Entre os dedos (2008) Guedes, Serra - Recensione

Presentato al Torino Film Festival, Entre os dedos è cinema militante, coraggiosamente alternativo, fuori dai normali circuiti distributivi, fieramente contrario alla rappresentazione falsata della realtà fornita dai mass media. Il limite, probabilmente, è l’eccesso di generosità, il desiderio di raccontare tutto, di offrire un quadro esaustivo della drammatica esistenza che ogni maledetto giorno attanaglia i personaggi di questa storia.

Ogni maledetto giorno

Paulo viene licenziato dopo aver denunciato un incidente nel cantiere in cui lavora. La sua relazione con la moglie sta peggiorando giorno dopo giorno. Bela, la sorella di Paulo, vive con il padre che, dalla fine della guerra, soffre di depressione. Lavora come infermiera ed è l’unico motivo di conforto per un malato terminale. Famiglie moderne che sopravvivono a stento al destino nel quale sono intrappolate: alcune reagiscono, altre si abbandonano e smettono di combattere… [sinossi – torinofilmfest.org]

I registi portoghesi Tiago Guedes e Frederico Serra, coppia oramai collaudata sia sul piccolo che sul grande schermo, non nascondono le loro idee politiche e la comprensibile voglia di dare una lettura, assai critica, della crisi che attanaglia il loro Paese e, più in generale, il continente europeo. Nell’ultima fatica cinematografica Entre os dedos, in concorso al 26° Festival di Torino, troviamo tematiche spinose e purtroppo attuali: la sicurezza sul lavoro, la disoccupazione, le insormontabili difficoltà dei ceti medio-bassi. Lo sguardo dei due cineasti si spinge fino ai microcosmi familiari per osservare le conseguenze di questa crisi all’interno delle case, nei legami interpersonali. L’insicurezza e l’instabilità, come prevedibile, finiscono per minare i rapporti, sconquassando le famiglie dall’interno. Scegliendo il bianco e nero e portando sullo schermo una Lisbona quasi irriconoscibile, Guedes e Serra costruiscono un film dal respiro universale: tranne alcuni riferimenti che chiamano in causa direttamente il Portogallo, Entre os dedos potrebbe tranquillamente essere un film italiano, francese o tedesco.

Paulo (Filipe Duarte), operaio in crisi dopo aver assistito alla morte di un suo collega e aver denunciato il fatto, e la moglie Lúcia (Isabel Abreu, presente al Festival di Torino anche con A Zona di Sandro Aguilar), impiegata in un’impresa di pulizie, riversano all’interno del contesto familiare le pressioni provenienti dall’esterno: la comunicazione e la comprensione tra moglie e marito si inaridiscono, fino alle estreme conseguenze, alla rottura, alla violenza. Una storia comune, figlia di una società che non lascia respiro. Il destino della coppia Paulo-Lúcia è legata esclusivamente alla loro capacità di resistere, nel senso più ampio del termine.

Il bianco e nero leggermente sgranato, la macchina a mano e il taglio delle inquadrature concorrono a una messa in scena tesa al massimo realismo, rafforzando lo sguardo dei due registi e sottolineando con forza le loro intenzioni: Entre os dedos, in questo senso, è cinema militante, coraggiosamente alternativo, fuori dai normali circuiti distributivi, fieramente contrario alla rappresentazione falsata della realtà fornita dai mass media.
Il limite di Entre os dedos è probabilmente l’eccesso di generosità, il desiderio di raccontare tutto, di offrire un quadro esaustivo della drammatica esistenza che ogni maledetto giorno attanaglia i personaggi di questa storia. Una foga che trascina la sceneggiatura e la pellicola verso alcuni eccessi narrativi, verso una sovrabbondanza, seppur generosa – in questa ottica leggiamo, ad esempio, il personaggio di Nuno, malato terminale in aspro conflitto con la figura materna.
Destinato molto probabilmente a smarrirsi nella folta schiera dei film invisibili, Entre os dedos ci consegna due cineasti da seguire con un certo interesse. Nei circuiti festivalieri, ovviamente.