I segreti della mente

I segreti della mente

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Internet è innanzitutto spazio, e paradossalmente è proprio lo spazio che manca ne I segreti della mente. La visualizzazione della chatroom virtuale con gli utenti che parlano seduti in cerchio, non solo è perfettamente gratuita, inutile e irrilevante in relazione a tutto il resto, ma è anche filmata senza la minima cognizione di ciò che essa è. Presentato a Cannes 2010.

Il terrore non corre via modem

Quando cinque ragazzi si incontrano online, scoprono fin da subito che le amicizie cybernetiche più che innocenti sono false. Ma ben presto un membro del gruppo, quello con la personalità decisamente più deviata (William), sempre più attratto dal lato oscuro del mondo virtuale, individua i compagni più vulnerabili del gruppo cogliendo anche l’occasione per cancellare completamente il proprio passato. Per lui questa è un’occasione unica per manipolare qualcuno e per condurlo pericolosamente verso la strada del non ritorno, ovvero la morte. Questo è il racconto della realtà agghiacciante che scaturisce dalla confusione tra la vita vera e il cyberspazio: quella confusione che oggigiorno sono in molti a rischiare, se non a sfiorare… [sinossi]

Uno guarda il catalogo, vede la sinossi e la foto, e non ci crede. No, non può essere un film così stupido. I segreti della mente (Chatroom) non può davvero parlare delle chat su internet visualizzando una stanza virtuale dove le persone, mentre nella vita reale stanno chattando, stanno sedute su delle sedie e parlano tra loro faccia e faccia. E se la trama si impernia su quei casi in cui anonimi sobillatori istigano individui deboli al suicidio via internet, beh, allora ci deve anche essere dell’altro, non può essere tutto così semplice. Non può, anche perché Hideo Nakata è pur sempre il creatore dei vari Ring (il primo, Ringu, datato 1998, al quale ha fatto seguito Ringu 2 l’anno successivo e l’americano The Ring Two nel 2005) e del bellissimo Dark Water (2002).
E invece sì. I segreti della mente è davvero così. C’è William, figlio frustratissimo di una scrittrice di successo à la Rowling, che tenta di condurre al suicidio Jim, adolescente ancora traumatizzato dalla scomparsa del padre a sette anni. E ci sono tutti gli altri, entrati casualmente nella stessa chatroom, tutti variamente giovani, disastrati e disadattati che, una volta capita l’antifona, tornano nella vita reale per tentare di fermare il misfatto prima che sia troppo tardi.

Anche sorvolando sul pressappochismo sociologico di questo spaccato degli internauti contemporanei vecchio di trent’anni, sembra che l’unica cosa di cui si sia preoccupato Nakata sia lo sfavillio della fotografia. Almeno quello, c’è. Ma si rimane davvero esterrefatti nel vedere come il regista di Ring sia diventato totalmente incapace di trovare il legame tra il terrore e il mezzo tecnologico di turno. Coi cellulari funzionava, con internet nemmeno lontanamente. Internet è innanzitutto spazio, e paradossalmente è proprio lo spazio che manca ne I segreti della mente. La visualizzazione della chatroom virtuale con gli utenti che parlano seduti in cerchio, non solo è perfettamente gratuita, inutile e irrilevante in relazione a tutto il resto (potrebbe anche non esserci, e il film non cambierebbe di una virgola, anche se vi hanno luogo una buona metà delle scene), ma è anche filmata senza la minima cognizione di ciò che essa è: relazione allo stato puro. Cosa che, incidentalmente, si trova anche al cuore dell’immagine cinematografica in quanto tale.

Se proprio si vuole, l’unico barlume accettabile si ha nell’ultima parte. Ovvero quando, dopo un’infinità di determinismi psicologici di impressionante banalità, il misto di frontalità di riprese e montaggio alternato con cui viene reso l’inseguimento finale (in cui si tenta vanamente di creare tensione aumentando i decibel) palesa con chiarezza che la relazione che unisce tra loro la decina di personaggi coinvolti deriva, appunto, interamente dall’arbitrio di montaggio. Nel momento in cui ciò si fa esplicito, in qualche modo ci si suggerisce che tutto lo spazio, anche quello che ci troviamo davanti ordinariamente, è virtuale. Ma è un’impressione che passa subito. E che non cancella nemmeno lontanamente i tristissimi esiti di un film davvero insalvabile.

Info
Il trailer de I segreti della mente.

  • I-segreti-della-mente-2010-Hideo-Nakata-01.jpg
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