Nuits blanches sur la jetée

Nuits blanches sur la jetée

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Il nuovo film di Paul Vecchiali, Nuits blanches sur la jetée, è il canto notturno, dolce e dolente di un cinema d’altri tempi eppure allo stesso tempo moderno. In concorso a Locarno 2014.

La qualità della danza

Ogni sera un nottambulo passeggia sul molo del porto della città dove sta trascorrendo un anno sabbatico. Qui incontra una giovane donna che aspetta l’uomo della sua vita. Durante quattro notti, tanto reali quanto sognate, i due discorreranno della vita e a poco a poco lui si innamorerà di lei. Ma l’amante tanto atteso alla fine arriva… [sinossi]

Il potere del cinema è in mano agli ottantenni, ma nessuno sembra essersene davvero accorto. Nel 2014 lo testimoniano ulteriormente alcuni tra i colpi al cuore più persistenti e scioccanti, come Adieu au langage di Jean-Luc Godard, The Little House di Yoji Yamada, Kaguya-hime no monogatari di Isao Takahata, sempre in attesa del nuovo cortometraggio di Manoel de Oliveira, che sarà presentato a Venezia durante la Mostra. Rientra in questa cerchia di “grandi vecchi” (il termine vecchio è usato per abitudine, ma nulla sembra più distante e lontano dal cinema proposto dai registi sopracitati) anche Paul Vecchiali, ottantaquattrenne corso che la critica cinematografica italiana ha sempre platealmente snobbato, relegandone il ricordo a due o tre titoli (sicuramente Corpo a cuore, probabilmente Una donna per tutti e Encore); la realtà è che Vecchiali è un regista iper-produttivo, mai abbassatosi ad accettare i compromessi del sistema produttivo francese e tra i primi, per esempio, ad accettare la sfida del digitale, adattandone le caratteristiche al suo cinema spoglio, essenziale, mai nascosto dietro sovrastrutture di pensiero. Un’arte limpida, cristallina, tra le esperienze visive più ingiustamente misconosciute della contemporaneità.

Potrebbe servire in tal senso alla causa di una riscoperta dell’opera di Vecchiali Nuits blanches sur la jetée, l’ultima fatica presentata in concorso durante la sessantasettesima edizione del Festival Internazionale del Film di Locarno. Al di là che possa ambire o meno a riconoscimenti ufficiali (è apparso comunque l’unico serio candidato alla vittoria finale insieme all’immenso From What is Before di Lav Diaz e al Pedro Costa di Cavalo Dinheiro), Nuits blanches sur la jetée ha squarciato lo schermo del Kursaal, la sala locarnese adibita alle anteprime per la stampa, con il nitore di un’opera appassionata, commovente, semplice e stratificata allo stesso tempo.
Se tutto nasce, come evidenziato fin dal titolo, da reminiscenze dostoevskijane – e sotto molti punti di vista l’aderenza al testo è completa – Nuits blanches sur la jetée si articola attorno ai punti cardine della poetica di Vecchiali: la dispersione, l’amore come inevitabile deriva del naturale slancio romantico dell’uomo, la semplicità di una scena che non ha bisogno di abbellimenti, aggiustamenti e sporadiche ricchezze per esprimere tutta la propria potenza.

Girato nel luogo in cui Vecchiali ha oramai deciso di far traslocare il proprio cinema, Nuits blanches sur la jetée vive nell’interstizio quasi invisibile che divide realtà e sogno, ed è permeato di una essenza quasi vellutata, tattile eppure immateriale. In questo senso la straordinaria sequenza del ballo, prima a coppia e quindi in solitaria, in cui si lanciano Pascal Cervo e Astrid Adverbe, racchiude al proprio interno l’intero intrico umorale, artistico e sentimentale – nel senso più esteso del termine – di cui si compone il film. Un viaggio notturno, silenzioso e dialogato, destinato come ogni sogno a dissolversi all’alba, proprio quando l’idillio sembrava sul punto di poter esplodere una volta per tutte. In una vita diurna tristemente costretta a reiterare in eterno le medesime convenzioni, e che non può sfuggire al peso insopprimibile della società (il cinema di Vecchiali è sempre stato fieramente anarchico), il cinema rimane l’ancora di salvezza per sognare ancora. Quindi, quando tutto è già finito e i titoli di coda si stanno rincorrendo sullo schermo, a Pascal Cervo perduto con il suo sguardo sul molo, può ancora sovrapporsi l’immagine della Adverbe che danza, per lui e per tutti noi.

Info
Nuits blanches sur la jetée sul sito del Festival di Locarno.
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