Far East 2010 – Presentazione
Tra il 23 aprile e il primo maggio il Teatro Nuovo Giovanni da Udine verrà invaso dal cinema orientale grazie al Far East 2010, dodicesima edizione del festival friulano dedicato alla produzione popolare dell’estremo oriente e del sud-est asiatico. Uno degli appuntamenti cinefili imperdibili dell’anno.
Un tappeto mezzo rosa e mezzo rosso: così potrebbe essere definita la serata di apertura della dodicesima edizione del Far East Film Festival, che da oggi a sabato primo maggio accoglierà in quel di Udine il variegato e bizzarro mondo del cinema popolare dell’estremo oriente. A dare inizio alle danze saranno infatti Sophie’s Revenge, commedia al femminile diretta da Eva Jin e interpretata (tra le altre) dalla diva Zhang Ziyi e da Fan Bingbing – che vedremo al festival anche in Bodyguards and Assassins di Teddy Chen e Wheat di He Ping – e l’attesissimo Dream Home, in cui un sempre meno allineato Pang Ho-cheung si confronta con lo slasher movie, promettendo vere e proprie inondazioni di sangue.
Si presenta così, dunque, il Far East 2010, edizione a dir poco cruciale per una delle kermesse indispensabili presenti sul suolo nazionale: i tagli dei fondi allo spettacolo hanno inciso in maniera selvaggia anche sul budget del festival, come ha ricordato, all’inizio dell’anno, il grido di preoccupazione e rabbia che recitava “Il cinema in FVG è in fin di vita”, e sotto il quale si sono riunite tutte le principali organizzazioni cinematografiche friulane, dal CEC – Centro Espressioni Cinematografiche alla Friuli Venezia Giulia Film Commission, da Alpe Adria Cinema a Maremetraggio. Eppure, il Far East non sembra davvero conoscere ostacoli in grado di minare il ruolo di primaria importanza che oramai riveste nell’ambito festivaliero internazionale: ancora una volta, infatti, è il programma allestito a parlare. E che programma!
L’asse del festival per questa edizione sembra spostarsi in maniera sensibile dalle parti del mondo cinese, con ben venti film selezionati tra tre stati (dieci provenienti da Hong Kong, otto dalla Mainland China e due da Taiwan) a cui si devono aggiungere i sette lungometraggi diretti dal maestro del cinema hongkonghese Patrick Lung Kong e inseriti nella retrospettiva a lui dedicata. L’anno scorso i film di lingua cinese erano stati quindici, contando anche una produzione singaporegna. Una scelta da non sottovalutare, che da un lato conserva l’anima primordiale del festival – che nacque nel 1998 con il nome Hong Kong Film Festival – e dall’altro dimostra la doverosa attenzione verso la produzione cinematografica cinese, in continua e apparentemente inarrestabile espansione.
Ciononostante la selezione non ha certo dimenticato per strada gli altri polmoni verdi che da sempre arricchiscono il folto panorama del Far East: a partire da Giappone e Corea del sud, che piomberanno su Udine con ben nove titoli a testa, tra i quali spiccano Golden Slumber di Yoshihiro Nakamura e Castaway on the Moon di Lee Hey-jun (acclamatissimo in patria e al quale è stato concesso di chiudere la dodicesima edizione insieme a Ip Man 2 di Wilson Yip, seguito dell’ottimo war/drama/action movie visto l’anno scorso), anche quest’anno sarà possibile posare gli occhi su quanto di più interessante il cinema popolare ha prodotto nel corso degli ultimi dodici mesi nel sud-est asiatico. Dopo la sbornia dell’undicesima edizione, torna con una pattuglia non disprezzabile l’Indonesia (tre film, tra i quali i nuovi Riri Riza e Upi Avianto); per la prima volta il Vietnam presenta addirittura due opere, e in Clash di Le Thanh Son si potranno ammirare nuovamente le gesta del divo locale Johnny Nguyen; dalle Filippine arrivano due veri e propri habituè del festival come Erik Matti (The Arrival) e Joyce Bernal (Kimmy Dora, che vede tra i protagonisti l’immancabile Vhong Navarro); la Thailandia, infine, si dimostra vera e propria patria del thriller e dell’horror, visto e considerato che ben tre film su cinque sembrano rientrare perfettamente nel genere.
E proprio l’horror tornerà in modo preponderante nella ricca retrospettiva dedicata alla produzione della Shintoho, che si svolgerà principalmente al Cinema Visionario – secondo schermo del festival dopo quello del Teatro Nuovo Giovanni da Udine – e vedrà susseguirsi alcuni dei caposaldi del genere prodotti alla fine degli anni cinquanta: gli spettatori potranno confrontarsi con classici nipponici quali Vampire Bride di Kyotaro Namiki, Black Line di Teruo Ishii e soprattutto il sublime Ghost of Yotsuya di Nobuo Nakagawa. Un ritorno alle grandi retrospettive di un tempo – viene naturale ricordare quella mastodontica dedicata alla Nikkatsu nel 2005 – che sintetizza il grande sforzo profuso dall’organizzazione per mantenere il Far East sui livelli che gli competono. In questo senso vanno applauditi anche il nuovo workshop internazionale dedicato ai produttori, Eave Ties That Bind, l’omaggio a Johnnie To organizzato in collaborazione con la Fandango in concomitanza con l’uscita nazionale del suo ultimo, splendido, Vendicami e il Far East Market, che anche quest’anno invaderà la cittadina friulana tra il 22 e il 25 aprile con la mostra mercato di prodotti asiatici. Perché il Far East continua a confermarsi come una delle poche realtà festivaliere italiane in grado di coinvolgere a pieno la città in cui opera: davvero arduo sarebbe immaginare un FEFF senza Udine e, esagerazioni a parte, viceversa.
Come ogni anno seguiremo con attenzione e passione le nove giornate, aggiornando quotidianamente il sito con l’intenzione di raccontarvi tutto ciò che accadrà sugli schermi udinesi. Il modo migliore per dare il giusto risalto a un evento unico nel suo genere, oggi più che mai da difendere e applaudire. Per bilanci e letture ci sarà tempo. Adesso, buona visione e buon divertimento!