Fuku-chan of Fukufuku Flats

Fuku-chan of Fukufuku Flats

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Tra preghiere nei templi, fotografe alla ricerca di un riscatto – professionale ma ancor più morale –, incontri combinati destinati al fallimento e partite di baseball improvvisate su un prato, Fuku-chan of Fukufuku Flats conferma il talento cristallino di Yosuke Fujita, e la mai sopita vitalità di una delle cinematografie più complesse e ricche del panorama mondiale. Al Far East 2014.

Volando come un aquilone

Tatsuo, un imbianchino perennemente single trascorre le proprie giornate tra il lavoro e i suoi due migliori amici, con cui compone un bizzarro gruppo di nerd. Finché un amore di gioventù che tradì la sua fiducia riemerge all’orizzonte… [sinossi]

Nel multiforme universo del cinema giapponese, da sempre avvezzo a confrontarsi con le forme più differenti, è possibile rintracciare una linea comune a molti cineasti della “nuova” generazione, dediti a una poetica che mescoli minimalismo quotidiano e squarci di surrealismo gentile, dalla visionarietà mai estremizzata ma allo stesso tempo neanche ristretta nei codici dell’abituale. Fanno parte di questa cerchia registi come Yamashita Nobuhiro (Linda Linda Linda, A Gentle Breeze in the Village, The Matsugane Potshot Affair) e Shuichi Okita (The Woodsman and the Rain, A Story of Yonosuke), oramai certezze cinefile per coloro che seguono i percorsi della Settima Arte a Honshu e dintorni, e anche Yosuke Fujita, presenza fissa in quel di Udine durante le giornate delFar East Film Festival.
Non ha dunque sorpreso nessuno la presenza, nella serata di apertura della sedicesima edizione della kermesse friulana, di Fuku-chan of Fukufuku Flats, opera terza di Yosuke Fujita, già approdato sullo schermo del Teatro Nuovo Giovanni da Udine con il precedente Quirky Guys and Gals (nel quale dirigeva uno degli episodi, mentre gli altri erano affidati alle cure di Tomoko Matsunashi, Mipo Oh e Gen Sekiguchi) e soprattutto con il sublime esordio Fine, Totally Fine, che nel 2008 segnalò la personale ricerca di un equilibrio salvifico tra l’elemento minimale e un surrealismo tendente alla demenza propria della comicità. Per di più Fuku-chan of Fukufuku Flats segna un passaggio fondamentale nel percorso compiuto nel corso degli anni dal Far East: il film è infatti co-prodotto anche da Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, direttori del festival, prosecuzione ideale del lavoro già intrapreso con la Tucker Film, alla quale si deve buona parte della distribuzione su suolo italiano di opere provenienti dall’estremo oriente e dal sud-est asiatico.

Al di là di queste annotazioni, in ogni caso laterali rispetto al valore precipuo dell’opera di Fujita, Fuku-chan of Fukufuku Flats sembra riallacciarsi idealmente a Fine, Totally Fine, sia per le timbriche tendenti alla commedia agrodolce sia per il modo in cui viene messo in scena il bizzarro, il diverso, il non usuale. Fujita non ha timore di ricorrere, quando necessario, alla battuta dalla grana grossa, ma allo stesso tempo lavora ai fianchi la sua creatura, costruendole attorno un microcosmo solo all’apparenza estraneo alla realtà ma al contrario dolente e sincero nella sua quotidianità. Per quanto Fukuda e i suoi due migliori amici (un ragazzo che è stato arrestato per il suo feticismo nei confronti degli indumenti intimi femminili, e un laureato che non è mai riuscito a trovare un posto nella società e vive in compagnia di un pitone) spostino Fuku-chan of Fukufuku Flats verso un cinema demenziale che ha sempre trovato terreno fertile in Giappone, la solitudine estrema di questi personaggi, il loro desiderio (nascosto e palesato) di trovare affetto e di essere amati e compresi non fa mai librare veramente il film verso territori eccessivamente sognanti.
Come Fukuda, che si aggrappa a un gigantesco aquilone costruito per l’occasione per assaporare l’ebrezza di un (finto) volo, anche Fuku-chan of Fukufuku Flats rimane volutamente a metà tra cielo e terra. Ne viene fuori un racconto sincero, divertente e straziante allo stesso tempo, fracassone eppure gentile, in una dicotomia incrollabile che trova la sua definitiva sublimazione nell’interpretazione della bravissima Miyuki Oshima, comica televisiva arcinota nella terra di Yamato che qui si cala con sorprendente credibilità nei panni del protagonista Fukuda, in una performance androgina che lascia il segno.
Tra preghiere nei templi, fotografe alla ricerca di un riscatto – professionale ma ancor più morale –, incontri combinati destinati al fallimento e partite di baseball improvvisate su un prato, Fuku-chan of Fukufuku Flats conferma il talento cristallino di Yosuke Fujita, e la mai sopita vitalità di una delle cinematografie più complesse e ricche del panorama mondiale.

Info
La scheda di Fuku-chan of Fukufuku Flats sul sito del Far East.
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