantemente la testa contro un muro che non mostra crepe. Il rifiuto nei loro confronti è quasi sistematico, più che fatale. Shaun e Daz adulti sono il prevedibile risultato del loro adolescenziale stato di abbandono familare e scolastico. Più che cercare dei colpevoli, bisogna arrendersi all’evidenza: Shaun e Daz, come molti altri emarginati, hanno un destino già scritto, una maschera che non riescono a togliersi di dosso. E il destino già scritto” è in un certo senso il limite più evidente del lungometraggio di Kenny Glenaan, classico film di qualità che abbiamo visto già troppe volte. Summer è buon film, con ottime intenzioni, ma con un retrogusto di già detto, già visto, persino superfluo. Incanalato in una consolidata tradizione di cinema sociale, Summer piace ma non emerge con la necessaria forza narrativa dalla fiumana di opere più o meno apparentate.  Attendiamo, in ogni caso, con giustificato ottimismo la prossima prova di Glenaan, regista da tenere d’occhio.

Info
Il trailer originale di Summer.
Il sito della Sixteen Films, casa di produzione di Summer.
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