This Beautiful Fantastic

This Beautiful Fantastic

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Prodotto da Andrea Iervolino e Monika Bacardi, This Beautiful Fantastic di Simon Aboud è una standardizzata e poco ispirata fiaba contemporanea che tenta di replicare in contesto londinese il tocco dell’Amélie di Jeunet, senza riuscirci.

Una fiacca Amélie londinese

Il racconto dell’amicizia tra Bella Brown, ragazza eccentrica un po’ fuori dall’ordinario che sogna di scrivere libri per bambini e il suo vicino di casa, Alphie Stephenson, un ricco anziano burbero e solo. Sullo sfondo un giardino abbandonato che rifiorisce in meno di un mese nel cuore di una Londra poetica e nascosta nella quale si instaurano delle relazioni profonde, tra improbabili incontri dai toccanti risvolti. [sinossi]

Nel 2001 Il meraviglioso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet, modello insuperato di fiaba contemporanea capace di giocare con le tonalità delle proprie invenzioni surreali, ha dato il via a una sfilza potenzialmente infinita di film pastello e caramellati, spaventosamente seriali nel loro tentativo di lavorare sulle superfici cromatiche per veicolare scorciatoie emotive, buoni sentimenti, immedesimazioni dello spettatore a buon mercato.
This Beautiful Fantastic di Simon Aboud, che fin dal titolo propone la giustapposizione enfatica di due superlativi, rientra a pieno titolo nella categoria, aggiungendo al proprio tocco levigato e pastoso anche l’elemento del giardinaggio, altro leitmotiv buonista di rara fortuna. Un anno prima del film di Jeunet, dopotutto, vedeva la luce L’erba di Grace, che pur nella confezione rassicurante poteva però vantare alcune trovate più graffianti e mordaci della media dei film analoghi che gli sono succeduti.

Colpi di coda che invece mancano del tutto a un lavoro di preoccupante inerzia come This Beautiful Fantastic, prodotto da Andrea Iervolino, Monika Bacardi e Christine Anderson: una sbiadita copia carbone di un immaginario già visto, che intavola una sorta di versione londinese della Amélie di Jeunet, dove tutto, a cominciare dalle musiche e dall’impianto melodico di molte sequenze, tenta di strizzare l’occhio al fortunato predecessore senza tuttavia replicarne la magia eccentrica e ammiccante, oltre che l’inventiva in quel caso nient’affatto episodica e sfilacciata. A mancare, in This Beautiful Fantastic, è la sintonia delle immagini e della regia col materiale narrativo, che si limita ad accumulare premesse e potenzialità senza risolverne tuttavia nessuna.

Se la metafora che intende accostare il giardinaggio e la vita è già di per sé abbastanza stucchevole e risaputa, altrettanto pretestuoso è il modo in cui il prologo del film connota le nevrosi e gli autismi della Bella Brown interpretata da Jessica Brown Findlay, ragazza stravagante e cresciuta tra i libri per la quale le fiabe sono l’unico, potenziale salvacondotto per uscire da un dedalo paralizzante di ossessioni patologiche. Il suo disturbo ossessivo-compulsivo è infatti un mero pretesto dal quale muovere per fornire un appiglio para-psicologico alle coordinate fiabesche della vicenda, ma tra i due opposti non c’è alcun legame né tantomeno una polarità in grado di dar peso all’uno e all’altro elemento. La sceneggiatura, in tal senso, si adagia meccanicamente allo sfibrato e logorante sense of wonder della protagonista, senza tuttavia far trasparire alcun afflato dalla passione sconfinata di Bella per i mille tomi nei quali si imbatte e dai quali dà l’idea di ricevere moltissimi e decisivi impulsi.

I personaggi di contorno non se la passano meglio, ingabbiati in stereotipi consunti e fastidiosi: il burbero vicino di casa di Bella, il signor Stephenson interpretato da un Tom Wilkinson col pilota automatico inserito e un broncio d’ordinanza, oltre a muovere da una caratterizzazione bieca e macchiettista sviluppa, nell’arco della storia, un mutamento di tono e di atteggiamento fin troppo repentino e poco giustificato a livello di scrittura. Il vedovo di Wilkinson, disilluso agricoltore di grandissima esperienza, non riesce dunque a sganciarsi dallo stereotipo esattamente come il romantico inventore di cui si innamorerà la giovane protagonista, interpretato da Jeremy Irvine.
Il finale del film non fa eccezione e, manco a dirlo, si accoda: man mano che ci si avvicina alla conclusione, infatti, tutte le risoluzioni della vicenda sono imposte allo spettatore in maniera forzata e automatica, a causa di un’evidente mancanza di strutturazione a monte e di un apparato visivo che non si sgancia mai dalla calligrafia e dalle contrapposizioni didascaliche tra i colori, le sensazioni, le cose.

Info
Il trailer di This Beautiful Fantastic su Youtube.
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