The Freebie

The Freebie

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Flash forward e flash back si cedono di volta in volta il testimone portando avanti in maniera interessante ed articolata la narrazione di The Freebie, ma l’ingranaggio a un certo punto si inceppa, rendendo il racconto sempre più prevedibile e meccanico. Presentato nella sezione nella sezione L’Altro Cinema/Extra di Roma 2010.

I magnifici cornuti

Darren e Annie hanno un rapporto invidiabile costruito su amore, fiducia, e comunicazione. Dopo sette anni di matrimonio, non servirebbe modificare il loro rapporto nemmeno un po’. Godono ancora della reciproca compagnia e ridono agli scherzi dell’altro, ma, purtroppo, non ricordano l’ultima volta che hanno fatto sesso. Quando una conversazione a cena porta ad una discussione onesta circa lo stato della loro vita sentimentale, e un servizio fotografico bikini porta a un cruciverba invece che al sesso, iniziano a flirtare per rendere le cose un po’ più pepate. L’accordo: una notte di sesso senza legami con uno sconosciuto per entrambi. Può una notte di libertà essere proprio quello di cui hanno bisogno? [sinossi]

L’attesa e l’aspettativa nei confronti di un’opera cinematografica rappresentano indubbiamente un’arma a doppio taglio, vuoi perché non capita spessissimo che queste vengano confermate dal post visione, vuoi perché in svariate occasioni pubblico e critica non vanno a braccetto. Poi spunta dal nulla quella pellicola che riesce nell’impresa ardua di mettere d’accordo le due fazioni. È il caso di The Freebie della regista e attrice statunitense Katie Aselton, commedia sentimentale sul sesso e sull’importanza che ricopre in un rapporto di coppia, a parere di molti un autentico miracolo del cinema indipendente capace di sbancare l’ultima edizione del Sundance Film Festival.

Dopo la fortunata preview oltreoceano, l’opera prima della Aselton non poteva che arrivare al Festival Internazionale del Film di Roma, dove è stata presentata fuori concorso nella sezione L’Altro Cinema/Extra, sull’onda di un positivo passaparola. Le favorevoli voci di corridoio francamente non rispecchiano l’effettivo valore di un film che si trascina dietro le incertezze e le sbavature tecniche di un esordio, con l’aggravante che neppure sul versante narrativo si riescono a colmare le lacune che emergono dalla messa in scena.
Da parte sua, la Aselton opta per uno stile sporco per creare uno sguardo partecipe ed empatico sugli eventi. Il risultato è un’unità stilistica che restituisce una sensazione di verità, che non basta però a spingere lo spettatore verso l’immedesimazione. La regista resta sempre attaccata ai corpi dei personaggi, li scruta, li ascolta, li pedina, ma non è abbastanza abile nel nascondere loro l’occhio asfissiante e onnipresente della macchina da presa.

Se sulle mancanze registiche si può in qualche modo sorvolare attribuendole alla più che logica inesperienza di chi si trova per la prima volta dietro la macchina da presa, a maggior ragione se nella propria carriera cinematografica ci si è stati per molto tempo di fronte in veste di interprete (la Aselton che in The Freebie ricopre il ruolo della protagonista ha recitato fino ad ora in quindici pellicole), al contrario non si può chiudere gli occhi anche al cospetto delle carenze drammaturgiche che nascono da una sceneggiatura fragile e non sempre all’altezza. Lo script, infatti, se da una parte resiste grazie a un buon impianto dialogico, dall’altra perde gradualmente efficacia e spessore a causa di una struttura frammentata che vacilla, anche se va comunque apprezzato il tentativo, purtroppo non pienamente riuscito, di puntare su una scansione non lineare degli eventi in una successione cronologica in modalità jump cut che trasporta continuamente storia e personaggi tra passato, presente e futuro. In questo modo, flash forward e flash back si cedono di volta in volta il testimone portando avanti in maniera interessante ed articolata la narrazione. Peccato che l’ingranaggio a un certo punto si inceppa rendendo il racconto sempre più prevedibile e meccanico. E se l’intenzione di colui che firma la sceneggiatura era quella di mescolare le carte in gioco, allora a quanto pare non ha studiato attentamente quelle in suo possesso, a cominciare da uno sviluppo non adeguato dei personaggi per chiudere con le scelte molto discutibili in fase di casting. In tal senso, la fragilità della struttura interna del racconto e il superficiale sviluppo delle one line diventano un gap che a conti fatti non permettono al film di rimanere a galla.

C’è poi da aggiungere che il plot dal quale nasce la sceneggiatura non brilla certo per originalità, basta pensare che sul tema dell’infedeltà coniugale la storia del cinema ha costruito filmografie infinite a qualsiasi latitudine. Senza andare poi tanto lontano nel tempo, a pochi ore di distanza nella kermesse capitolina è passata in concorso la più quotata, in termini di budget e di cast a disposizione, pellicola diretta dalla collega Massy Tadjedin dal titolo Last Night. Stesso tema, medesimo risultato: l’insufficienza piena.

Info
Il trailer di The Freebie.

  • The-Freebie-2010-Katie-Aselton-01.jpg
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