Suck

Con Suck Rob Stefaniuk firma una commedia horror-musicale divertita e godibile, ma che forse si concede qualche pausa di troppo e non sempre sembra in grado di mantenere un ritmo costante, nonostante una messa in scena estremamente brillante. Al Torino Film Festival 2010 nella sezione Rapporto Confidenziale.

Rock is (un)dead!

I Winners sono un gruppo rock alla disperata ricerca di un contratto discografico. Durante il loro ultimo tour Jennifer, la bassista, scompare insieme a un attraente vampiro. Quando ritorna, grazie al nuovo look sensuale e a un paio di affilati canini, inizia ad attirare l’attenzione del pubblico. Uno dopo l’altro i componenti della band, affascinati dall’immortalità, soccomberanno alla sua sete di sangue, diventando a loro volta vampiri. A consacrare il definitivo successo del gruppo sarà un “incidente” durante una trasmissione radiofonica nazionale. Inseguiti da produttori senza scrupoli, groupie selvagge e un eccentrico cacciatore di vampiri, scopriranno che l’improvvisa fama nasconde anche dei lati negativi… [sinossi]
Nazionalità?
Americana.
Lo scopo del viaggio?
… Caccia.
Ha armi?
Oh, si. Un mucchio.
Bentornato a casa!
[Dialogo alla dogana al confine tra Canada e Stati Uniti]

Tra i molti meriti che vanno ascritti al Torino Film Festival c’è quello di aver permesso al popolo cinefilo italiano – sempre più in via d’estinzione – di approfondire la propria conoscenza con intere aree geografiche bellamente ignorate dal nostro zoppicante sistema distributivo. Non è infatti un mistero che cinematografie come quella canadese, sempre ottimamente ospitata nel folto palinsesto del capoluogo piemontese, fatichino non poco a trovare spazio sugli schermi italiani: un vero peccato, perché da Toronto a Montreal, dai Territori del Nord-Ovest al Quebec, la produzione cinematografica continua a dimostrarsi anno dopo anno sempre in forma smagliante. Ciò che sorprende e convince, al di là dell’alto risultato del prodotto medio, è soprattutto la varietà di approcci cinematografici che contraddistingue le opere canadesi: registi come Bruce McDonald (senza dunque doversi necessariamente rifugiare dalle parti di David Cronenberg o Atom Egoyan), capaci di passare da mockumentary rock a geniali sortite nell’horror claustrofobico – si veda l’esempio dell’ottimo Pontypool, visto proprio a Torino appena dodici mesi or sono – simboleggiano senza possibilità di repliche o pretestuose alternative la vitalità della settima arte a nord degli Stati Uniti.

Un altro tassello nella (ri)scoperta del cinema canadese è stato possibile rintracciarlo, proprio in apertura della ventottesima edizione del festival sotto la Mole, nel divertente Suck, inserito all’interno della sezione Rapporto Confidenziale, quest’anno dedicata in forma esclusiva all’horror contemporaneo. In verità c’è da dire che a definire “horror” un’opera come quella partorita da Rob Stefaniuk (giunto alla seconda avventura alla regia di un lungometraggio e perfettamente a suo agio anche davanti alla macchina da presa, visto che qui interpreta con arguzia il ruolo del protagonista) si rischia di peccare di ingenuità: Suck, pur trattando di vampiri e concedendosi continue digressioni sul mostruoso, è una sgangherata e divertente commedia, rianimata dalla sottoveste dark e dall’utilizzo di una tonalità a metà tra il grottesco e il naif proprio del cinema eighties statunitense che non può non conquistare anche lo spettatore più riottoso od ostile alla materia. La storia, che tratta di un’anonima band indie rock destinata a scalare la vetta della fama allorquando la bassista viene vampirizzata da un nosferatu centenario, è un divertito e sentito omaggio/beffa nei confronti dell’idolatria rock: vecchie glorie incartapecorite come Alice Cooper, Henry Rollins e (soprattutto) un monumentale Iggy Pop rappresentano il lasciapassare per un’incursione nei meandri del rock a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta che non ebbe paura di rompere con i cristallizzati miti del passato, sovvertendo le regole. Esattamente ciò che vorrebbero fare anche i vampiri di Suck, dionisiaci nemici della prassi in grado di conquistare il proprio pubblico con il puro magnetismo che sprigionano sul palco.

In una commedia divertita e godibile, ma che forse si concede qualche pausa di troppo e non sempre sembra in grado di mantenere un ritmo costante (per quanto non manchino momenti davvero degni di un culto, come lo scambio di battute che trovate in cima a questa recensione), a convincere davvero è la messa in scena. Stefaniuk si affida a trucchi, riprese (im)possibili, stranianti intermezzi animati, sovrimpressioni ai limiti del cattivo gusto, colori improbabili. E soprattutto dimostra di saper lavorare sul Mito, e non solo quello degli zannuti succhiasangue: le vere e proprio icone non sono qui i nipotini di Dracula, bensì i mostri sacri che infiammarono i cuori di tutti gli appassionati del rock (e nella bellissima colonna sonora, oltre ai pezzi originali composti per l’occasione, è possibile rintracciare Velvet Underground, Rolling Stones, Stooges, David Bowie e chi più ne ha più ne metta) e che, come i vampiri, vorremmo davvero immortali. O anche il grande Malcolm McDowell, che regala un’interpretazione imperdibile e che, con un vero e proprio colpo di mano, Stefaniuk ci regala nuovamente ragazzo, rimontando – con grande gusto – sequenze tratte da O Lucky Man di Lindsay Anderson. Perché, che esistano o meno nosferatu pronti a cibarsi del nostro sangue, è una volta di più l’arte a poter davvero donare l’immortalità e l’eterna giovinezza.

Info
Il trailer originale di Suck.
La scheda di Suck sul sito del TFF.
Il sito ufficiale di Suck.
Il canale youtube di Suck.
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