Voyage of Time – Il cammino della vita

Voyage of Time – Il cammino della vita

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In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, la versione non IMAX della nuova fatica di Terrence Malick. Novanta minuti di immagini reali e digitali che si fondono e confondono per (ri)creare la circolarità della Vita. Un flusso visivo/narrativo. Un biopic collettivo. Ma è proprio nella insistita circolarità malickiana che si fatica a scorgere la necessità e l’urgenza di Voyage of Time.

Il viaggio (in)finito

La violenta geologia del pianeta ai suoi albori. Le prime cellule, che si sviluppano, si dividono, esplorano ogni nicchia possibile. La comparsa dei pesci, delle foreste, dei dinosauri e della nostra specie con la sua necessità di rapportarsi a ogni cosa: tutto questo si trasforma in un inno alla natura, alla vita, all’universo. Non esistono due individui che avranno la stessa esperienza… [sinossi]

Come un novello Icaro, Terrence Malick continua ad avvicinarsi al Sole, a seguire le traiettorie di un volo testardo e impossibile. Nella sua personale rappresentazione della Natura e della Vita, di quello che per noi è l’Assoluto (in qualsiasi forma lo si voglia immaginare, esistente o meno), Voyage of Time: Life’s Journey finisce per occupare un posto a lato, in disparte rispetto alla completezza di The Tree of Life, del suo soave controcanto To the Wonder e della variazione Knight of Cups. Ed è forse tra le chiavi mancanti di questa nuova operazione artistica/commerciale proprio la variazione, lo slittamento verso qualcosa di altro rispetto a The Tree of Life, al trittico fiction. Voyage of Time ripercorre strade già battute, trovando un senso compiuto nella ricchezza dell’IMAX (a noi negata) e nella ampia possibilità della computer grafica. Non nella ri-narrazione.

La ricerca della meraviglia – e della sua messa in scena – sembra aver intrappolato Malick in uno stallo estetico, filosofico e narrativo. Voyage of Time è una sorta di eterno ritorno, un cinema così ambizioso e totalizzante (l’IMAX è probabilmente la logica conseguenza di questo percorso) che rischia di cristallizzare il suo Autore/Creatore. Immagini reali e digitali si fondono e confondono per (ri)creare la circolarità della vita, ma è proprio in questa circolarità che si fatica a scorgere la necessità e l’urgenza di Voyage of Time all’interno della poetica malickiana.

Potente, abbacinante, visivamente impeccabile, Voyage of Time – Il cammino della vita replica suggestioni visive, narrative, sonore e di montaggio. Accompagnato dalla voce di Cate Blanchett, tra frasi, singole parole e lunghissimi e fertili silenzi, questo grande biopic collettivo era già perfettamente contenuto/raccontato/esaurito in The Tree of Life. La circolarità della Vita, l’immersione nella Natura, la contrapposizione tra creazione e distruzione, tra il grandioso e il microscopico, tra gli organismi unicellulari e la complessità degli animali e degli essere umani (con tutte le loro contraddizioni) erano già parte del tutto, The Tree of Life, ideale punto di arrivo che rischia di trasformarsi in un idealizzato punto di ripartenza, di castrante ritorno, di gabbia dorata. La Natura, la Madre, la Meraviglia scorrevano già, potenti e finite, lungo la narrazione minimalista ma universale di The Tree of Life, mentre in Voyage of Time si scorgono i pericolosi riflessi del compendio. Della vittoria della forma sulla sostanza.

In questo cinema della distanza, con l’Autore/Creatore che attende immagini e sequenze dal mondo e dal mondo virtuale, Malick sembra smarrirsi nello stesso nero che è preludio alla creazione; nella luce e nei colori che altri generano per lui; nella perfezione del lavoro del direttore della fotografia Paul Atkins e dei montatori Keith Fraase e Rehman Nizar Ali – ma sono ovviamente di più, artisti/tecnici di un apparato produttivo magniloquente. In questo cinema di Malick la vita non pulsa, il sangue non scorre, la finzione dei pixel comincia a erodere l’immagine del grande albero.
Ambizioso nel comporre il flusso delle immagini e dei simboli, quanto didascalico nel testo, Malick compie una serie di giri restando fermo, immobile. Voyage of Time è un viaggio intorno alla Terra, una esplorazione minuziosa; è un viaggio nel Tempo, nello Spazio; è un viaggio alla ricerca della sorgente, del fuoco, del magma. È un viaggio nel futuro, per scoprire quello che kubrickianamente eravamo, quello che siamo e saremo. Una proiezione dell’eterno rapporto simbiotico/conflittuale dell’Uomo con la Natura. Eppure, Voyage of Time è un viaggio immobile. Ipnotico, ammaliante, ma immobile.
Del nostro viaggio futuro col cinema di Malick non sappiamo ancora niente, se non due parole e poco altro.
Radegund e Weightless.
Non ci resta che attendere.

Info
La scheda di Voyage of Time – Il cammino della vita sul sito di Venezia 2016.
Il trailer originale di Voyage of Time – Il cammino della vita.
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