Mantrap

Mantrap

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Geniale commedia che già individua le tipologie classiche del genere screwball di là da venire – dal burbero misogino alla ragazza di facili costumi -, Mantrap è un film del 1926 diretto da Victor Fleming che reclama fortemente il suo diritto ad essere sonoro. Alla 34esima edizione delle Giornate del Cinema Muto.

In trappola!

Un avvocato divorzista newyorchese non ne può più della compagnia femminile e viene convinto da un amico a trasferirsi per un po’ in campagna, a Mantrap, per riposare i suoi nervi. Ma qui troverà una ragazza che ha avventatamente sposato un uomo del luogo e che vuole fare di tutto per tornarsene in città. [sinossi]

Pensare che Victor Fleming sia entrato a far parte della storia del cinema per via di due film come Via col vento e Il mago di Oz, due esempi classici tra l’altro – in particolare il primo – dello strapotere del ruolo del produttore a Hollywood, è veramente riduttivo per un cineasta che meriterebbe invece di rientrare a pieno titolo tra i grandi nomi della commedia americana. E la riscoperta della filmografia anni Venti di Fleming la dobbiamo alla 34esima edizione delle Giornate del Cinema Muto che al regista ha dedicato un focus, proiettando film quali Quando le nuvole volano via e The Mollycoddle.
Ma – tra tutti – Mantrap ci pare ancora più significativo, quantomeno dal punto di vista storico, perché pone in luce almeno due aspetti che saranno centrali nella screwball comedy degli anni Trenta: da un lato le tipologie umane messe in scena, che di lì a breve diventeranno canoniche, dall’altro un gioco verbale – di cui c’è traccia ovviamente nelle didascalie, trattandosi pur sempre di un film muto – che richiede “a gran voce” la necessità del sonoro.

L’avvocato divorzista newyorchese Ralph – interpretato dal dimenticato attore inglese Percy Marmont – che decide di rifugiarsi in campagna, a Mantrap per l’appunto, incarna in sé già gran parte delle caratteristiche che saranno tipiche ad esempio di Clark Gable in Accadde una notte o di Cary Grant in Susanna! o ancora di James Stewart in una qualsiasi delle sue commedie anni Trenta: è burbero, misantropo, non sopporta la compagnia femminile e si sente intimamente superiore a qualsiasi tipo di richiamo proveniente dall’altro sesso.
Ma a Mantrap, Ralph si incontrerà/scontrerà con Alverna, una giovane ragazza che si è appena sposata con il proprietario di un emporio locale e che, già pentita, vuole far di tutto perché l’avvocato si innamori di lei, in modo da potersene tornare in città. E Alverna – interpretata da una magnifica Clara Bow – incarna anch’essa la tipologia che diverrà il canone della commedia americana sonora: è imprevedibile e capricciosa come Katharine Hepburn in Susanna!, è provocante e seduttiva come Marilyn Monroe in Quando la moglie va in vacanza, è viziosa e sarcastica come Jean Harlow, e in più ha anche un elemento aggiuntivo di ambiguità che è dato proprio dall’aspetto di Clara Bow, con i capelli corti e l’aria da maschietto, tipicamente lesbico. Dunque Alverna è il prototipo della donna esplosiva e sensualissima, estremamente pericolosa e anche a tratti oscuramente inquietante, che, grazie al cinema hollywoodiano, farà impazzire per decenni gli spettatori di tutto il mondo. E c’è da aggiungere anche che persino la figura del marito tontolone di Alverna diventerà a breve un topos del cinema americano, quello dell’uomo buono, forte e fesso, costantemente ingannato da tutti. Una tipo comico che troviamo ancora oggi, per esempio nel cinema dei Farrelly.

Ma, a queste connotazioni davvero seminali di Mantrap, se ne può aggiungere un’altra: vale a dire che il film è pieno di gag verbali, con addirittura un balbettio ripetuto e diviso in due differenti didascalie (per lavorare ancora meglio sulle attese spettatoriali) o con alcuni momenti in cui si riconosce esattamente il labiale degli attori (quando, ad esempio, i due uomini zittiscono in coro la donna dicendole “shut up”). Ecco che allora ci pare evidente come, a Mantrap, per poter essere perfetto manchi la parola. È un film che – del resto siamo nel 1926, al tempo delle prime sperimentazioni sonore – reclama il suo diritto ad essere parlato. Ed è quindi un titolo che anticipa anche il successivo successo mondiale di Hollywood che, proprio grazie alla parola, riuscirà a sbaragliare il cinema europeo. Mantrap, trappola, tranello per un uomo, ma anche chiave di volta del cinema che verrà.

Info
Il sito delle Giornate del Cinema Muto.

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