Bobby Fischer Against the World

Bobby Fischer Against the World

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Selezionato per la sesta edizione del Festival del Film di Roma, nella sezione Extra – L’Altro Cinema, Bobby Fischer Against the World si focalizza sulla sfuggente figura di Fischer, campione che alterna giocate geniali a piccole e grandi follie private, costantemente alla ricerca di un luogo altro e protagonista di comportamenti spesso ai limiti della paranoia.

La variante di Bobby

Considerato il più grande scacchista di tutti i tempi, Bobby Fischer incarna come pochi la contiguità di genio e follia. La sua storia sembra quella di un fumetto della Marvel: il campionato del mondo a 29 anni, la depressione, la fuga, la paranoia e l’ossessione di una rivincita contro Boris Spassky che non avrà mai luogo, come quella contro una infanzia deprivata di affetto e un talento mostruoso che non gli dà né gioia né serenità. La solitudine, il genio precoce e la precoce e invasiva attenzione dei media, il peso mostruoso della guerra fredda e infine l’ineluttabile deriva verso l’emarginazione, la nevrosi, il rancore, il delirio e l’isolamento… [sinossi]
1.e4 c5 2. Cf3 d6 3.d4 cxd4
4Cxd4 Cf6 5.Cc3 a6
La consueta Variante Najdorf
1.c4
L’inattesa apertura inglese
1.e4 Cf6
La spiazzante Difesa Alekhine

Per scovare il punto debole dell’interessante Bobby Fischer Against the World, documentario realizzato dalla statunitense Liz Garbus, bisogna tirare in ballo Steven Zaillian, sceneggiatore di successo che esordisce alla regia nel 1993 con In cerca di Bobby Fischer (Searching for Bobby Fischer)[1]. Il lungometraggio di Zaillian, poco fortunato nel Bel Paese nonostante la presenza nel cast di Ben Kingsley, Laurence Fishburne e Joe Mantegna, aveva il merito di saper mettere in scena l’imprevedibile spettacolarità degli scacchi, seppur in un contesto di baby-giocatori. Traspariva, in buona sostanza, tra la sfida intellettuale e psicologica, tra la complessità della teoria scacchistica e la mole abnorme delle combinazioni, l’emozione del gioco. Il film di Zaillian, che richiamava a più riprese la figura di Fischer intrecciando fiction e materiale di repertorio, era a tutti gli effetti un coinvolgente sport movie, capace di creare pathos col movimento di un alfiere o una regina.

Durante la visione del documentario di Liz Garbus si ha fame di gioco, di genialità, di tecnica, di aperture e difese, di pedoni e cavalli, di arrocchi e prise en passant. Quello che sembra mancare a Bobby Fischer Against the World, forse troppo concentrato a sondare il lato oscuro del campione americano e a contestualizzare il complesso periodo storico e politico, è proprio la messa in scena e l’emozione del gioco: paradossalmente, si sente la mancanza delle sessantaquattro caselle bianche e nere in un film dedicato a uno dei più imprevedibili e talentuosi giocatori della storia degli scacchi.

Selezionato per la sesta edizione del Festival del Film di Roma, nell’interessante sezione Extra – L’Altro Cinema, Bobby Fischer Against the World si focalizza sulla sfuggente figura di Fischer, campione che alterna giocate geniali a piccole e grandi follie private, costantemente alla ricerca di un luogo altro e protagonista di comportamenti spesso ai limiti della paranoia. Liz Garbus, che ha potuto contare su un budget sontuoso, tesse una fitta trama di materiali di repertorio, tra interviste televisive e celeberrime dirette della finale Spassky-Fischer, sfida che andava ben oltre la scacchiera, metafora dichiarata della guerra fredda [2]. Strutturato forse un po’ rigidamente in capitoli, il lungometraggio si sofferma soprattutto sulle due traiettorie, ascendente e discendente, della carriera e della vita di Fischer, bambino prodigio e adulto incontrollabile: un lavoro di montaggio ammirevole, che funziona soprattutto quando deve ripercorrere la fulminante celebrità dello scacchista americano, diventato un eroe nazionale, quasi un oggetto di culto [3].

Commovente e respingente, geniale e insopportabile, Bobby Fischer riesce a smarcarsi anche dalla Garbus: la minuziosa ricostruzione storica e personale non può che arrestarsi, arrendendosi al buco nero che aveva inghiottito il campione, scomparso e riapparso a più riprese. Un ritratto convincente, indubbiamente non celebrativo, ma che non riesce a colmare i vuoti. Una strada, come detto, poteva essere quella di trascinare lo spettatore sulla scacchiera, in mezzo al vortice di torri e regine, in quella dimensione di genialità che spesso sfocia nel delirio. La messa in scena degli scacchi come possibile mise-en-scène del campione scomparso e della sua tragica follia.

Note
1. Tra le sceneggiature firmate da Zaillian, ricordiamo quantomeno Schindler’s List (1993), Gangs of New York (2002), American Gangster (2007) e Moneyball – L’arte di vincere (2011). Meno brillante la carriera dietro la macchina da presa, proseguita con A Civil Action (1998) e Tutti gli uomini del re (2006).
2. Sono numerose e memorabili le sfide sportive, soprattutto olimpiche, tra USA e URSS. La finale del campionato del mondo tra Fischer e Spassky metteva in gioco non tanto l’ambita superiorità sportiva, ma dava agli americani la possibilità di scalfire le certezze culturali e intellettuali dei sovietici, dominatori incontrastati degli scacchi, vero e proprio “sport della mente”.
3. Illuminante la “follia scacchista” che aveva contagiato gli americani, testimoniata dalle divertenti immagini con Roman Polanski e il trio originale della serie televisiva Charlie’s Angels.
Info
Il trailer originale di Bobby Fischer Against the World.
Bobby Fischer Against the World su facebook.
Il sito ufficiale di Bobby Fischer Against the World.
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