Tormented

Tormented

di

Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Tormented non verrà ricordato per l’intreccio, gradevole ma prevedibile nelle sue labirintiche ossessioni e nella rappresentazione del rimosso, ma offre allo spettatore un buon motivo per inforcare gli occhiali 3D: Shimizu lega la tridimensionalità alla narrazione, cercando di dare un senso all’utilizzo della tecnologia stereoscopica, che sequenza dopo sequenza crea suggestioni ottiche funzionali alle ambientazioni, al dipanarsi dell’intreccio, agli incastri temporali e dimensionali.

Kill the Rabbit!

Tormented è la storia di un bambino la cui famiglia si sta sgretolando. Intorno a lui la situazione peggiora quando mostra un attaccamento crescente e una dipendenza quasi morbosa per un coniglietto di pezza che prende vita. È forse matto? E la sorella sarà viva o morta? E quel libro di fiabe raffigura davvero il padre che sta impazzendo o sono tutti vittime di allucinazioni? [sinossi – www.labiennale.org]

Altro che Tormented. Takashi Shimizu non cambierà mai. Per il piccolo o per il grande schermo, per una produzione giapponese o americana, per un nuovo film o per l’ennesimo sequel o remake, i film di Shimizu riprendono, riecheggiano, ricalcano le opere precedenti, spesso con minimi spostamenti, impercettibili variazioni sul tema: in sostanza, il cineasta nipponico sembra essere rimasto intrappolato nel suo stesso immaginario orrorifico, vagando di pellicola in pellicola con le medesime ossessioni narrative e visive. Ju-on, alias The Grudge, ancora una volta.

Non deve stupire, quindi, che Tormented (Rabitto horâ 3D, 2011), presentato nella sezione Fuori Concorso della 68. Mostra del Cinema di Venezia, riprenda le location e la struttura narrativa del precedente The Shock Labyrinth 3D (Senritsu meikyu 3D, 2009), che alla poetica di Shimizu aggiungeva una volenterosa tridimensionalità. E tra spiriti rancorosi, flashback ingarbugliati ed edifici intrisi di fantasmatiche brame di vendetta, era proprio il 3D l’arma in più a disposizione di Shimizu. Nonostante una certa pigrizia narrativa, bisogna infatti riconoscere al regista giapponese la chiara volontà e la non comune capacità di modellare lo spazio scenico, di creare una dimensione orrorifica in luoghi apparentemente normali, quotidiani. Con una messa in scena rigorosamente geometrica, perfezionata nel corso dei tanti film realizzati, il regista nipponico sembra essere al momento uno dei pochi in grado di confrontarsi costruttivamente con la tridimensionalità, sia in proiezione esterna rispetto al grande schermo sia nella più utilizzata profondità di campo [1].

Tormented non verrà ricordato per l’intreccio, gradevole ma prevedibile nelle sue labirintiche ossessioni e nella rappresentazione del rimosso, ma offre allo spettatore un buon motivo per inforcare gli occhiali 3D: Shimizu lega la tridimensionalità alla narrazione, cercando di dare un senso all’utilizzo della tecnologia stereoscopica, che sequenza dopo sequenza crea suggestioni ottiche funzionali alle ambientazioni, al dipanarsi dell’intreccio, agli incastri temporali e dimensionali. E se i personaggi si ritrovano intrappolati in questa sovrapposizione di piani narrativi, anche lo spettatore è coinvolto, quantomeno visivamente, nell’incubo architettato da Shimizu: non molto efficace sul piano emozionale, Tormented si rivela un interessante compendio del rapporto tra soluzioni visive e scelte narrative (le immancabili scale a chiocciola, il libro tridimensionale costruito dal padre di Keiko, gli inquietanti fuori campo, l’intreccio metacinematografico e via discorrendo). Il cineasta nipponico, capace in passato di realizzare un gioiellino come Marebito (2004)[2], passa disinvoltamente da immagini sgranate in stile super 8 a quadri quasi asettici nella loro pulizia visiva, in cui gli ambienti gonfiati dal 3D assumono i contorni di una claustrofobica trappola, fisica e mentale [3]. Nuova linfa per il J-Horror?

Note
1. Non è un caso che Tormented abbia senso (solo) in 3D, mentre nella maggior parte della attuali produzioni le tre dimensioni siano uno specchietto per le allodole.
2. Selezionato per la Mostra del Cinema di Venezia del 2004, Marebito si avvale della presenza, come attore protagonista e chiara fonte di ispirazione, di Shinya Tsukamoto.
3. Indubbiamente fruttuosa la prima collaborazione tra Shimizu e il celebre direttore della fotografia Christopher Doyle.
Info
Il trailer originale di Tormented.
La pagina facebook di Tormented.
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-01.jpg
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-02.jpg
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-03.jpg
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-04.jpg
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-05.jpg
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-06.jpg
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-07.jpg
  • Tormented-2011-Takashi-Shimizu-08.jpg

Articoli correlati

Array
  • Venezia 2010

    The Shock LabyrinthThe Shock Labyrinth: Extreme 3D

    di Yuki è scomparsa dieci anni fa nel parco divertimenti Fuji-Q Highland, dove si trovava insieme ad altri suoi tre amici: Ken, Motoki e Rin, una ragazza non-vedente...
  • Venezia 2010

    The Child's Eye RecensioneThe Child’s Eye

    di , Bloccati in Thailandia dai tumulti politici e dalla chiusura dell’aeroporto, Rainie e i suoi amici non possono tornare a casa e si stabiliscono con riluttanza in un vecchio albergo scalcinato...