Ella Maillart – Double Journey

Ella Maillart – Double Journey

di ,

Chi era nel 1939 Ella Maillart, in fuga dal nazismo e dall’aria di guerra? cercano di raccontarlo Antonio Bigini e Mariann Lewinsky, in un mediometraggio presentato a Cinema Svizzero a Venezia.

Fuggire dall’Europa

Estate 1939. In fuga da un’ Europa dilaniata dall’incubo nazista e ormai prossima alla Seconda Guerra Mondiale, l’esploratrice e fotografa Ella Maillart e la scrittrice Annemarie Schwarzenbach partono da Ginevra verso il Kafiristan per quello che sarà uno dei viaggi più celebri del Novecento. Le due donne, intellettuali e ribelli, vanno alla ricerca dell’esotico per allontanarsi il più possibile da un mondo politicamente allo sbando e da vincoli sociali antiquati e soffocanti. [sinossi]

Ella Maillart, chi era costei? Passata alla storia dell’arte come scrittrice di viaggio e fotografa, la Maillart fu anche una sportiva provetta, capace di salpare a vela alla volta della Corsica ad appena vent’anni accompagnata solo dall’amica del cuore Hermine de Saussure e di partecipare alle Olimpiadi parigine del 1924 difendendo i colori svizzeri nelle gare di vela; eccellente hockeista – sia sul ghiaccio che su prato – Ella Maillart rappresenta meglio di qualsiasi metafora la spropositata voglia di vivere e di viaggiare di una gioventù europea costretta invece a confrontarsi, nell’arco di appena un ventennio, con i fuochi atroci della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Trascorso il primo conflitto bellico rinchiusa in casa, a divorare appena adolescente un libro dopo l’altro, la Maillart fuggì dall’aria di guerra che imperversava in Europa dopo l’ascesa al potere di Adolf Hitler, imbarcandosi in un viaggio verso est, in compagnia dell’amata Annemarie Schwarzenbach, che prevedeva partenza in automobile da Ginevra e arrivo a Kabul, nel cuore di quell’Afghanistan sorretto dal giovane re Mohammed Zahir Shah che, proprio come la natia svizzera, era neutrale al conflitto mondiale.
Il viaggio doveva essere l’occasione anche per aiutare la Schwarzenbach a liberarsi dalla propria dipendenza alla morfina.

Parte da questo assunto Ella Maillart – Double Journey affascinante documentario sulla breve distanza diretto dalla svizzera Mariann Lewinsky insieme all’italiano Antonio Bigini, presentato alla quinta edizione di Cinema Svizzero a Venezia dopo aver ricevuto il plauso della critica e degli addetti ai lavori nel 2015 a Visions du réel; come informano anche i titoli di testa, Ella Maillart – Double Journey si sviluppa partendo dalla ricca eredità lasciata dalla Maillart al momento della sua morte, nel 1997. In un processo di assemblamento dei vari documenti depositati alla biblioteca di Ginevra, al Musée de l’Elysée e alla Cineteca Svizzera, Bigini e Lewinsky hanno ricostruito il viaggio in Afghanistan, proseguito poi in solitaria dalla Maillart fino all’India, all’epoca dei fatti ancora sotto il dominio britannico; la Schwarzenbach invece tornò in Europa per morire, appena trentaquattrenne, in seguito a una brutta caduta dalla bicicletta. Proprio da un interrogativo sulla consapevolezza o meno di dover morire prima del tempo della Schwarzenbach parte il diario interiore della Maillart, ricostruito attraverso i suoi vari scritti (dalle lettere alla madre fino alla stesura di quel La Voie cruelle, Deux femmes, une Ford vers l’Afghanistan che pubblicherà nel 1947 e rimarrà il suo testo più celebre) e le immagini e le fotografie dell’epoca.
In un percorso intimo e universale, Ella Maillart – Double Journey diventa anche un’elegia dell’immagine come testimone muto ed eterno di un istante, grazie al quale anche l’effimero può venire incastonato nel tempo; senza raggiungere le vette teoriche di Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi, Lewinsky e Bigini portano a termine un’operazione affascinante e coraggiosa, che dà voce e sguardo a qualcosa che si era perduto, disperso nel cuore di un’epoca troppo veloce e fagocitante.

Tra un villaggio curdo, un dromedario che fissa lo sguardo nella cinepresa della Maillart e le popolazioni nomadi che si spostano da una zona desertica all’altra, Ella Maillart – Double Journey cerca e trova il senso di un desiderio alla scoperta e allo stupore impossibile da soffocare e che rappresenta al meglio l’indole della scrittrice nativa di Ginevra. È la voce di Irène Jacob a dare suono alle parole vergate dalla Maillart, e a fare da accompagnamento a uno stuolo di immagini inevitabilmente mute. In un tracciato breve ma stratificato, Lewinsky e Bigini riescono a racchiudere non solo il resoconto di un’esperienza umana e di vita, ma anche il disperato desiderio inappagato – inappagabile? – verso un mondo in grado di far dialogare le culture più disparate, alla ricerca di quel filo rosso che dovrebbe collegare l’umanità.
Ne viene fuori un lavoro utopico e commovente, atto d’amore e vita, sempre in movimento: il titolo originale de La Voie cruelle doveva essere Double voyage, ma la Maillart lo cambiò dopo aver ricevuto la notizia della morte della Schwarzenbach…

Info
Il trailer di Ella Maillart – Double Journey.
  • ella-maillart-double-journey-2015-mariann-lewinsky-antonio-bigini-01.jpg

Articoli correlati

Array
  • Festival

    cinema-svizzero-a-venezia-2016Cinema Svizzero a Venezia 2016

    In programma dal 3 all'8 marzo la rassegna Cinema Svizzero a Venezia 2016, curata da Massimiliano Maltoni e organizzata dal Consolato Svizzero. Un'occasione per aprire gli occhi sulla produzione di una nazione così vicina, eppure sconosciuta.
  • Notizie

    Cinema Svizzero a Venezia 2016 – Presentazione

    Dal 3 all'8 marzo prenderà vita la quinta edizione della rassegna curata da Massimiliano Maltoni e organizzata dal Consolato Svizzero. Un'occasione per aprire gli occhi sulla produzione di una nazione così vicina, eppure sconosciuta.
  • Trieste 2016

    Intervista a Irène Jacob

    Protagonista di La doppia vita di Veronica e di Film rosso, Irène Jacob per l’occasione dell’omaggio dedicato a Krzyszstof Kieślowski è stata ospite della 27esima edizione del Trieste Film Festival, quando le è stato consegnato anche il premio Eastern Star 2016.
  • Archivio

    Un’ora sola ti vorrei

    di Un'ora sola ti vorrei, il folgorante documentario che ha fatto conoscere al mondo cinefilo il nome di Alina Marazzi.